24 Luglio 2013
Il pellegrinaggio non passa di moda

A piedi al santuario diocesano
Val Noce, Pianura, Val Chisone sono le zone di provenienza dei più di 50 pellegrini e pellegrine che sabato 13 luglio hanno onorato questo bel pellegrinaggio che si effettua “pedibus calcantibus” per raggiungere il Santuario di Maria Madre della Divina Grazia in San Maurizio a Pinerolo.
Tre gruppi di persone motivate nella fede, disposte a percorrere dai dieci ai tredici chilometri di buon cammino per pregare, stare insieme e fare amicizia, condividere il bel traguardo di fare visita a Maria Madre di Gesù e, sotto il suo amorevole sguardo materno, celebrare il mistero eucaristico come suo Figlio ci ha chiesto.
Il vescovo, monsignor Piergiorgio Debernardi, è partito con i valligiani di Villar Perosa dalla locale chiesa di San Pietro in Vincoli e con loro ha attraversato il colle di Pra Martino per scendere poi difilato a San Pietro Val Lemina dove i gruppi si sono incontrati. Alle 12,30, dopo i gioiosi saluti “incrociati”, il salone dell’oratorio ha accolti i pellegrini accaldati, assetati e affamati ma dopo un’ora e mezza tutto era passato. Alcuni hanno fatto un po’ di siesta, altri hanno formato allegri capannelli, altri ancora (i più volenterosi) hanno smontato i tavoli e le panche per riordinare il salone concesso dal parroco.
La preghiera dei Vespri ha segnato l’inizio dell’ultima parte della giornata. Dopo il fresco della chiesa parrocchiale gli ultimi tre scarsi chilometri del cammino.
Ancora una piccola sosta per la recita del Salmo 121 alla fresca fontana di via della Cittadella e poi, attesi da diversi amici e compaesani, l’arrivo sotto la gradevole ombra degli alberi del piazzale di San Maurizio.
Alle 16 la messa in santuario ha suggellato la giornata assieme. Il vescovo, commentando il racconto del buon Samaritano, ha spronato i presenti a essere sempre di più “prossimo” verso chi ha difficoltà di ogni tipo, nello spirito e nel corpo, in tempi non facili e in un mondo molte volte incapace di dialogo.
Marius
Una testimonianza villarese
Da alcuni anni partecipo al pellegrinaggio proposto ed organizzato dalla nostra diocesi che unisce le valli Chisone, Germanasca e Val Noce.
Da ogni parrocchia partono persone che come me, amano camminare, a volte da sole, spesso in buona compagnia, ma sempre con l’intento di percorrere “momenti di vita” significativi.
La partenza che è sempre accompagnata da una breve preghiera; questo è il momento che serve ad ognuno di noi a mettere a fuoco davanti a Dio il desiderio che ci muove ad intraprendere il pellegrinaggio: un desiderio che il Signore accoglie certamente.
Sempre, quando effettuo una camminata più o meno dura, mi ritorna alla mente il Salmo 121 «Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto cielo e terra …», in questo modo mi preparo al cammino che in questo caso assume un carattere ancora più alto come è il pellegrinaggio: riscoprendo la capacità di rialzare la testa, anche dinanzi a situazioni difficili e ad ostacoli apparentemente insormontabili.
Altro elemento fondamentale nel cammino è la fatica. Mettersi in cammino è faticoso ed è faticoso portare avanti il cammino; esige uno sforzo nel quale si ritrovano, da una il mistero cristiano, così intensamente collegato al cammino, e dall’altra parte, l’esperienza dell’aiuto: «Da dove mi verrà l’aiuto?», grida il salmista. E trova il Signore ad aiutarlo, a sostenerlo, a custodirlo e proteggerlo sulla via del pellegrinaggio.
Il silenzio e la solitudine sono condizioni importanti anche se si cammina in gruppo. Questi due elementi ci preparano all’incontro con Dio.
Ma la solitudine non può prescindere da un’esperienza di comunione. Nella vita cristiana è sempre così: la vera solitudine, che è comunione con il Signore, prepara e rafforza la comunione con i fratelli. Lungo il cammino, riscopriamo in modo autentico la comunione, impregnata di gesti quali la condivisione, l’amicizia e la solidarietà.
Un altro elemento del cammino, infatti, è il non avere fretta. E questo aspetto acquista una speciale valenza in un mondo in cui siamo abituati ad avere tutto e subito. Il cammino del pellegrinaggio educa all’attesa e deve valorizzare l’attesa.
Il pellegrinaggio si conclude con una sensazione di gioia alla vista della chiesa di San Maurizio: «Quale gioia quando mi dissero andremo alla casa del Signore», canta il salmista nei versi nel Salmo 122.
Questa gioia ci accompagna per tutto il cammino sino alla soglia del Santuario.
Una pellegrina villarese
Al Santuario di Notre Dame du Laus
Un gruppo di pellegrini, pinerolesi e non solo, ha partecipato ad un intenso fine settimana (6/7 luglio) di preghiera con il 3° pellegrinaggio degli italiani al Santuario di Notre Dame du Laus. Organizzazione del C.I.T.S. (Centro Italiano Turismo Sociale) in collaborazione con la Diocesi di Pinerolo e la partecipazione del vescovo Pier Giorgio Debernardi, che ha presieduto tutte le funzioni nella Basilica: dalle concelebrazioni delle messe con Père René Combal alla Catechesi “Camminare nella fede con Maria”; dai Vespri solenni e lodi in bilingue alla Processione e Fiaccolata. I canti erano coordinati dalle suore del Sacro Cuore di Montmartre con l’infaticabile Soeur Marie Céline.
Il Santuario situato nelle Alpi del Sud deve la sua origine alle apparizioni della Vergine Maria a un umile pastorella, Benoîte Rencurel, nel periodo compreso tra gli anni 1664-1718. Tutti i partecipanti, al termine del Pellegrinaggio, si sono mostrati molto soddisfatti, sia per l’esperienza comunitaria della preghiera, sia per il luogo di altissima spiritualità. Il prossimo appuntamento, da non mancare, è l’annuale Pellegrinaggio del territorio pinerolese ad Oropa in calendario giovedì 8 agosto.
Gi.Be.
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