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Salute  

Malattia di Lyme, questa sconosciuta

Malattia di Lyme, questa sconosciuta

Le zecche sono un pericolo anche per l’uomo e sono sempre più diffuse con l’aumento delle temperature. Ce ne parla l’infettivologo Roberto Rostagno dell’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli.

 

 

Il problema, sempre più diffuso anche a causa dell’aumento delle temperature, sono le zecche. Tra le malattie che posso trasmettere c’è quella di Lyme. Ne abbiamo parlato con Roberto Rostagno, infettivologo di Pinasca, in servizio presso l’ospedale Sant’Andrea di Vercelli.

 

Che cosa è la malattia di Lyme?

È una malattia causata da un’infezione batterica (da parte di un microrganismo chiamato Borrelia) che si trasmette all’essere umano attraverso la puntura da parte di alcuni tipi di zecche del genere Ixodes, le cosiddette zecche dure, chiamate così perché hanno un piccolo scudo di consistenza tenace sul dorso.

Questo tipo di batterio è presente nelle zecche soprattutto in Europa centrale (Slovenia e Austria) ma è stato identificato un po’ in tutti i Paesi europei. Nel bacino del Mediterraneo e in Italia è un po’ meno diffuso per via delle estati abbastanza secche. Al di fuori dell’Europa la malattia è presente, ma le zecche e i batteri sono leggermente diversi.

In Italia, le Regioni maggiormente interessate sono il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige (Provincia autonoma di Trento), mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono sporadiche.

Questo tipo di zecche è presente prevalentemente a livello di boscaglie/foreste o lande arbustive. Può parassitare pecore, vacche, cani, cervi, cavalli o esseri umani. Quando sono allo stadio larvale possono parassitare piccoli mammiferi, uccelli, rettili o pipistrelli. Durante lo stadio successivo (ninfa) la zecca si posiziona a livello di arbusti o ramoscelli aspettando una preda che può essere l’uomo. Solitamente la trasmissione avviene allo stadio ninfale ed è prevalente a tarda primavera-inizio dell’estate.

Per trasmettere la malattia la zecca deve essere infetta e deve rimanere attaccata a lungo (cioè più di 24 ore).

 

Come si riconosce? Quasi sono i danni che provoca?

Il primo segno molto suggestivo può essere un arrossamento della pelle (a livello della puntura della zecca) che si estende abbastanza rapidamente fino a raggiungere un diametro superiore a 10 cm. Questo compare in genere nelle prime settimane dopo la puntura. In tal caso conviene rivolgersi al medico.

In alcuni casi, se non si riceve il trattamento, l’arrossamento descritto può comparire in altre zone del corpo e possono comparire dolori articolari o muscolari transitori.

Sempre in una minoranza dei casi può dare una forma tipo meningite e dei disturbi neurologici, dell’orecchio, dell’equilibrio o della vista (nelle prime 4-6 settimane). Raramente può dare problemi cardiaci.

L’infezione non trattata, tardivamente (dopo diversi mesi), può dare tumefazioni recidivanti delle grandi articolazioni, non dolenti. Qualche volta l’infezione cronica è stata associata a una sindrome tipo fibromialgia o affaticamento cronico ma è difficile stabilirne la causalità.

 

Ci sono delle cure? Se sì, quali?

L’infezione è curabile con degli antibiotici. Se una persona è stata in zone boschive o erbose in regioni dove è presente il batterio e ha il dubbio di poter aver contratto la malattia conviene che si rivolga al medico.

Chi ne è più facilmente soggetto? Perché?

Chi frequenta zone boschive o erbose, soprattutto senza indossare indumenti a maniche lunghe e calze. Dopo una passeggiata in un bosco se si è venuti a contatto con ramoscelli o arbusti converrebbe durante la doccia ispezionare le parti del corpo (in particolare ascelle e inguine) per la possibile presenza di zecche.

È trasmissibile da umano ad umano?

No, la trasmissione dipende esclusivamente dalla zecca e tipicamente si acquisisce nei boschi.

Ci sono misure preventive? C’è un vaccino?

La prevenzione primaria consiste nell’adottare misure cautelative nei confronti delle passeggiate boschive: abbigliamento adeguato, possibile evitamento delle zone a elevata prevalenza, identificazione e rimozione precoce della zecca.

Non esistono vaccini umani attualmente in commercio in Italia.

Cristina Menghini

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