21 Ottobre 2015
Il vescovo di Kumbakonam racconta l'India che vuole andare a scuola

21 ottobre 2015
Prima di tutto un dono. Una stola di seta rossa che il vescovo indiano Antonisamy Francis ha appoggiato sulle spalle di monsignor Pier Giorgio Debernardi. Così come impone la tradizione. L’incontro tra i due vescovi è avvenuto a Pinerolo lo scorso 7 ottobre, grazie alla Onlus Ashar Gan che da quest’anno opera anche nella regione del Tamil Nadu, nella parte meridionale dell’India. Ad accompagnare monsignor Francis anche due presbiteri che hanno studiato a Roma e conoscono bene l’italiano.
La diocesi di Kumbakonam ha solo 114 anni ma il vescovo Antonisamy Francis la definisce “antica”. Almeno nel contesto dell’India. I cattolici sono circa 200.000 su un totale di tre milioni di abitanti per lo più induisti.
«La maggior parte della nostra popolazione – spiega monsignor Francis – si dedica all’agricoltura e la mia diocesi è essenzialmente una diocesi missionaria. Il nostro motto si basa su due principi: evangelizzazione ed educazione». Le scuole sono il punto di forza della diocesi: 8 secondarie superiori, 16 licei, 28 scuole medie, 65 scuole elementari, una scuola speciale per bambini sordomuti e più di 35 alloggi per i bambini.
«Le nostre scuole sono aperte a tutti, specialmente ai poveri e agli emarginati, indipendentemente dalla casta, dal colore, dal credo e dalla lingua. Di tutte queste istituzioni gli studenti Cattolici costituiscono il 28%, quelli Hindu circa il 70% mentre il resto sono Musulmani e persone appartenenti a diverse confessioni. Le scuole sono gestite da un’associazione diocesana di Kumbakonam ed io sono il presidente di questa associazione».
Il governo dell’India, però, non le sostiene in alcun modo anche se rendono un servizio pubblico a tutti. E non aiuta gli studenti cristiani nemmeno se appartengono alle caste inferiori per le quali sono previste borse di studio. «La cosa singolare – puntualizza monsignor Francis – è che la maggior parte dei dirigenti dello stato provengono dalle nostre istituzioni. Esse sono stimate non solo per gli alti standard accademici (soprattutto per i corsi di inglese) ma anche per la l’insegnamento di valori morali e spirituali. Però quando arrivano al potere se ne dimenticano…».
Le scuole diocesane non sono pensate solo come uno strumento di promozione umana e culturale. «La diocesi considera le istituzioni educative come strumenti in grado di eseguire la missione di evangelizzazione, specialmente nelle aree dove nessun’altra attività pastorale è possibile».
I problemi certo non mancano. Molte delle strutture iniziano a sentire il peso degli anni (sono state costruite, infatti, all’inizio del secolo scorso) e necessitano di interventi. Le famiglie cristiane, inoltre, sono in genere molto povere. Vivono di agricoltura ma non sono posseggono i terreni che lavorano. E poi ci sono gli orfani che non possono contare su nessun aiuto. Qui si inserisce la preziosa attività di Ashar Gan che promuove adozioni a distanza per sostenere i ragazzi più bisognosi nel loro percorso di studi.
Per i volontari della Onlus il vescovo Francis spende parole di sincera gratitudine: «A nome della diocesi di Kumbakonam, ringrazio con tutto il cuore il presidente Adriano Dal Col e il signor Giovanni Priola e gli altri membri di Ashar Gan per il loro grande lavoro e il supporto concreto ad oltre 100 bambini e ragazzi poveri che potranno così proseguire gli studi. Apprezzo molto tutti i nostri cari benefattori che hanno adottato a distanza gli studenti per favorire la loro educazione».
Un ultima battuta sul “caso” dei marò italiani: «Non succederà nulla – assicura il vescovo – è solo una prova di forza del governo che cerca di rimandare al oltranza il processo. Come vescovi cattolici dell’India abbiamo scritto una lettera di protesta per chiedere il rilascio dei due militari italiani».
P.R.
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