ROCCO BUTTIGLIONE, nato a Gallipoli nel 1948, è stato il leader del Ppi dal 1994 al 1995, anno in cui fondò il Cdu, divenendone segretario nazionale. Nel 2002 insieme a Pier Ferdinando Casini, diede vita all’Udc. Nel 2001 venne nominato Ministro per i rapporti con l’Unione europea nel II governo Berlusconi. Nel III governo Berlusconi (2005) venne nominato ministro dei Beni culturali. Già Presidente Udc, attualmente è senatore della Repubblica.
On. Buttiglione l’Udc ha deciso quali alleanze contrarre alle prossime elezioni politiche di primavera?
Nelle settimane scorse, il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa ha riunito il Consiglio nazionale del partito per decidere la linea politica da intraprendere in vista delle ormai prossime elezioni politiche. Il segretario ha proposto di creare il Ppe italiano, contribuendo a realizzare un’alleanza di centrodestra. Il Consiglio nazionale Udc ha approvato la proposta del segretario a larghissima maggioranza.
Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a rientrare nel centrodestra? Ed in vista del voto, l’Udc sarà la quarta gamba moderata dell’alleanza?
Il quadro politico italiano non è dei più semplici. Oggi bisogna creare le condizioni perché gli elettori democratico cristiani trovino nuova rappresentanza politica. Noi apparteniamo al Ppe e in Europa il Ppe è alternativo alla sinistra. Inoltre la fallimentare esperienza politica di cinque anni fa, quando l’Udc si presentò in alleanza con Monti, ci ha dimostrato una volta di più la necessità di collocarci laddove c’è più consonanza ideale e programmatica con i nostri ideali: tra i moderati ed i liberali italiani.
Il segretario Cesa ha revocato la nomina dell’on. Giuseppe De Mita a vice segretario del partito, reo di aver criticato l’accordo con le altre forze del centrodestra. Non tollerate più il dissenso?
Ci mancherebbe! L’amico De Mita è libero di seguire i propri convincimenti. Molte delle sue preoccupazioni sono le nostre (penso ad esempio alla necessità di non confluire in FI), tuttavia un vice segretario non può (come ha fatto l’amico Giuseppe De Mita), non riconoscere la legittimità del voto del Consiglio nazionale Udc che ha deciso l’alleanza di centrodestra. Il nostro segretario è stato costretto a questo doloroso passo.
Pensate ad una federazione con Fi o ad una alleanza con Rivoluzione cristiana di Gianfranco Rotondi?
L’Udc deve tornare ad essere presente nel dibattito pubblico, lo dobbiamo a centinaia di migliaia di militanti e gruppi dirigenti sparsi sul territorio che non ci stanno a veder ammainare il simbolo dello scudocrociato. Saremo alleati con Forza Italia, ma non ci faremo annettere. Allo nostra identità e autonomia non intendiamo rinunciare. Quanto a Rivoluzione cristiana, il dialogo è serrato ma noi non intendiamo confluire nelle liste del partito di Berlusconi cosa che al momento pare voler fare Rc.
Come valuta la crisi del Pd? E come contrastare i populismi?
La crisi del Pd viene da lontano e non può essere intestata esclusivamente a Matteo Renzi. È fallito il progetto della contaminazione tra ex Dc ed ex Pci. Del resto già Augusto del Noce parlò di “progetto bieco” a proposito di una possibile osmosi tra le due culture politiche. Quanto al populismo, lo si combatte con la buona politica e rinegoziando l’idea di Europa fin qui realizzata.
Nessun imbarazzo per l’Udc all’idea di allearsi con Lega e Fdi?
Nessun imbarazzo! Quel che conta è chi detta le carte all’interno dell’alleanza. E scommetto che non sarà Salvini. I moderati avranno la maggioranza dei voti all’interno della coalizione, ne sono certo! E vedrà che l’obiettivo sarà raggiunto grazie all’Udc. Mi fa paura invece il populismo distruttore rappresentato dai grillini, perché giocano a sfasciare le istituzioni.
Quali le vostre priorità politiche?
A livello politico direi che è irrinunciabile rilanciare l’idea di un Europa politica e non solo economica. Bisognerebbe tornare a De Gasperi! Così com’è l’Europa non funziona, inutile nasconderlo. L’altro grande tema riguardi i giovani. Quale futuro intendiamo garantire loro? Servirebbe realizzare una “nuova economia della conoscenza” e per far questo bisognerebbe investire ingenti risorse nella scuola italiana.
Perché la maggioranza degli intellettuali e dei docenti italiani sono collocati a sinistra? L’Udc come intende rinsaldare i legami con la Chiesa cattolica?
Il discorso è complesso. Certamente la Dc non fu capace di fare massa critica. La cultura post Sessantottina diede vita ad una sorta di “pedagogia socializzante” che contribuì ad un involuzione generale del sistema scuola. Bisogna anche dire, per completezza di informazione, che associazioni come l’AIMC e Comunione e Liberazione hanno svolto e tuttora svolgono una funzione importantissima nel veicolare i valori cattolici. Oggi (e vengo alla seconda parte della sua domanda), è fondamentale non tanto realizzare il partito unico dei cattolici (non vi sono le condizioni culturali prima ancora che politiche), quanto tornare ad essere credibili agli occhi dei laicato cattolico. L’Udc nella prossima campagna elettorale cercherà di incarnare autorevolmente i valori di sempre del cattolicesimo sociale e liberale italiano. Sono convinto che gli elettori ci daranno fiducia. I cristiano democratici hanno ancora molto da dire.
Enzo Cardone

Il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione durante la cerimonia per la nuova edizione del master Safe in gestione delle risorse energetiche presso L’ambasciata Polacca a Roma, 13 febbraio 2012.
ANSA/FABIO CAMPANA