4 Agosto 2021
Regione. Canalis e Peano (Pd): bisogna riattivare il tavolo sulla medicina di genere
«La medicina di genere non è un tema di nicchia, che interessa solo alle femministe», dichiarano la vice-segretaria del Pd Piemonte, Monica Canalis, e la responsabile sanità del Pd Piemonte, Maria Peano a seguito del Question Time discusso ieri – 3 agosto – in Consiglio Regionale.
Si tratta, insistono, di «un tema di portata storica, che intende riequilibrare il metodo con cui finora sono avvenute le sperimentazioni farmacologiche e le terapie mediche, tenendo nella dovuta considerazione le differenze biologiche tra il corpo maschile e quello femminile. Spiace pertanto che il Piemonte su questo fronte sia stato fermo per due anni, da quando si è insediata la Giunta Cirio, nonostante in Italia dal giugno 2019 sia attivo il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere, definito dal Ministero della Salute in attuazione della Legge 3/2018. Le Regioni hanno il compito di rendere operativo questo Piano, come sta facendo la Toscana e come aveva iniziato a fare la Giunta Chiamparino, costituendo, sin dal dicembre 2016, il Tavolo permanente sulla Medicina di genere, coordinato dalla Direzione sanità e dalla Direzione coesione sociale. Si trattava di un Tavolo inter-assessorile, in cui erano coinvolti anche la Commissione pari opportunità della Regione, gli Atenei, le associazioni femminili».
«Solo lo scorso 14 luglio – proseguono Canalis e Peano – la Giunta Cirio ha invitato ogni ASL a individuare un proprio referente per la medicina di genere, entro il 10 settembre. Un intervento tardivo, ma che riteniamo opportuno e che non mancheremo di monitorare, nella consapevolezza che se non si studiano anche le donne non potremo garantire un vero rigore scientifico alle ricerche, e se non si adattano le terapie alle situazioni specifiche delle donne si rischia di non garantire appropriatezza delle cure. Non è stata data alcuna risposta invece sull’intenzione di riconvocare il Tavolo regionale sulla medicina di genere e questo può essere interpretato come una mancanza di volontà di confronto col mondo scientifico ed associativo».
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