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Giovani sempre più poveri

Giovani sempre più poveri

Difficile la situazione dei Millenials (la generazione nata tra il 1980 e il 2000) secondo il Censis che pubblica il suo 50esimo rapporto sulla situazione sociale del Paese. Sembra appunto che i più giovani si trovino davanti ad un vero e proprio ko economico. A questa notizia già piuttosto cupa si aggiungono altri tre fattori che rendono il quadro davvero inquietante: il boom di voucher nel mercato del lavoro, una nuova era dell’economia sommersa e crollo della natalità.
L’aspetto più problematico riguarda però i ragazzi. Infatti per la prima volta nella storia i giovani sotto i 35 anni saranno più poveri dei loro padri, dei loro nonni ma anche dei coetanei di 25 anni fa. Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%. Secondo il Censis, nel confronto con venticinque anni fa i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora che invece avevano un reddito del 5,9% rispetto alla media della popolazione di allora, mentre per gli over 65 anni è aumentato del 24,3%. La ricchezza degli attuali Millennials è quindi inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell’84,7%.
Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo, perché venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%).
Sul fronte lavoro, il boom dei voucher secondo il Censis «è il segnale che la forte domanda di flessibilità e l’abbattimento dei costi stanno guidando un segmento esteso e crescente di datori di lavoro, alimentando l’area delle professioni non qualificate e del mercato dei “lavoretti”, imprigionando uno strato crescente dell’occupazione (soprattutto giovanile) nel limbo del lavoro “quasi-regolare”». Sottolineano poi che «Non a caso, la nuova occupazione creata è associata a una bassa crescita economica».
L’Italia sta vivendo quindi una «prolungata e infeconda sospensione, dove le manovre pensate in affannata successione non hanno portato i risultati attesi». In questo contesto, secondo il rapporto del Censis, è nata una “seconda era del sommerso”, che punta al risparmio e alla «ricerca di più redditi». Chi però dei giovani riesce a raggiungere questi redditi maggiori non pensa, come era negli anni Settanta, a reinvestirli per una crescita economica, quanto piuttosto a tenerli come “salvagente” per casi di necessità. La visione del futuro che ne deriva nei giovani è quella di un’angoscia esistenziale e di una continua incertezza, oltre ad una concreta e reale difficoltà a creare un’indipendenza economica che gli consenta con serenità di abbandonare la famiglia d’origine per crearsene una propria.

 

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