12 Marzo 2025
«Gridate con noi!» L’appello degli studenti congolesi per la pace

Dopo cinquant’anni trascorsi nel Nord Kivu come missionario fidei donum, don Giovanni Piumatti, oggi a Pinerolo, continua a mantenere un forte legame con la Repubblica Democratica del Congo. In particolare con gli studenti e gli insegnanti dell’Università Cattolica del Graben di Butembo-Beni, con i quali è rimasto in contatto costante.
È proprio da loro che arriva un grido di dolore e di speranza, raccolto da don Piumatti e ora rilanciato alle università, agli studenti, ai giornalisti, a tutti coloro che possano farsi portavoce di un’urgenza che riguarda l’intera umanità. «Gridate con noi!», chiedono i giovani congolesi, che rappresentano oltre il 50% della popolazione del paese e che, pur consapevoli della gravità della situazione, si sentono impotenti.
Nel loro appello, gli studenti denunciano decenni di guerra, violenze e sfruttamento che affliggono il Nord Kivu e l’intera nazione, e invocano la pace come diritto fondamentale per poter costruire un futuro di dignità, studio, lavoro e libertà.
Pubblichiamo di seguito il loro messaggio, affinché non resti inascoltato.
Consiglio studentesco dell’università cattolica del Graben, Butembo-Beni, Nord Kivu (Repubblica democratica del Congo – Rdc)
Contatti: tel. 0024-3992941325; conseil.estudiantin@uceraben.ac.cd
Appello degli studenti congolesi per costruire insieme la pace nel mondo e nella Repubblica democratica del Congo.
Noi, studenti universitari di Butembo-Beni, provincia del Nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo – Rdc), lanciamo un grido d’allarme. Consapevoli delle sfide e dei problemi legati alla pace e ala sicurezza nel mondo, esprimiamo la grande stanchezza nostra e del popolo congolese. Da troppo tempo siamo aggrediti, massacrati, uccisi, privati delle libertà fondamentali, spogliati della dignità umana. Abbiamo bisogno di pace e sicurezza.
Nel nostro paese, la Repubblica Democratica del Congo, viviamo in guerra da più di 30 anni. Il conflitto mette in pericolo la sovranità del nostro paese e il nostro diritto alla vita. Bambini, donne e uomini sono esposti ad atrocità, violazioni dei diritti umani, violenze sessuali. Questa guerra è nata prima della nostra generazione. Ha prodotto miseria, milioni di sfollati interni, milioni di morti. La comunità internazionale ha avuto un atteggiamento passivo.
In questo 2025, come tutti sapete, le violenze si sono aggravate, accentuate dalla guerra di aggressione condotta dal Ruanda attraverso le milizie dell’M23/Afc che saccheggiano, uccidono, terrorizzano, organizzano il reclutamento forzato… Operano sul nostro territorio diverse centinaia di gruppi armati locali o stranieri e ribellioni. Eppure, noi abbiamo diritto alla vita, come tutti i cittadini del mondo.
Non c’è più bisogno di provare che alla base di questa tragedia ci sono ragioni economiche ed espansionistiche. Gli interessi materiali fanno di noi delle prede: le nostre risorse minerarie, necessarie per la transizione tecnologica ed energetica, sono fra le più ambite dalle potenze mondiali. Ma per accedervi, è proprio necessario ucciderci, condannarci alla miseria, distruggere le nostre città, le nostre case, il nostro ambiente?
Vogliamo che queste nostre ricchezze vadano a vantaggio delle figlie e dei figli della Rdc. Vogliamo che le potenze negozino direttamente con la Repubblica democratica del Congo per partenariati condotti in equo e pacifico, nell’interesse di tutti i popoli. Le nostre risorse non devono essere estorte con lo sfruttamento illecito, al prezzo delle nostre vite. Insieme dobbiamo trovare il modo di condividerle nel rispetto dei diritti umani e del principio della sovranità degli Stati.
In ogni caso, la pace è il prerequisito di tutto, per noi e per il nostro paese. Con la guerra, tutto è perduto. Permetteteci di vivere! Mangiare, studiare, lavorare, riflettere, produrre. Ridateci la pace. Occorre privilegiare il dialogo per arrivare alla pace; ricordiamo il dialogo intercongolese di Sun City nel 2002 e la Conferenza Amani di Goma nel 2008. Siamo stanchi di perdere ogni giorno vite umane, con una guerra ingiusta imposta al nostro paese.
Lanciamo dunque un appello pressante e urgente a tutti gli attori sulla scena internazionale, affinché svolgano correttamente il proprio ruolo. Devono operare per far sì il mondo ritrovi pace e sicurezza, per far sì che tutti i popoli del mondo abbiano finalmente una vita serena.
Non abbiamo né industrie di produzione di armi, né laboratori di armi nucleari. Perché imporci la guerra? Vogliamo pace e sicurezza, senza condizioni.
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