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Jesus Christ Superstar accende il teatro Colosseo

Jesus Christ Superstar accende il teatro Colosseo

24 novembre 2014

Torino. Grande successo teatrale per il musical con il Gesù “originale” Ted Neeley. Musica, danza, luce e un mix di talenti per vent’anni di successo

Quattro celeberrime note di chitarra elettrica che improvvisamente ipnotizzano il pubblico. Così è iniziata la prima torinese del musical Jesus Christ Superstar, andata in scena martedì 18 novembre al teatro Colosseo. A vent’anni dalla prima italiana assoluta della rock opera del 1970, Massimo Romeo Piparo ha realizzato un nuovo allestimento degno delle migliori aspettative. Prima tra tutte le partecipazione di Ted Neeley nel ruolo di Gesù, parte da lui interpretata nel film nel 1973. Settantun’anni nascosti sotto una tunica bianca: voce incredibile (in quarant’anni i suoi acuti non sono cambiati di una virgola), interpretazione da oscar e presenza magnetica. Il pubblico gli dedicata una vera e propria ovazione dopo il brano “Gethsemane” e l’orchestra, rigorosamente dal vivo, attende la fine dell’applauso per attaccare il pezzo successivo, le tempistiche di scena che saltano di fronte ad un talento ineguagliabile.
Dopo la conferma di Neeley si nota immediatamente la vera rivelazione dello spettacolo. A dieci anni di distanza dalla morte dell’indimenticabile Carl Anderson, un Giuda nero torna protagonista di JCS: Feisal Bonciani, fiorentino dalla pelle caffelatte, ventiquattro anni appena ma un talento strabordante. Voce straordinariamente matura, movenze da veterano, uno spessore artistico che regge magistralmente il confronto con il passato. Il pubblico lo segue ammirato sin dal primo brano “Heaven on their minds” fino alla drammatica scena del suicidio. Al rientro finale dal foyer, cantando “Superstar”, Bonciani attraversa la platea tra scrosci di applausi.
Notevoli anche le interpretazioni dei sommi sacerdoti Caifa (Francesco Mastroianni) e Hannas (Paride Acacia), un celebre duetto incentrato sulla fusione di una profondissima voce di basso e di un tenore che sfora nelle tonalità femminili con le note più alte. Interessanti anche le figure: Caifa è un omone altissimo con una voce bassissima, Anna un omino che produce note altissime.
Simone – Pietro (Riccardo Sinisi) risulta quasi nascosto dalle altre figure così carismatiche, ma al pubblico attento non sfugge il suo fisico atletico (che gli permette di cantare e ballare insieme e apparentemente senza la minima fatica) e la sua voce perfettamente sul confine tra canto e recitazione. Il suo pezzo forte è stato sicuramente “Could we start again please?” eseguito in duetto con Maria Maddalena (Gloria Miele). Da quest’ultima forse ci si poteva aspettare una recitazione più intensa: l’esecuzione canora è perfetta, ma non emerge il dramma di una donna che vede il suo maestro arrestato, flagellato, crocifisso e tradito dagli amici. Il conflitto interiore esplode invece in Ponzio Pilato (Emiliano Geppetti), voce decisa e allo stesso tempo combattuta tra il grido della folla e l’innocenza di Gesù; d’effetto l’acqua in cui si lava le mani che diventa rosso sangue al suo tocco. Riuscitissima anche l’interpretazione di Erode (Salvador Axel Torrisi), a metà tra il ricco viziato, il burlone e l’incapace.
Il coro – corpo di ballo mostra, oltre alla bravura, un’incredibile versatilità: folla acclamante, folla inferocita contro Gesù, suggestivo gruppo di apostoli, spietata classe sacerdotale, drammatica schiera di lebbrosi. Due scene in particolare creano lo spettacolo nello spettacolo. Il tempio, trasformato da casa di preghiera in luogo di perdizione, ospita mangiafuoco, trampolieri, acrobati e una bravissima ballerina di pal dance. La corte di Erode porta addirittura in scena la commedia dell’arte: Arlecchino, Pulcinella, Colombina e Badalone saltellano accanto a Pinocchio, Pierino e ad un re a metà tra Mida e un lottatore di sumo. Durante la flagellazione un gigantesco schermo “spara” 39 immagini con scene che, oltre alla carne di Gesù, lacerano l’umanità: Auschwitz, il Vietnam, Gandhi, Martin Luter King e Malcolm X, Falcone e Borsellino, le torri gemelle, le bare di Nassiriya, le scarpe rosse simbolo del femminicidio. Drammi che non lascerebbero spazio nemmeno all’applauso, ma che lanciano un ultimo segnale di speranza con un bambino con la kippah che abbraccia un bambino con la kefiah.
Ottima l’idea di un palco a scalinata con una porzione girevole. Peccato per gli effetti luminosi che non funzionano bene e costringono i tecnici a infruttuosi tentativi di riparazione durante il lungo intervallo (più di 20 minuti). Ma è il bello della prima, a cui seguiranno sicuramente altri successi, grazie a tutto il cast di attori – ballerini – cantanti e all’orchestra, senza dimenticare regista, coreografo, costumisti e scenografi.

Miriam Paschetta

Jesus_Christ_Superstar - Copia

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