L’ANPI di Cumiana festeggia l’arresto di Mussolini con una “pastasciutta antifascista” mercoledì 13 luglio alle ore 20 al centro sportivo di Cumiana.

Mercoledì 13 luglio alle ore 20 la sezione ANPI di Cumiana presso il centro sportivo di Cumiana propone la pastasciutta antifascista.

 

Un pranzo per festeggiare l’arresto di Mussolini

I fratelli  Cervi nella piazza di Campegine in provincia di Reggio Emilia il 25 luglio del 1943 hanno celebrato la destituzione e l’arresto di Mussolini  offrendo il pasto a tutto il paese, per festeggiare quella che sembrava la fine del regime che invece – ma lo si capì solo dopo – era l’alba della feroce occupazione nazifascista. Di lì a cinque mesi, avrebbero perso la vita, fucilati dai fascisti, tutti e sette i figli di Alcide Cervi, che avevano tra i 23 e i 42 anni, esposti alle rappresaglie delle camicie nere anche per colpa di quella pastasciutta, più potente di un manifesto politico. Dopo l’arresto di Benito Mussolini, il 25 luglio, sono oltre cento le città in tutta Italia, più due in Lussemburgo e in North Carolina, si celebra l’antifascismo mangiando la pastasciutta in bianco.

 

 

La testimonianza di Alcide Cervi

A raccontare quella prima pasta antifascista, condita con burro e formaggio, è stato lo stesso Alcide Cervi nel suo libro, pubblicato nel 1955 e tradotto in 9 Paesi, “I miei sette figli”.

“Il 25 luglio eravamo sui campi e non avevamo sentito la radio. Vengono degli amici e ci dicono che il fascismo è caduto, che Mussolini è in galera. È festa per tutti” scrive papà Cervi. Ed è Aldo, il terzogenito, che gli fa la proposta. “Papà, offriamo una pastasciutta a tutto il paese”. Alcide accetta. “Facciamo vari quintali di pastasciutta insieme alle altre famiglie. Le donne si mobilitano nelle case intorno alle caldaie, c’è un grande assaggiare la cottura, e il bollore suonava come una sinfonia. Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore. Guardavo i miei ragazzi che saltavano e baciavano le putele (ragazze, ndr), e dicevo: – beati loro, sono giovani e vivranno in democrazia, vedranno lo Stato del popolo. Io sono vecchio e per me questa è l’ultima domenica”, si legge.

 

La fine dei sette fratelli Cervi

E invece, cinque mesi dopo, i fascisti tortureranno e fucileranno tutti e sette i suoi figli nel poligono di Reggio Emilia, lasciando il vecchio padre con 11 nipoti da sfamare, 4 vedove inconsolabili e una moglie piegata dal dolore, che nel 1944 non resisterà e morirà di crepacuore, mentre Alcide vivrà fino a 95 anni.

 

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Prezzo 6 euro a persona e il resto si porta a casa.

GRAZIELLA LUTTATI