29 Dicembre 2020
Papa Francesco e il Natale: Lasciamo che la Sua misericordia trasformi le nostre miserie

«In questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti. Non si può lasciare che i nazionalismi ci impediscano di vivere come la famiglia umana che siamo, né che il virus dell’individualismo radicale vinca e ci renda indifferenti alla sofferenza di fratelli e sorelle. Non posso mettere me stesso prima degli altri, mettendo le leggi del mercato e dei brevetti prima delle leggi dell’amore». Papa Francesco prega governi, aziende farmaceutiche, organizzazioni internazionali a «promuovere la cooperazione e non la concorrenza e a cercare vaccini per tutti, specie per i più vulnerabili e bisognosi».

«SIAMO TUTTI FRATELLI. IL VACCINO SIA PER TUTTI» – Alla «benedizione urbi et orbi» tocca i problemi del mondo, dall’Iraq dove spera di andare nel marzo 2021 al Medio Oriente, dallo scenario africano al Nagorno-Karabakh e alla Bielorussia dove la mediazione papale ha permesso a monsignor Tadeus Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk, di tornare dall’esilio. Per Siria, Iraq e Yemen «ci si adoperi a costruire un futuro di pace». Israeliani e palestinesi «recuperino la fiducia reciproca per cercare una pace giusta e duratura attraverso il dialogo diretto». Il Libano «possa percorrere un cammino di riforme e proseguire in libertà e convivenza pacifica». Prega perché si allevi la sofferenza delle popolazioni di Burkina Faso, Mali e Niger, «colpite da una grave crisi umanitaria alla cui base vi sono estremismi e conflitti armati». Guarda agli scontri in Etiopia e a Cabo Delgado in Mozambico dove un gruppo affiliato all’Isis semina morte. Menziona Sud Sudan, Nigeria e Camerun. Nel continente americano «la pandemia ha esacerbato le tante sofferenze». Cita Cile e Venezuela, Sud-Est asiatico, Filippine e Vietnam e i rohingya, i musulmani del Myanmar.
«IL CONSUMISMO HA SEQUESTRATO IL NATALE» – Ai cristiani l’esempio viene da Maria: nell’annunciazione affronta «una grande prova, una scelta cruciale: dire sì a Dio rischiando tutto. Non è passiva ma attiva. Non subisce Dio ma aderisce a Dio, disposta a servire in tutto e subito il suo Signore. Non prende tempo, non fa aspettare Dio, non rinvia. Ci invita a non rimandare. Anziché lamentarci della pandemia e farci l’ennesimo regalo, facciamo qualcosa per i bisognosi». Nella Messa di Natale ricorda: «Dio non riesce a non amarci anche se ci buttiamo in tante mangiatoie di vanità scordando quella di Betlemme». La riflessione parte da «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Isaia 9,5): «Dio viene nel mondo come figlio per renderci figli di Dio». Abbiamo bisogno del suo amore: «Quante volte, invece, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto. Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. Lasciamo che la sua misericordia trasformi le nostre miserie». Annota: «Si sente spesso dire che la gioia più grande della vita è la nascita di un bambino: cambia tutto; mette in moto energie impensate; fa superare fatiche, disagi e veglie. La nascita di Gesù ci permette ogni anno di rinascere dentro. Ha messo la nostra salvezza nella mangiatoia di una stalla e non teme le nostre povertà».
«I ROBOT NON RIUSCIRANNO A DARCI TENEREZZA» – «Il Natale è diventato una festa universale e anche chi non crede ne percepisce il fascino. È un fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo e non può essere confuso con cose effimere. Ci invita a riflettere sulla drammaticità della storia, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno alla ricerca di verità, misericordia, redenzione. Dio non ci ha guardato dall’alto, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria. Il Natale non va ridotto a festa sentimentale o consumistica, ricca di regali e auguri e povera di fede e umanità. Dio fa rinascere la tenerezza, i robot non ci riusciranno mai». Ai capi del Sud Sudan ricorda gli impegni assunti nel 2019 con gli accordi di pace. Chiede l’impegno dei governi per garantire a tutti «una nuova educazione che superi la globalizzazione dell’indifferenza e la cultura dello scarto». Nell’anno segnato dalla pandemia «centinaia di milioni di bambini sono rimasti indietro nello sviluppo sociale e cognitivo e la crisi è molto peggiorata»: punta sull’Unesco per «garantire a tutti il pieno e uguale accesso all’istruzione».
«NON GIUDICATE LA CHIESA DALLE CRISI E DAGLI SCANDALI» – Rispondendo agli auguri della Curia, invita: «Non confondere la crisi con il conflitto. Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, fa l’autopsia di un cadavere». Prende spunto da Hannah Arendt: «Sulle rovine dei totalitarismi del Novecento, riconosce che il miracolo che preserva il mondo è nelle parole del Vangelo: “Un bambino è nato fra noi”. La pandemia è una grande occasione per convertirci e recuperare autenticità». Rimarca: «La Chiesa è un corpo perennemente in crisi perché vivo, ma non deve mai diventare corpo in conflitto». Elogia «i molti che in Curia svolgono un lavoro umile, discreto, silenzioso, leale, professionale, onesto». Dice una cosa importante: «Non pensate alla riforma della Chiesa come a un rattoppo di un vestito vecchio o alla stesura di una nuova costituzione apostolica. La riforma della Chiesa è altra cosa».
Pier Giuseppe Accornero
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