Quando abbiamo realizzato Torino 2006 non ci siamo affidati all’improvvisazione o alla casualita.
C’è stata una convergenza politica, istituzionale, culturale e sociale culminata con l’evento
olimpico. Dal Parlamento – dove ho seguito per conto dell’Ulivo piemontese l’intero iter legislativo e
normativo – agli enti locali piemontesi; dalle principali forze politiche dell’epoca ai territori interessati
dai futuri giochi olimpici.
Ora, se si vuol ripeter quell’evento nel 2026 è persin ovvio che non si può rinnegare quel
percorso. Anche se adesso le condizioni sarebbero molto più favorevoli dopo la realizzazione di
Torino 2006. Ma i vertici politici e istituzionali locali, torinesi e piemontesi innanzitutto, devono
uscire dall’ambiguità e dalle mezze frasi. Un evento del genere, che comunque sia è sempre
destinato a cambiare profondamente un territorio – semprechè si sia in grado di governare quei
processi – richiede chiarezza negli obiettivi e certezza nel percorso politico. A cominciare dalla
amministrazione di Pinerolo, dai comuni dell’alta valle e, soprattutto, dal Comune di Torino. L’ormai
famosa “concertazione istituzionale” nata proprio con Torino 2006 in Piemonte è stata resa
possibile perchè c’era un progetto politico condiviso da percorrere insieme. Il tutto senza alcuna
deriva consociativa. Che, purtroppo, è l’elemento che manca oggi. Per questo, adesso, servono
chiarezza, coraggio e volontà politica. L’alternativa sarebbe solo la confusione e l’impotenza
progettuale. Cose che un territorio come il nostro oggi non si puo’ sicuramente permettere.

Giorgio Merlo