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Salute  

Suor Edvige Bonansea racconta il dietro le quinte delle patologie psichiatriche

Suor Edvige Bonansea racconta il dietro le quinte delle patologie psichiatriche

Edvige Bonansea, suora della Congregazione di San Giuseppe, appena nominata direttrice temporanea della Caritas dicoesana, per parecchi anni ha lavorato come infermiera nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Agnelli di Pinerolo. La sua lunga esperienza le ha permesso di seguire l’evolversi delle cure e dell’approccio alla malattia mentale. Racconta che quando ha iniziato questo particolare servizio i pazienti psichiatrici erano già considerati come gli altri: «Erano quelli con “problemi alla testa” che si ripercuotono sul comportamento. Pazienti con una patologia come le altre, non si parlava più di ricoveri in manicomio».

I progressi della medicina in campo psichiatrico hanno fatto sì che le indagini fossero più approfondite e, in alcuni casi, si scoprisse che il comportamento anomalo del paziente non fosse riconducibile a una patologia mentale.

«Ricordo un caso – racconta Edvige – in cui il paziente dava segni di squilibrio ma, grazie a TAC e risonanze, si scoprì che aveva un tumore in che gli premeva in fronte».

Anche la farmacologia dedicata, i neurolettici, ha migliorato la propria qualità riducendo componenti che avevano effetti collaterali indesiderati, a volte molto dannosi anche dal punto di vista relazionale. Anche con una diagnosi precoce oggi più attenta, fin dall’infanzia, si possono ottenere dei buoni risultati.

Come per tutte le patologie, non si può generalizzare. Ogni paziente psichiatrico è una persona a sé con la sua storia e la sua famiglia.

Suor Edvige ricorda come alcuni pazienti, che erano in cura durante il periodo in cui lei ha lavorato nel reparto, siano riusciti a guarire. Ma non solo, sono diventati attivi come volontari per gli altri pazienti: «una grande soddisfazione!»

Molto importante, per la cura psichiatrica, sostiene Edvige, è quello di occupare il tempo dei pazienti con attività non superiori alle loro forze e capacità, creative e non banali, oppure passeggiate.

«Non mi è sembrata una buona idea collocare il nuovo reparto di psichiatria dell’Ospedale Agnelli al quarto piano. Certo ci sono le reti per evitare gesti estremi, ma sarebbe stato più opportuno localizzarlo a un piano terreno, anche per favorire le passeggiate. Però è più spazioso del precedente e lo spazio è fondamentale perché non si può mettere un paziente schizofrenico accanto ad uno depresso».

I ricoveri in reparto, il cosiddetto “repartino”, sono temporanei. I malati mentali vivono la loro quotidianità a casa con la loro famiglia. Edvige ha assistito un ragazzo che per la sua situazione famigliare ha compito un gesto estremo e, forse, in un altro contesto sarebbe potuto guarire. E riprende: «Spesso si sottovalutano queste patologie quando si intraprende la vita di coppia; si pensa che l’amore possa cancellarle ma poi nascono i problemi…».

A differenza dei casi psichiatrici che hanno crisi acute, a volte molto accentuate, i nevrotici, anche loro con problemi mentali, hanno comportamenti continui di ansia, fragilità di nervi e perenne insoddisfazione. «Anche per questi pazienti bisogna ricordare che la vita è fatta di quotidianità. Di “giorno per giorno”. Non è facile vivere con persone con problemi mentali: lo sanno bene le famiglie. La cura psichiatrica non è come quella chirurgica dove il problema, una volta individuato, viene asportato».

Cristina Menghini

 

 

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