Accade ogni volta che su questo sito o sul giornale Vita Diocesana riportiamo, sempre con la massima discrezione e con il massimo rispetto, la notizia di un suicidio, anche solo tentato. Ogni volta c’è qualcuno che dice (o ci manda a dire, per non metterci la faccia): «proprio voi date questa notizia!»

Sì, la diamo. Con la piena consapevolezza che si tratta di un dramma umano, forse il più grande e doloroso. Diamo la notizia perché crediamo che non si debba nascondere la realtà. Parliamo anche di questi tragici avvenimenti non solo per dovere di cronaca, ma anche per dare un segnale di allarme a tutta la comunità. Talvolta accanto a questi fatti ci sono tragedie che si consumano nel silenzio e nell’isolamento, tra l’indifferenza generale. Altre volte è il gesto estremo di chi, pur supportato da parenti e amici, non trova altra via d’uscita ad una situazione che lo soffoca. Mai abbiamo giudicato questi gesti. Mai abbiamo mancato di rispetto nei confronti di chi li ha compiuti.

Con questa premessa, riportiamo la notizia di un tentato suicidio verificatosi questa mattina verso le 5 in un campo agricolo adiacente l’abitato di Scalenghe. Un un ragazzo di 20 anni di Piscina ha dato fuoco alla propria autovettura ma, poco dopo aver appiccato l’incendio, si è tirato indietro e ha raggiunto a piedi l’abitazione più vicina chiedendo aiuto. Ha riportato gravi ustioni su tutto il corpo e attualmente è ricoverato presso il Centro Grandi Ustioni del CTO di Torino in prognosi riservata.

Carabinieri