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Con la TELEMEDICINA il dottore arriva ovunque

Con la TELEMEDICINA il dottore arriva ovunque

«La telemedicina fa parte di un’area molto più vasta che è quella della collaborazione a distanza, quando due o più soggetti non sono nello stesso luogo, ma hanno un obiettivo comune – spiega Francesco Pagani, ingegnere, ora responsabile dell’ufficio Missionario della diocesi e da sempre affascinato dalla telemedicina –. Questo sistema innovativo utilizza la tecnologia informatica e della comunicazione ICT (information comunication tecnology) nel campo medico. Le condizioni sono quelle dove un paziente e un medico possono non essere nello stesso luogo o addirittura in continenti diversi».
La telemedicina oggi si articola in tre sotto aree che sono: il telemonitor, il teleconsulto e la teleassistenza.

Telemonitor
Questo termine indica il controllo dei parametri corporei nella propria abitazione di una persona dotata di strumenti che misurano i livelli cardiaci, glicemici e pressorici. Una volta raccolti vengono inviati a un centro dove un medico li valuta a livello diagnostico e terapeutico.

Teleconsulto
In un ambulatorio o ospedale vengono effettuati esami sanguigni, ecografici, cardiologici… ma non è presente il medico per refertare i dati raccolti, così vengono inoltrati all’esperto che li esamina. Tale procedura avviene anche in maniera asincronica.
«Ad esempio – racconta Francesco -si fa una lastra, naturalmente digitale, e la si invia anche dall’altra parte del mondo, per l’interpretazione e diagnosi. Altrimenti si ricorre alla soluzione più semplice: prendere una foto di un caso o di un problema o inviare la foto di una radiografia. Se si ha un pc, si passa attraverso la rete internet».

Teleassistenza
Il medico e paziente sono in sala operatoria. Il medico se non è specialista nell’operazione che sta eseguendo viene teleguidato on line da un collega esperto.
Questo tipo di intervento, prosegue Pagani «si effettua in Africa nelle zone rurali e sulle navi, specialmente su quelle commerciali dove il medico è un generico. C’è un centro italiano a Roma che gestisce le navi in tutto il mondo».
Per intervenire sono necessari un computer anche portatile con una webcam e un telefono, è sufficiente una connessione adeguata sui 4 o 5 giga.
A volte conviene dotarsi di un collegamento satellitare tarato sulle necessità di questo tipo di intervento, sia per la quantità di dati da trattare che per la velocità.
«Per quanto riguarda l’Africa, che normalmente non ha cablaggio per le normali rete, l’utilizzo del satellite è la soluzione migliore», puntualizza Pagani.

L’ospedale di Andavadoaka in Madagascar
Francesco, con sua moglie Lucy, son molto attivi in Madagascar dove, un po’ per caso, dieci anni fa è nato un piccolo grande ospedale. Per caso perché Sandro Bosotti, medico, e la moglie Rosanna Tassinari, infermiera, cercavano un luogo dove trascorrere la pensione un po’ isolati. Costruito un bungalow hanno istintivamente iniziato a soccorrere le persone dello sperduto villaggio di Andavadoaka. Da cosa nasce cosa. Il bungalow è diventato un ambulatorio. Iniziano ad arrivare le prime strumentazioni per radiografie ed ecografie. Alcuni amici dei due sposi si uniscono all’impresa. Ed ecco che viene inaugurato nel 2008 un ospedale vero e proprio che viene donato al servizio sanitario del Madagascar con l’approvazione dei “vecchi” del villaggio.
«Qui la telemedicina è indispensabile – spiega Francesco -. Attualmente si può avere un’equipe completa per la sala operatoria (composta da almeno due chirurghi, una strumentista, un chirurgo generico, il ginecologo, il ferrista e l’anestesista) solo 4 o 5 volte l’anno. I medici presenti sono spesso generici. Anche tutti gli esami vengono refertati per via telematica».
Attualmente all’ospedale Vezo – questo il nome della struttura – sono attivi tre ambulatori generici e tre specialistici. Gli esami più frequenti sono radiografie, esami dermatologici, cardiologici e ecografie. Si arriva anche a 140 visite al giorno!
«Oltre l’ospedale – conclude Pagani – è stato necessario anche creare un substrato per un’adeguata educazione sanitaria. La costruzione di un acquedotto con fontane dotate di rubinetti per evitare l’immersione dei secchi e la conseguente proliferazione di batteri. Anche sull’igiene orale si sta facendo divulgazione per prevenire problemi dentari».

Cristina Menghini

 

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