19 Gennaio 2017
Con le Case della Salute usciamo dall’ospedale

La Sanità piemontese, terminato il piano di rientro, si sta organizzando per migliorare le proprie strutture. Stanno nascendo le Case della Salute e chiediamo all’assessore regionale Antonio Saitta alcune informazioni su queste nuove realtà.
Come e quando è nata l’idea delle Case della Salute?
La creazione delle Case della Salute nasce con l’obiettivo di rivoluzionare l’assistenza territoriale in Piemonte, fornendo una rete di punti di riferimento fuori dagli ospedali ai malati cronici, ai pazienti non gravi, ai cittadini che hanno necessità di una prestazione sanitaria o assistenziale che non richiede l’accesso al pronto soccorso. È uno dei cardini di quella che abbiamo chiamato “fase due” della sanità piemontese. Dopo anni in cui siamo stati costretti a rispettare i rigidi vincoli del piano di rientro dal debito e a porre la massima attenzione al riequilibrio economico dei conti, ora possiamo pensare nuovamente alla crescita del sistema, con nuove assunzioni di personale, investimenti in edilizia sanitaria, riduzione delle liste d’attesa. Tutto questo, ovviamente, sempre rispettando il principio dell’efficienza e del contenimento dei costi. Si parte dall’inizio del nuovo anno, quando effettivamente la Regione uscirà dal piano di rientro, ma la delibera che prevede l’istituzione delle Case della Salute è già stata approvata dalla Giunta regionale a fine novembre.
Che differenza c’è tra Casa della Salute, ambulatorio e ospedale?
L’ospedale continuerà ad essere il riferimento per le emergenze, per le fasi acute, per l’erogazione di prestazioni che richiedono grande specializzazione, ambiti in cui in Piemonte, per altro, possiamo contare su vere eccellenze. Di tutto il resto dovrà però occuparsi la sanità di territorio. Quello che vogliamo fare con le Case della Salute è per l’appunto istituire dei centri attrezzati e aperti 24 ore al giorno, nei quali saranno ospitati ambulatori, medici di famiglia, specialisti e infermieri, punti prelievi e servizi assistenziali. Quindi non si tratta semplicemente di creare altri ambulatori, ma di migliorare e potenziare i servizi per i malati cronici e i pazienti non gravi, riunendoli in sedi uniche, riconoscibili e su cui i cittadini potranno fare affidamento. L’obiettivo da raggiungere è “più salute sul territorio”, che ci permetterà allo stesso tempo di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di conseguenza ridurre i rischi di sovraffollamento nei pronto soccorso.
Quali investimenti ci sono su questi presidi?
Per il 2017 sono già stati stanziati 8 milioni di euro, che serviranno a predisporre una rete di 55 Case della Salute in tutta la regione. Sei milioni saranno utilizzati per le 30 strutture di nuova realizzazione, con i restanti due si potenzieranno le 25 realtà già attive. In ogni caso non sarà necessario costruire nuovi edifici: tutti i progetti prevedono la riconversione di sedi e presidi esistenti o l’implementazione degli spazi. La rete si estenderà in tutte le Asl piemontesi, in provincia di Torino le Case della Salute previste sono 24, una decina nella sola Asl To3. Ad esempio, a Susa sarà rafforzato il polo materno infantile con la nascita di una vera e propria Casa della salute pediatrica, integrata con il day service ed il punto di assistenza pediatrica territoriale. Ad Avigliana si partirà dall’esperienza del Cup, a Cumiana, Vigone, Borgaretto e Pianezza dal miglioramento dei centri di assistenza.
Nel Pinerolese sarebbero innestate sugli ex ospedali di Pomaretto e Torre Pellice?
Sì, le Case della Salute nelle valli pinerolesi saranno a Pomaretto e Torre Pellice, ci stiamo lavorando con il direttore generale dell’Asl Flavio Boraso. Il progetto che si intende sperimentare a Pomaretto prevede la realizzazione di un nucleo di Continuità assistenziale a valenza sanitaria (Cavs) ad alta intensità, dotato di 14 posti letto. Verrà affiancato da un hospice da quattro posti letto, dedicato ai pazienti che hanno bisogno di cure palliative, a cui tengo in modo particolare perché credo che in Piemonte le strutture di sollievo, per i malati ma anche per le famiglie, debbano essere maggiormente sviluppate. Queste attività si aggiungeranno al reparto già esistente di lungodegenza, con 18 posti letto, per il trattamento di pazienti in fase di post-acuzie e riabilitativa, agli ambulatori specialistici e ai servizi territoriali presenti. L’intero piano verrà condiviso con i sindaci e con il territorio. A Torre Pellice, invece, saranno confermati e messi a sistema tutti i servizi previsti attualmente, con l’aggiunta di spazi a disposizione per gli studi dei medici di famiglia. Negli ultimi mesi, alle attività specialistiche ambulatoriali si sono aggiunti il Servizio Dipendenze, trasferito dalla vecchia sede, l’ambulatorio per il trattamento del gioco d’azzardo patologico, a cui accedono persone provenienti dai tre distretti del Pinerolese, e il Centro di Salute mentale del distretto Val Pellice.
In che modo e con quali tempistiche?
Per quanto riguarda Pomaretto, occorrerà trasferire il reparto di recupero e riabilitazione funzionale nella nuova parte rimodernata dell’ospedale Agnelli di Pinerolo, in modo da liberare gli spazi necessari all’istituzione del nucleo di Continuità assistenziale a valenza sanitaria e dell’hospice. Il trasferimento è previsto per marzo, quindi possiamo dire che entro il primo semestre del 2017 verranno attivati i posti letto di Cavs ed entrerà in funzione la Casa della Salute. Anche a Torre Pellice l’avvio è fissato entro il prossimo anno, con l’arrivo nella struttura dei medici di famiglia.
Cristina Menghini
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