9 Giugno 2025
Studio, lavoro e integrità: ecco il segreto per spiccare il volo. Parla Federica Siotto

«Sapere di poter contribuire alla sicurezza di chi vola, compresa la mia famiglia, è una grande soddisfazione»
Federica Siotto, nata e cresciuta a Pinerolo, lunedì 26 maggio è salita sul palco del Teatro Regio, in occasione del TEDxTorino, per portare la sua esperienza di dottore magistrale in ingegneria aerospaziale, testimoniando l’importanza di una presenza di aiuto nella vita di un giovane, proprio all’inizio del suo percorso. In particolare ha raccontato il sostegno ricevuto dalla Fondazione Ufficio Pio: «il progetto “Percorsi” – racconta Federica – mi ha sostenuta economicamente durante gli studi, ho potuto acquistare il primo abbonamento per i trasporti e il mio primo computer. Quel piccolo supporto mi ha dato la libertà di scegliere il percorso che desideravo».
Quando hai capito che volevi diventare ingegnere aerospaziale?
Durante il liceo sono stata selezionata per partecipare a una “summer school” al Politecnico di Milano in ingegneria aerospaziale. Lì ho incontrato Amalia Ercoli Finzi, la prima donna ingegnere aerospaziale in Italia. L’ascoltai parlare e pensai: «Voglio essere come lei». È stato un momento illuminante.
Come si è sviluppato il tuo percorso universitario?
Mi sono iscritta al Politecnico di Torino, dove ho conseguito la triennale in ingegneria aerospaziale. Ho poi proseguito con la magistrale: il primo anno a Torino e il secondo all’Università di Stoccarda. Ho aggiunto un anno per svolgere un internship con Airbus Defense and Space, dove ho lavorato su UAV. Quelli su cui ho lavorato io, nello specifico, sono aerei pilotati da remoto capaci di volare nella stratosfera, utili per garantire comunicazioni in aree isolate o colpite da calamità. Dopo l’intership ho lavorato per Thales Alenia Space (durante il periodo del Covid, fino al 2021) e recentemente sono potuta andare in Giappone con Airbus, con cui lavoro da 4 anni
Com’è lavorare in Giappone?
Incredibile! Ho scoperto una cultura del lavoro completamente diversa: per i giapponesi il lavoro è uno strumento per realizzarsi e servire la comunità. Tutti, dall’ingegnere all’addetto alla manutenzione, si sentono parte dell’ecosistema sociale. Questo senso collettivo mi ha colpita molto. Naturalmente, anche lì ci sono lati oscuri, come il rischio di burnout o depressione in un sistema troppo rigido.
Dove lavori attualmente e che ruolo ricopri?
Oggi lavoro sull’A350 Freighter, un nuovo modello di aereo cargo progettato da Airbus. Mi occupo della progettazione strutturale e della verifica della fusoliera, in particolare nelle parti sottoposte a grandi carichi. Collaboro con team internazionali e diversi reparti, dalla produzione al controllo qualità. Il mio ambito specifico è la fatica dei materiali e il controllo del danno: garantiamo che l’aereo resti sicuro nel tempo attraverso manutenzione preventiva.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Il fatto che posso contribuire alla sicurezza di chi vola. Sapere che le persone, compresa la mia famiglia, volano su mezzi sicuri anche grazie al mio lavoro è una grande soddisfazione. Anche quando il mio fidanzato Jay ha paura di volare, io gli dico: «Non ti preoccupare, so esattamente quanto sia sicuro».
Come è nata la tua passione per l’aerospazio?
Fin da piccola sono sempre stata affascinata dal cielo, dagli aerei, dalle costellazioni. La mia prima tesina alle elementari era sul volo. Mia mamma mi raccontava storie di astronomia e mio papà mi faceva smontare e rimontare le cose. Mi piaceva la mitologia legata alle stelle. All’inizio pensavo all’astronomia, ma volevo qualcosa di più concreto. Così ho capito che volevo costruire. E da lì è nata la scelta per l’ingegneria aerospaziale.
La parola STEM indica quattro aree disciplinari: Science (Scienza); Technology (Tecnologia); Engineering (Ingegneria); Mathematics (Matematica). Tu sei promotrice di queste discipline. In che modo il tuo impegno nelle STEM è legato alla tua storia personale?
Credo che l’aiuto generi un circolo virtuoso. Se ricevi sostegno, vuoi restituirlo. Ho incontrato studenti che volevano lasciare gli studi solo per mancanza di informazioni. Uno di loro non sapeva di poter chiedere una riduzione delle tasse universitarie. È riuscito a continuare solo perché ci siamo incontrati per caso. Mi ha fatto capire quanto sia importante condividere informazioni e incoraggiare. La scienza, per me, è il campo più equo che ci sia: se ti impegni, ce la fai.
Attualmente collaboro con diverse realtà — tra cui proprio la Fondazione Ufficio Pio — per parlare con i ragazzi, raccontare il mio percorso, rispondere alle loro domande. Spesso mi chiedono: «Come hai fatto a sapere cosa volevi fare? Non avevi paura di fallire?» E io rispondo sempre che no, non lo sapevo con certezza all’inizio, e sì, avevo paura. Ma ho sempre seguito quello che mi appassionava di più, cercando di imparare, sbagliare, migliorare. E credo che, più che sapere cosa si vuole fare “per tutta la vita”, sia importante imparare a conoscere se stessi lungo il percorso.
Quali sono i valori che guidano le tue scelte?
La famiglia, innanzitutto. Anche se vivo lontano, è il mio riferimento. Ogni mia scelta è un modo per onorare i sacrifici fatti per me. Poi, l’integrità: lavorare con correttezza, attenzione e senso di responsabilità, soprattutto in un campo come l’aerospazio, dove la sicurezza dipende anche dalle scelte che fai ogni giorno.
Cristina Menghini




Federica Siotto sul palco di TEDxTorino. Foto Paolo Barboni
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