Da giovedì 25 ottobre a sabato 3 novembre si sono svolti a Doha (Qatar) i mondiali di ginnastica artistica, ai quali ha partecipato anche la pinerolese Irene Lanza. Classe 2000, ha da poco compiuto 18 anni, eppure ha già ricevuto la convocazione in nazionale per competere con le più forti al mondo. È partita dalla Sportica Pinerolo, poi si è trasferita alla Reale Ginnastica Torino. Ci siamo fatti raccontare la sua esperienza.
Irene, che cosa significa partire dalla piccola città di Pinerolo, per approdare a Torino e infine a Doha, al mondiale. Lo avresti mai sognato dieci anni fa?
Sicuramente ho sognato questo percorso, ma non così in grande: non mi aspettavo di arrivare un mondiale sinceramente. Io sono partita da Pinerolo, dove mi sono allenata per dieci anni. Poi è arrivato un momento in cui più di quello non potevo fare. Allora ho deciso di provare a Torino in una società molto importante. Ho iniziato a viaggiare: i miei genitori mi portavano avanti e indietro ogni giorno. A Torino sono rimasta 4 anni, nei quali ho imparato molte cose nuove: ho avuto un rapido accrescimento di valore dei miei esercizi. Però anche lì è arrivato un punto in cui non riuscivo più a migliorare. Così la mia allenatrice mi ha portato al Centro Tecnico di Milano, dove mi hanno detto che potevo far di più. Poi ho avuto un periodo difficile a causa di un infortunio: ho subito un’operazione e prima di recuperare sono stata ferma un anno circa. Dall’estate 2017 ho chiesto di poter rientrare e mi sono quindi trasferita a Milano.
Ti aspettavi la convocazione al mondiale?
No, anche se avevo sempre sognato di fare una gara con la nazionale italiana. Visti i molti infortuni della squadra senior ho iniziato a supporre che mi avrebbero potuto convocare. D’altra parte ho lavorato moltissimo per essere lì: infatti se non avessi avuto gli esercizi pronti non mi avrebbero considerata comunque. Diciamo che il mio lavoro in questo è stato ripagato.
Quali sono state le emozioni che hai provato entrando in campo gara a Doha?
Il campo gara era molto “grande” anche se non c’era il pubblico. È stato faticoso restare lì tre settimane prima di gareggiare: ci siamo allentate in palestre che non erano il campo gara effettivo. Inoltre è stato difficile adattarsi anche perché gli attrezzi erano di marche sconosciute. È stato un esordio non facile: sono comunque contenta di esserci arrivata al di là di alcuni errori.
Com’è la vita di una ginnasta a tempo pieno? Come ti dividi tra allenamenti, scuola e amici?
Faccio circa 32 ore a settimana di allenamento: è pesante ma sono andata lì per quello e mi piace assolutamente. Frequento una scuola privata con esami finali per passare l’anno, perché non mi è possibile andare a lezione. A Milano non ho molte conoscenze perché non ci avevo mai vissuto, però il sabato e la domenica torno a casa e vedo i miei amici d’infanzia e mia sorella.
Progetti per il futuro?
Per il momento continuo a lavorare e a cercare di imparare cose nuove. In un anno sento di aver fatto un salto di qualità enorme. Io faccio il mio è cerco di dimostrare quello che faccio.
Quale messaggio manderesti alle giovani ginnaste?
Non mollate e non arrendetevi mai. Con il lavoro da niente si può arrivare ad un punto altissimo. Non fermatevi mai nonostante le difficoltà che potete incontrare.
Manuel Marras