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Personaggi  

Intervista impossibile al Vicolo Paris

Intervista impossibile al Vicolo Paris

22 giugno 2014

Via Trento e via Lequio sono collegate tra loro dal vicolo Paris, una viuzza stretta, lunga una cinquantina di passi, non asfaltata ma acciottolata, vietata al traffico. Le grondaie dei palazzi che si fronteggiano si toccano quasi e lasciano passare attraverso lo spazio libero scorci di luce. I vicoli sono caratteristici dei centri storici, ma la progettazione urbana contemporanea li ha eliminati, perché privilegia strade larghe, con facilità di circolazione.

Questo vicolo è dedicato al Paris che ha preso parte alla spedizione dei Mille di Garibaldi?

No, quello era Cesare Andrea, la targa di questa via si riferisce invece a Giovanni Andrea, nato nel 1774. Da giovane era stato un fervente giacobino e aveva preso parte agli avvenimenti politici di Pinerolo svolgendo anche la funzione di “maire” nel 1800. Di professione era avvocato, ma aveva la passione per la letteratura ed era stato autore di commedie e tragedie, rappresentate al teatro di Pinerolo con un discreto successo.

Quali sono le sue opere più famose?

Il primo lavoro, pubblicato da Paris all’età di 17 anni  a Carmagnola, presso Pietro Barbiè,  rivela già dal titolo la sua indole umoristica: “Venendo decorato della Laurea in ambe leggi il signor Eligio Tempia nella Regia Università di Torino addì 2 di maggio 1791”. Quest’opera, che contiene sonetti,  oltre che di Paris anche di  Giuseppe Massa e Giuseppe Tempia, si può trovare al museo del Risorgimento di Torino. L’altra commedia, pubblicata a Pinerolo dalla stamperia Peyras e Scotto nel 1792, è consultabile nella biblioteca di Giurisprudenza dell’Università di Torino ed è intitolata: “Nei faustissimi imenei del signor Tommaso Grana colla damigella Teresa Poliotti ambi di Pinerolo”.

Non mi sembra granché …

Certo, altrimenti non gli avrebbero dedicato un vicolo, ma un corso o una piazza. Comunque va detto a suo favore che nel 1818 Giovanni Paris fu fondatore dell’accademia “Colonia del Chisone”,  un’associazione di persone dotte, con norme e leggi fisse, che aveva lo scopo di coltivare le discipline letterarie e che ebbe il merito di stimolare la ricerca di antichi documenti relativi alla storia pinerolese, soprattutto riguardo ai principi d’Acaja.

Le accademie non sono istituzioni ufficiali?

Quelle delle Belle arti, delle scienze, o militari, ma esistevano anche accademie “minori”, che erano associazioni private, spesso con titoli bislacchi e burleschi (gli Umidi, i Rozzi, gli Apatisti, gli Umoristi, gl’Insensati, ecc.), che ne rivelavano  la tendenza per il facile e il superficiale ed erano diffuse in tutte le regioni d’Italia. Ad esempio, nei centri provinciali del Piemonte, troviamo l’accademia degli Innominati a Bra, quella degli Hombresi a Carmagnola, l’Accademia della Gabbia a Ivrea, gli Irrequieti a Chieri.

Non sarebbe stato più giusto intitolare il vicolo a Paris Cesare Andrea?

La toponomastica non è una scienza esatta e dedicare una via a un personaggio piuttosto che a un altro è una scelta dei vari amministratori che si susseguono. Può darsi che abbia influito il fatto che il padre Ignazio, di tendenze liberali, aveva preso parte ai moti insurrezionali del 1821 e che Cesare Andrea, in una sorta di continuità di ideali col genitore, aveva portato nella spedizione dei Mille la sciabola che il padre cingeva durante i moti.

Sono partiti in tanti dal Piemonte al seguito di Garibaldi?

No, poco più di una decina. Per la maggior parte i volontari erano Lombardi, Veneti, Liguri. Del pinerolese, oltre a Cesare Andrea, che non era proprio un ragazzo perché aveva quarant’anni, c’era Michele Berino di Barge, che di professione faceva il panettiere. Tra il primo e il 4 maggio 1860 oltre mille volontari si raccolsero presso Quarto, alla periferia di Genova.

Erano tutti “teste calde”?

Sicuramente ci sarà stato qualcuno in cerca di avventura o che aveva qualche cosa da farsi perdonare e preferiva cambiare aria, ma c’erano anche persone per bene: 150 avvocati, 100 medici, 20 farmacisti, 50 ingegneri, e circa 500 tra artigiani e commercianti. Pur essendo di estrazione sociale diversa, tutti militavano  nella sinistra repubblicana e avevano alle spalle delle esperienze cospirative. Non sono mancati letterati illustri come Cesare Abba, che ci ha lasciato il resoconto della spedizione, o Ippolito Nievo.

Che ne è stato di tutti loro?

I garibaldini, dopo l’incontro di Teano, non vennero inseriti nell’esercito piemontese, ma furono sciolti. Varie interpellanze chiesero al governo di concedere una pensione ai reduci che avevano consegnato al re Vittorio Emanuele II tutta l’Italia meridionale. Fu istituito un Comitato con il compito di stabilire i nomi dei partecipanti alla spedizione, da cui risulta che erano1089. La legge n. 2119 del 22 gennaio 1865 diede l’assenso per concedere la pensione e confermò il rilascio delle autorizzazioni a fregiarsi della medaglia. Prima ci fu però un lungo lavoro, che fu portato a compimento nel 1877, ma l’elenco definitivo fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale solo il 12 novembre 1878. Paris era morto tre anni prima.

°°°

In altre città italiane si trovano vicoli, come a Napoli o a Genova. Sono animati tutto il giorno da personaggi non illustri, le cui vite, spesso alla deriva, hanno ispirato poeti e cantautori. In vicolo Paris invece di rado  si vede qualcuno.

Giuseppe Campanaro

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