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Personaggi  

Un carabiniere in cammino per solidarietà: la storia di Antonio Perrellis

Un carabiniere in cammino per solidarietà: la storia di Antonio Perrellis

Antonio Perrellis è un carabiniere in servizio a Torino, ma il suo impegno per gli altri va oltre la divisa, che indossa con orgoglio. È infatti volontario nella Protezione Civile di Torino, all’interno dell’Organizzazione dei “Piloti Protezione Civile”, e ha dato il suo contributo come volontario, oltre che come carabiniere, nella gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Da sempre sensibile alle necessità dei più bisognosi, nel 2019 ha intrapreso una marcia di ben 1.176 km da Torino ad Acri, sua città natale, e tre anni dopo, nel 2021, il “Giro della Sicilia”: lo scopo non era una performance sportiva, ma la volontà di sensibilizzare e raccogliere fondi per associazioni ed enti che si occupano di persone ammalate e in difficoltà.
Il suo impegno non è passato inosservato, tanto che nel 2024 gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua storia.

Com’è nata l’idea di percorrere a piedi tutta l’Italia?

È nata inizialmente dal desiderio di intraprendere il “Cammino di Santiago” per ritrovare me stesso e lasciarmi alle spalle un periodo negativo. Volevo mettermi in gioco e trovare una nuova prospettiva. Poi, strada facendo, ho pensato che avrei potuto dare un senso ancora più profondo a questa esperienza.

Quindi ha scelto di raccogliere fondi per alcune associazioni. Come le ha scelte?

All’inizio pensavo di fare un cammino solo per me stesso, poi ho deciso di voler aiutare qualcuno e ho scelto tre associazioni che, secondo me, hanno veramente bisogno di sostegno: l’Ospedale Sant’Anna di Torino, reparto di Neonatologia, i Piccoli Aviatori dei Falchi di Daffi, che si occupano della terapia dell’aria per ragazzi speciali, e infine il Centro Tumori di Candiolo. Volevo che il mio impegno avesse un impatto reale.

Come è riuscito a raccogliere le offerte?

Le offerte venivano donate direttamente sui conti correnti delle associazioni. Durante il cammino informavo le persone che incontravo sul progetto e indicavo loro come poter contribuire in modo sicuro e trasparente.

Ha incontrato difficoltà lungo il percorso?

Le difficoltà ci sono state, soprattutto nella prima parte del cammino da Torino fino ad Ancona. Le sfide erano per lo più fisiche: la fatica, i dolori, il meteo, ma la motivazione mi ha sempre sostenuto.

Quali differenze ha trovato tra il primo cammino e il “Giro della Sicilia”?

Nel percorso da Torino ad Acri ho attraversato sempre paesi e città, quindi c’era sempre qualche incontro, un confronto, un supporto. Invece, durante il “Giro della Sicilia”, in certi tratti ho camminato per chilometri e chilometri senza vedere nessuno, attraversando campagne aride e colline. È stata una prova ancora più dura sotto il profilo della solitudine.

Quanto è importante per lei dedicare tempo ed energie alle persone più in difficoltà?

Per me è fondamentale. I miei genitori mi hanno insegnato i valori della vita, in particolare l’importanza di aiutare il prossimo. Io credo fermamente che fare del bene renda felici, e io sono felice quando riesco a dare una mano.

Poi è nato anche il libro “Da Torino ad Acri a Piedi” che Antonio sta presentando ovunque gli si presenti l’occasione. Quale è la finalità di questa pubblicazione?

Il libro è nato con l’intento di far conoscere il mio cammino e, soprattutto, di spronare i giovani a fare del bene. È un diario di bordo in cui racconto il mio viaggio, fatto di solidarietà, incontri e riflessioni.

Ha dei sogni nel cassetto per il futuro?

Sì, sogno un giorno di girare il mondo in camper e vivere in libertà. Continuare a scoprire nuovi luoghi e, perché no, continuare a portare messaggi di solidarietà ovunque andrò.

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