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Salute  

Covid: a che punto siamo?

Covid: a che punto siamo?

Roberto Rostagno, originario di Dubbione di Pinasca, è medico infettivologo presso l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli. A lui abbiamo chiesto di aiutarci nell’interpretare la situazione della pandemia da Covid-19.

La cosiddetta Quarta ondata che stiamo vivendo in che cosa è diversa rispetto a quelle precedenti?

Rispetto alla prima ondata, quella del marzo 2020, non c’è paragone in termini di ricoverati. Il numero dei ricoveri è molto inferiore e ha un andamento graduale grazie soprattutto alla massiccia campagna di vaccinazioni e, in parte, alla mutazione del virus.

 

La variante Omicron è “meno cattiva”?

Il virus è sicuramente diventato più contagioso, come accade in tutte le pandemie, e possiamo dire che nelle persone regolarmente vaccinate le complicazioni ospedaliere sono molto basse. I casi seri di polmonite da coronavirus in queste persone sono rari, mentre nei ricoverati non vaccinati sono molto più numerose. Le persone non vaccinate, pur essendo percentualmente una minoranza, sono la maggioranza dei ricoverati e dei ricoverati in terapia intensiva (da noi a Vercelli in rianimazione in questo momento ci sono solo non vaccinati).

 

Che cosa si intende quando si parla di persone in regola con la vaccinazione?

Parliamo di persone che, oltre alle due dosi (o alla dose singola nel caso del vaccino Johnson&Johnson), abbiano ricevuto il cosiddetto “booster” non oltre i 120 giorni dalla seconda dose.

 

I bambini sono più colpiti dalla quarta ondata?

Essendo il virus più contagioso, anche nella popolazione pediatrica i casi positivi aumentano. Se nelle precedenti ondate i contagi erano più diffusi nella fascia adolescenziale (in cui i ragazzi normalmente trascorrono più tempo tra di loro, anche al di fuori della scuola).

 

Ma è consigliabile vaccinare i bambini?

Sì, senz’altro.

 

Perché?

Le conseguenze della malattia sono statisticamente più pericolose di quelle del vaccino. Per capirci possiamo fare un parallelo con il morbillo, che molti della mia generazione (quando non c’era il vaccino) hanno superato senza problemi, ma su grandi numeri i casi di complicazioni gravi dovute al morbillo sono enormemente più elevati rispetto alle rare complicazioni dovute al vaccino. Lo stesso vale per il Covid-19. Anche se il Covid nei più giovani dà delle complicazioni con minor frequenza rispetto all’adulto; la probabilità di avere una forma grave di infezione è di molto superiore rispetto a un eventuale effetto collaterale del vaccino.

 

E dell’obbligo vaccinale dai 50 anni in su, che ne pensa?

La fascia di età sopra i 50 anni è quella che in caso di contagio va incontro a conseguenze più pesanti, vaccinandole si riduce molto questo rischio con un doppio beneficio: da una parte i singoli si contagiano meno e se contagiati sono protetti nei confronti di una forma grave di malattia, allo stesso tempo si riduce il carico ospedaliero permettendo di curare meglio i malati non positivi al Covid. Inoltre…

 

Inoltre?

Aumentando la popolazione vaccinata – discorso che vale anche per i vaccini dei bambini – si riduce molto anche la circolazione del virus. Se infatti il vaccino non esclude del tutto (nessun vaccino lo fa!) la possibilità di essere contagiati, ne riduce la possibilità del 70% (mentre la protezione da una malattia severa è ancora più alta). E anche nelle persone contagiate il vaccino riduce sia la carica virale sia il numero di giorni in cui possono trasmettere il contagio.

 

Che cosa si può dire a chi è contrario al vaccino perché “non è abbastanza sperimentato”?

È vero che normalmente le procedure per l’approvazione di un vaccino possono richiedere diversi anni, mentre per questo virus lo sviluppo è avvenuto in circa dodici mesi. Ma eravamo in pandemia! Si può fare un parallelo con quanto avvenne negli anni ’80 durante l’epidemia di AIDS: vista l’elevata mortalità, non appena in fase sperimentale si evidenziava che un farmaco era in grado di aumentare la sopravvivenza senza eccessivi effetti collaterali erano le associazioni stesse dei malati che chiedevano alla FDA (ndr l’autorità che approva i farmaci negli USA) di accelerare i tempi di approvazione del farmaco, proprio perché di fronte alla morte di molte persone non si può aspettare che vengano espletate le lungaggini burocratiche.

 

Si possono fare delle previsioni sull’evoluzione della pandemia?

Certezze non se ne possono avere, ma la mia opinione è che in tempi che possono variare da pochi mesi (speriamo) a più di un anno si formerà nella popolazione una sorta di immunità dovuta ai vaccini o all’infezione con un virus diventato meno pericoloso (al momento lo è per i vaccinati). Da pandemico il Covid diventerà endemico: la speranza è che a doversi vaccinare, come avviene per l’influenza, saranno solo le categorie ritenute a rischio.

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