La seconda sessione sinodale si aprì il 16 giugno 1996. L’assemblea generale si tenne nella chiesa dei santi Michele e Lorenzo, alla Tabona. Durante una liturgia missionaria fu presentato lo schema “La comunità cristiana annuncia il Vangelo” elaborato nei mesi precedenti, da un’apposita commissione, dopo aver sottoposto vari schemi alle comunità parrocchiali e alle assemblee zonali.
Ai 190 delegati presenti il vescovo consegnò una piccola croce in legno quale segno del “mandato” affidato a ciascuno. In precedenza i delegati sinodali avevano rinnovato i voti battesimali dai quali discende la responsabilità della testimonianza. In Quaresima due conferenze erano state predisposte per aiutare i delegati sinodali, e tutta la diocesi, a riflettere sul tema: il sociologo Franco Garelli era intervenuto sul tema «La fede ha ancora un futuro» e il monaco Enzo Bianchi aveva trattato “come annunciare il Vangelo oggi”.
Il tema scelto esigeva una riflessione approfondita in relazione alla catechesi cui sarebbe stata dedicata gran parte del documento finale. Questo fu approvato nell’assemblea generale del 15 dicembre. Il testo finale comprende cinque capitoli: Il primato del Vangelo (178 favorevoli e 5 astenuti); una comunità evangelizzata: il dovere dell’ascolto (179 favorevoli, 1 contrario, 3 astenuti); la testimonianza della comunità: i segni del Vangelo (163 favorevoli, 18 astenuti); la comunità attua l’annuncio del Vangelo (177 favorevoli, 4 astenuti); la comunità annuncia il Vangelo agli uomini, alle situazioni e ai problemi di questo territorio (174 favorevoli, 7 astenuti). Monsignor Pietro Giachetti approvò e promulgò il testo il 6 gennaio 1997.
Nell’omelia di chiusura della seconda sessione il vescovo aveva sviluppato questi punti: Nuova evangelizzazione o evangelizzazione nuova? La scelta era per la seconda opzione che richiedeva nuovo ardore, nuovi metodi, nuove espressioni. Due i passaggi definiti “d’obbligo”: uscire dal tempio e coinvolgere i laici. Il vescovo richiamava poi la necessità di rinnovare la catechesi e ribadiva che l’ecumenismo è parte integrante dell’evangelizzazione. Il messaggio si chiudeva con il paragrafo “L’insegnamento di don Barra sull’evangelizzazione”.
Sottolineiamo alcune parole di don Barra richiamate da monsignor Giachetti: «“Gli uomini di oggi per credere hanno bisogno di inciampare in un cristiano autentico. Non occorre che parli: basta che esista. La sua esistenza è un appello”. Don Barra non solo richiamava il dovere della testimonianza, ne indicava anche la sorgente: “Solo se saliremo a Dio dal versante della contemplazione, potremo discendere agli uomini dal versante dell’azione. La contemplazione è la forza motrice dell’azione”. Il prete scrittore ci aveva anche detto: “La prima e sola tecnica dell’evangelizzazione è la santità … si fa del bene non nella misura di quello che si dice o di quello che si fa, ma nella misura di quello che si è, nella misura della grazia che accompagna le nostre azioni, nella misura della presenza vitale di Cristo in noi”».