Skip to Main Content

Senza categoria  

Cristiani e musulmani oltre i pregiudizi

Cristiani e musulmani oltre i pregiudizi

10 novembre 2014

Presso il monastero della Visitazione un corso di lingua e civiltà araba per i figli degli immigrati.
Abderramane Amajou: «Dobbiamo superare la chiusura delle nostre culture, e rigettare qualsiasi tentativo da parte di alcuni esaltati che si arrogano il diritto di usare il nome di Dio per giustificare atti di violenza verso gli innocenti»

Il 27 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata del Dialogo Islamo-Cristiano. Nella nostra Diocesi da tempo opera una Commissione specifica che, per espressa volontà del nostro Vescovo, ha intrapreso una serie di rapporti che via via si vanno intensificando. Ricordiamo, tra l’altro, l’incontro, qui a Pinerolo, il 16 novembre 2013 col titolo “Fede e Migrazioni” che ha visto, tra gli altri, i qualificati interventi di Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e del marocchino Abderramane Amajou, membro della commissione parlamentare per il Dialogo tra le Religioni. Il dialogo e la collaborazione hanno portato anche alla realizzazione di un corso di lingua e civiltà araba destinato ai figli degli immigrati. Le lezioni – che si stanno avviando in questi giorni – sono tenute presso la Casa delle Suore della Visitazione che, con generosa disponibilità, si sono adoperate per offrire una sede adeguata.
In momenti come questi, attraversati da forti tensioni, è necessario moltiplicare gli sforzi per consolidare un positivo rapporto tra le Comunità dei Credenti. In questa prospettiva, si sono sviluppate le manifestazioni di consenso alle iniziative della Commissione diocesana che, però, è necessario consolidare attraverso il contributo di ogni fedele. Tra i diversi contributi, è giunta questa riflessione di Abderramane Amajou, di fede islamica.
«Viviamo in un momento storico in cui tutti i credenti sono chiamati a coniugare nell’impegno quotidiano la comune fede nel Dio unico, Fede che si concretizza nell’amore e nella misericordia verso il prossimo.
Soprattutto in momenti così tristi e cupi dobbiamo dare speranza e luce alle persone che sono attorno a noi perché, come fedeli, abbiamo un messaggio importante che deve essere condiviso con i fratelli.
La Giornata del Dialogo cristiano-islamico che si celebra il 27 di ottobre di ogni anno, deve essere considerata come un momento forte del dialogo inter religioso durante il quale si “ricaricano le batterie” per riprendere con rinnovato vigore il cammino intrapreso.
Ogni giorno sentiamo parlare di atti ed eventi che rattristano il nostro cuore, ogni giorno siamo bombardati da un’informazione che preoccupa e allarma.
Nel mondo dell’informatica e della comunicazione veloce, non esistono più confini e non ci sono più distanze; ciò che succede a 10 mila chilometri è come se succedesse al piano di sotto del nostro condominio. Realtà pur lontane geograficamente diventano vicinissime ed interpellano le nostre coscienze: proprio per questo dobbiamo rafforzare la nostra fratellanza ed alimentare la reciproca conoscenza.
In questo periodo si sente parlare sempre più di frequente di fatti che non avremmo creduto si potessero verificare nei nostri tempi e che, con la loro inaudita crudeltà, alimentano un nascente sentimento di islamofobia.
Molti musulmani sono assai preoccupati per quanto avviene in Medio Oriente, e la ripugnanza che si prova nel vedere immagini come quelle che hanno fatto il giro del mondo, pur condivisa dalla generalità dei Mussulmani, si ritorce contro i musulmani stessi in Europa, quasi come se essi fossero corresponsabili di questi atti criminali, come se l’essere musulmano volesse dire essere automaticamente complici di questi comportamenti disumani e contrari alla fede.
I Musulmani più anziani in Italia assieme ai giovani, molti dei quali già nati in questo paese, hanno gridato con forza contro questi crimini ed hanno manifestato in diverse parti della nazione; varie associazioni islamiche hanno pubblicato sui loro siti lettere aperte per esprimere lo sdegno.
Ma non lo hanno fatto per calcolo opportunistico o perché spinti dall’opinione pubblica che chiedeva una dissociazione (anche se il dissociarsi presuppone un essersi associati prima…!), ma perché lo chiede Dio e gli insegnamenti del profeta Muhammad «…quando assistite a una brutta azione cercate di cambiarla con le vostre mani, quando non potete con le vostre mani, fatelo con la lingua, se non riuscite nemmeno con la lingua a quel punto fatelo nel vostro cuore e dite: Allahumma inna hada munka (o Dio, questo è un male)».
Questo atteggiamento allena il cuore del musulmano a non abituarsi alle atrocità, a non abituarsi a vedere i morti come numeri, abitua il musulmano a dare valore a ogni vita perché tutte sono uguali davanti a Dio, al quale spetta il giudizio: questo è un atteggiamento che lascia il cuore aperto agli altri, non lo indurisce.
Molti musulmani hanno organizzato manifestazioni di piazza aperte alla società civile ed ai fratelli che seguono altri percorsi di fede, gli uni accanto agli altri perché per andare avanti bisogna imparare a camminare insieme.
Sono questi atti di pace che generano in noi tutti una nuova energia e ci confermano nella convinzione che il dialogo è una modalità essenziale per vivere coerentemente la fede.
Sono ormai anni che si è generata una sincera amicizia tra musulmani e cristiani in Italia, amicizia che deve continuare a crescere, che va pubblicizzata, condivisa, arricchita dalle diverse esperienze realizzate.
Dobbiamo superare la chiusura delle nostre culture, e rigettare qualsiasi tentativo da parte di alcuni esaltati che si arrogano il diritto di usare il nome di Dio per giustificare atti di violenza verso gli innocenti: nessuno può permettersi di commettere -ieri come oggi, cristiano o mussulmano – crimini in nome di Dio! Abbiamo, come fedeli, il compito di proclamare, orientati dall’amore verso il prossimo, che Dio è Pace. Uniti, con una sola voce!»
Coronano queste parole i versetti della della Prima Lettera di Giovanni (2, 9-11): «Chi pretende di essere nella luce ed odia suo fratello è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello rimane nella luce, non corre pericolo di inciampare. Chi odia suo fratello vive nelle tenebre e cammina nel buio. Non sa in che direzione va, perché il buio gli impedisce di vedere».

Giorgio d’Aleo

BUR_8069_copia

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *