9 Settembre 2022
La regina Elisabetta a Italia 61
Piergiuseppe Accornero ripercorre la visita della regina Elisabetta II di Inghilterra a Torino in occasione di Italia 61, nel centenario dell’unità d’Italia.
Mia mamma mi raccontava: «La regina Elisabetta ha una pelle delicata e luminosa». Come facesse a vedere una pelle «delicata e luminosa», pigiata tra migliaia e migliaia di torinesi che 61 anni fa applaudivano la sovrana in piazza Castello, è un mistero che non ha mai saputo o voluto spiegarmi. Sta di fatto che la monarca inglese sotto la Mole ebbe un successo travolgente.
Valletta, Agnelli, Pininfarina e… John Charles
Nel centenario dell’unità d’Italia, il 10 maggio 1961 conclude a Torino la visita in Italia con tappe a
- Cagliari
- Napoli
- Roma
- Firenze
- Milano
Arriva in treno nel pomeriggio. A Palazzo Madama la omaggiano gli industriali Vittorio Valletta e Sergio Pininfarina e il centravanti gallese in forza alla Juve John Charles. Si aprono le vetrate e la regina si affaccia a salutare i torinesi in visibilio. Va a Italia 61 a inaugurare il padiglione inglese e Gianni Agnelli fa gli onori di casa. Il corteo di 16 auto raggiunge la tenuta dei marchesi Medici del Vascello a La Mandria: le mostrano la riserva di caccia e i cavalli. Raggiunge Caselle e il quotidiano «Daily Mail» scrive: «Più di mille persone, con i ragazzini appesi agli alberi, salutato la regina e il principe Filippo all’aeroporto». Giampaolo Piana, portavoce e addetto stampa di Italia 61, intervistato da Pierluigi Marengo per il libro «Italia 61 schegge di memoria», rammenta: «Torino impazzì veramente. Quando si muoveva, lo faceva tra enormi ali di folla. Tutti volevano vederla. In Italia da meno di vent’anni non vi era più il re, e quindi qualche nostalgia monarchica non mancava. Se si unisce la sua giovanissima età, la sua figura di poco più che ragazzina coronata, il suo essere il simbolo dei vincitori della guerra, il piatto è pronto e succulento».
Governatore supremo» della Chiesa d’Inghilterra
Era salita al trono a 25 anni il 6 febbraio 1952 e incoronata il 2 luglio 1953 nell’abbazia di Westminster. Alla faccia della distinzione tra Stato e Chiesa e dell’accusa a noi italiani, e in genere ai cattolici, di essere dei «papisti», a capo «governatore supremo» della Chiesa d’Inghilterra, c’è il sovrano al quale spetta anche la nomina dell’arcivescovo di Westminster e capo della Comunione anglicana e la nomina dei vescovi.
Il saluto in francese
Quando giunge a Torino ha 34 anni e da 9 è sul trono dei Windsor. A Porta Nuova è accolta
- dall’onorevole biellese Giuseppe Pella, comandante in capo di Italia 61
- dall’ambasciatore Giustino Arpesani
- dal sindaco Amedeo Peyron.
Piana era «subito dietro di loro. Come da protocollo, è salutata dal sindaco. Qui ci fu un problemino, subito risolto. Peyron e Pella non parlavano inglese, solo Arpesani ma in quel momento era dietro ad alcune persone. Per evitare imbarazzanti silenzi, Peyron la salutò in perfetto francese. La regina restò mezzo secondo interdetta poi rispose in francese e ci fu una non breve conversazione. L’arrivo di Arpesani la riportò alla sua lingua madre. La cosa non deve stupire: nel 1961 la lingua internazionale su tutto il pianeta era il francese; l’inglese arrivò dopo».
La gaffe del principe Filippo
Davanti a Porta Nuova l’attendono l’auto ufficiale, la Rolls Royce panoramica con il tetto trasparente, arrivata da Londra con l’autista di Buckìngham Palace e un corteo di altre 15 auto. «Questo diede un po’ di fastidio alla Fiat. La diplomazia assicurò che non si trattava di uno sgarbo, ma di protocollo: l’auto che la trasportava doveva essere quella ufficiale inglese. L’avvocato non la prese bene». Alla mostra storica di Palazzo Carignano le consegnano una scultura in argento di due chili a ricordo della visita. La regina la rimira, ringrazia e la consegna a un funzionario italiano: «Vedendolo allontanarsi con in mano la scultura, il principe Filippo si fece avanti e sbarrò il passo al povero ministeriale: “Non la porti via, quella è nostra!”. Non mancarono sorrisi alla gaffe principesca. Con questo l’Inghilterra aveva sovrastato l’Italia in fatto di gaffe».
I bagni riservati
Un altro episodio attiene ai bagni di Palazzo del lavoro a Italia 61. Vi sono due grandissimi bagni, uno per donne e uno per uomini. «L’organizzazione aveva messo del personale all’ingresso del bagno delle donne che, in caso di necessità, avrebbe sgomberato l’area. Invece no. Il protocollo prevedeva che, un’ora prima dell’arrivo della regina, la totalità dei bagni doveva essere chiusa e messa a disposizione della famiglia reale, quelli delle donne per la regina e quelli degli uomini a disposizione del principe consorte, con personale del seguito a piantonarli.
Il salvatore di sei aviatori inglesi
La visita fu estremamente piacevole: la regina fu disponibile, molto attenta e interessata, dialogante con il personale e i tecnici. Aveva chiesto all’organizzazione di contattare un piccolo imprenditore di San Raffaele Cimena, per incontrarlo e ringraziarlo. Durante la guerra, per mesi aveva nascosto nella sua cascina sulla collina chivassese sei aviatori inglesi, scappati da un campo di prigionia, salvando loro la vita. Fu invitato a Palazzo Madama e fu insignito di un riconoscimento reale». Tanto entusiasmo è comprensibile anche storicamente: Gran Bretagna e Svizzera sono i primi Paesi che, 160 anni fa, il 30 marzo 1861 riconobbero l’Italia, la cui unità era stata proclamata il 17 marzo 1861 da Vittorio Emanuele II a Torino. Il terzo Paese furono gli Stati Uniti d’America il 13 aprile 1861.
Una città in rinnovamento
Nel 1961 le autorità tagliarono nastri su nastri:
- Palazzo dello Sport al Parco Ruffini
- l’ospedale Martini in largo Gottardo
- la clinica pediatrica
- il quartiere delle Vallette con il «Villaggio Italia» con 2 mila alloggi
- si stava costruendo il grattacielo della Rai davanti a Porta Susa
- il «Buon riposo» in via San Marino 30 regalato dal presidente della Fiat Vittorio Valletta alla città.
Congressi su congressi
Il torinese Gustavo Colonnetti – compagno di studi al Politecnico del beato Pier Giorgio Frassati – raduna all’Accademia delle Scienze di Torino il convegno di studi sui problemi della responsabilità degli scienziati e dei tecnici nel mondo moderno. Più di ottomila medici partecipano a 54 congressi coordinati dal famosissimo cardochirurgo Achille Mario Dogliotti, direttore generale dell’esposizione. Con un contorno di convegni, congressi, raduni militari: 17° Bersaglieri, 1° raduno dei marinai nel IV centenario della Marina militare; 34ª imponente adunata degli Alpini; poi dei Granatieri; iniziative sportive come il 44° Giro d’Italia 1961, 4.004 chilometri in 21 tappe (20 maggio-11 giugno 1961) vinto da Arnaldo Pambianco.
L’abbandono
Poi quasi tutto cade in abbandono. Alla fine della festa vengono smontati seggiovia e monorotaia Alweg, che doveva continuare fino a Moncalieri; la Mostra delle regioni e parte del Palalavoro di Pier Luigi Nervi sono utilizzati dal Bureau International du Travail (Bit) di Ginevra che il 7 marzo 1963 vi istituisce il Centro di perfezionamento per dirigenti di Africa, America Latina e Asia, tuttora funzionante. Il Palavela conosce una nuova primavera: nell’agosto 1968 è «scalato» da una flotta di Mini Morris per il film inglese «colpo all’italiana». Il capolavoro di Nervi, da oltre mezzo secolo, è in rovina: ruderi arrugginiti, un «magone» per la città, un disastro che fa piangere i torinesi. E a Palazzo di Città si sono succeduti 18 sindaci
Pier Giuseppe Accornero
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