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Personaggi  

L'Angelo di Isabelita Peron

L'Angelo di Isabelita Peron

Tra i ricordi Padre Tizzani l’incontro con la prima presidentessa dell’Argentina Una vita avventurosa quella di Padre Angelo Tizzani, classe 1917. Nato a Lu Monferrato, nel 1942 viene ordinato sacerdote e sette anni dopo parte per la sua prima missione in Africa. In 22 anni di attività nell’allora repubblica di Tanganika (attuale Tanzania) costruisce decine di scuole, cappelle, dispensari nelle località di Kurio, Kibawe e Itiso.
Nel 1970 raggiunge il fratello Oreste, missionario nel piccolo centro di Villa La Angostura nella diocesi di Neuquen (Regione dei laghi nel Nord della Patagonia). Qui vive e presta il suo servizio sacerdotale fino al 1992 allorché rientra in Italia. Viene accolto nella diocesi di Pinerolo da monsignor Pietro Giachetti e si stabilisce a Roletto dove prosegue il suo impegno pastorale in parrocchia. Per motivi di salute si ritira dapprima nella Casa per Anziani Maria Madre della Divina Misericordia di Pinerolo e quindi a Cantalupa, presso la struttura della Pro Senectute. Anche se provato da un recente episodio ischemico, Padre Angelo incontra gli amici e racconta volentieri i tanti ricordi del suo lungo e intenso apostolato. Uno in particolare ce lo ha confidato durante una chiacchierata in compagnia del nipote Pier Giorgio e della direttrice della pro Senectute Roberta Colombino. Riguarda il suo incontro con Isabelita Martínez Peron.
Morto il 1 luglio 1974 il generale Juan Domingo Peron, presidente dell’Argentina, prende le redini del governo la moglie Isabel. La sua reggenza tuttavia dura poco (1974-1976) a causa del colpo di stato della giunta militare. Nel marzo 1976 viene deportata a Villa La Angostura nella lussuosa residenza governativa denominata “Il Messidor”.
«Da villaggio sconosciuto – spiega don Angelo – La Angostura divenne improvvisamente famoso e annotato sui giornali; da villaggio tranquillo in cammino di sviluppo divenne in un attimo insicuro e più che mai isolato. Le sue strade di accesso e di uscita erano rigorosamente controllate da militari e poliziotti». Iasbelita è cattolica e richiede per sé e per buona parte delle guardie carcerarie l’assistenza religiosa. Se ne incaricano, d’accordo con il vescovo, mons. De Neveres, padre Angelo Tizzani e il fratello Oreste.
«Tutti i giorni un drappello militare veniva a prelevarmi e mi portava da lei. Isabelita mi raccontava le sue sofferenze legate soprattutto all’isolamento cui era costretta. Si dimostrò una persona molto religiosa. Pregava spesso. Leggeva sempre le letture bibliche del giorno. Una domenica delle palme mi consegnò un foglietto scritto di suo pugno con alcuni appunti: “L’uomo è buono, ma se si controlla è migliore. Una Santa Messa indimenticabile. Tutti uniti spiritualmente in Cristo Gesù”».
Don Angelo raccoglie dalla detenuta confidenze e segreti: «molti sono gli aneddoti, belli e brutti, raccontabili e non, legati ad Isabelita e al suo comportamento religioso, ammirabile ed esemplare di fronte al drappello di ufficiali e sottoufficiali, soldati di guardia atei e corrotti». Un episodio però ce lo racconta: «eravamo alla fine del mese di settembre del 1976. Una domenica sera, dopo la santa messa, la signora Peron, terribilmente depressa e angosciata, mi pregò che le portassi un abito. Non un abito qualunque ma “un abito delle Figlie del 3° ordine di San Francesco d’Assisi”. I desideri dei detenuti sono sacrosanti, in un modo o nell’altro devono essere rispettati e, se possibile, anche assecondati. Che fare? Non potevo offrile l’abito mio perché non era francescano. Del resto era assai difficile trovare a Villa La Angostura l’abito che desiderava. Venni ad un compromesso, le offrii un piccolo crocifisso. E la signora, con le lacrime agli occhi e tanta emozione nel cuore, accettò il dono. Il Cristo Crocifisso le fu davvero miracoloso e benefico».
Nell’ottobre del 1976 Isabelita viene trasferita e, finalmente, nel 1981 liberata ed esiliata in Spagna dove risiede tuttora.
Don Angelo sembra non sentire il peso dei suoi 95 anni. Ci congeda con il saluto Masai completo di benedizione e di energica stretta di mano. E promette: «La prossima volta parliamo dell’Africa!»

Patrizio Righero Isabelita Peron durante un comizio

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