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[ video ] "Mio Dio, perché?" Ecco l'inno dell'anno pastorale 2022-2023

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Il prossimo 27 Novembre, I domenica di Avvento, il coro “Vita che canta” durante la Messa in Cattedrale delle 18 celebrata dal vescovo Derio, presenterà il nuovo inno Diocesano “Mio Dio, perché?”.

I testi sono stati scritti dal vescovo stesso mentre la composizione musicale e gli arrangiamenti sono opera di MegaMauro (Mega Sihombing e Mauro Goia).

«L’inno di quest’anno – spiega monsignor Derio – poggia su una domanda: “Mio Dio perché?”. Questa domanda riassume il grido che sale dalla terra: guerra, crisi energetica, caro bollette, crisi lavorativa, crisi climatica. Le varie strofe descrivono le tante fatiche che ci troviamo ad affrontare. L’inno prende su di sé il dolore del mondo intero. Dentro ritroviamo il dipinto che ci sta accompagnando: “L’Urlo” di Munch. Nell’inno possiamo mettere tutte le nostre fatiche e le nostre domande. Ma il testo ci aiuta a trasformare il grido in preghiera. È un grido rivolto al Padre. Non è un urlo di disperazione rivolto al nulla, ma una preghiera sincera, rivolta ad un Padre in ascolto. Così l’inno diventa una preghiera fiduciosa: “Credo alla vita, alla vita con Te!” L’inno alimenta la speranza: “Vedo il sole che sorge e intanto un sentiero si apre”.

Il duo MegaMauro, che ha messo in musica il testo, racconta: «abbiamo cercato di interpretare il grido nelle parole “Mio Dio, perché?” con una melodia che sale verso l’alto, che si ripete diverse volte con insistenza, che rimane sospesa in attesa di una risposta. Una risposta che arriva alla fine del ritornello quando cantiamo “ma credo alla vita, la vita con Te”. La cadenza finale mette fine all’urlo e lo cambia in un sentimento di fiducia che prende il posto del grido disperato. Le strofe sono costruite sull’invocazione del solista cui risponde il coro, come a rappresentare che ognuno di noi può fare proprie le mille domande difficili di questi tempi: “siamo tutti sulla stessa barca” leggiamo nel testo. Nella parte finale della canzone i solisti propongono diverse volte le parole “ma credo alla vita”, l’invito a credere è quindi raccolto dalle voci del coro per una conclusione corale che si apre completamente alla speranza».

 

 

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