Intervista con la nipote dello statista piemontese, recentemente nel mirino dei media La storia si fa sentire eccome. Anche dopo la conclusione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità nazionale. Anche e soprattutto per chi, come Giovanna Giolitti, ha una firma che non passa inosservata.
Suo bisnonno le ha lasciato in eredità un cognome “impegnativo”. Le pesa?
Sono nata in una famiglia in cui il senso dello Stato e delle Istituzioni è molto sentito. La mia famiglia è intrisa di storia poiché non solo il Bisnonno, con la sua politica e presenza attiva al Governo d’Italia per oltre un ventennio, ha influito sulla mia devozione alla mia famiglia. Se penso ai suoi antenati non posso che sentire l’onere morale di portare avanti la tradizione familiare nel miglior modo possibile. La scelta di vivere nella casa di famiglia ha questo significato, non perdere la memoria storica ma portarla nel futuro.
Per rispondere alla sua domanda quindi non posso che affermare di essere orgogliosa delle mie radici ma, al contempo, purtroppo devo rilevare che il mio cognome costituisce spesso fonte di pregiudizi e spettacolarizzazioni che non hanno ragion d’essere.
Nelle ultime settimane è stata presa di mira da diversi giornali, locali e non solo, per via della denuncia “di esercizio abusivo della professione di avvocato”. Come stanno veramente i fatti? E da dove è nato l’equivoco?
L’avvocato Giancarlo Perassi ha instaurato tre cause innanzi al Tribunale di Pinerolo E le ha perse. Io ero il legale con delega congiunta e disgiunta insieme con un collega, della controparte dell’avvocato Perassi. Quest’ultimo, al momento di notificare gli atti di appello, invece di notificare gli stessi o a me o al collega presso il mio studio in Cavour, ha ritenuto di domandare al Consiglio dell’ordine di Pinerolo a chi avrebbe dovuto notificare gli appelli, stante la circostanza per cui io risultavo Avvocato stabilito o altrimenti detto ABOGADA invece di dottoressa con patrocinio.
Il Consiglio dell’ordine di Pinerolo, essendo iscritta al Consiglio dell’ordine avvocati di Cagliari (sezione elenco stabiliti, dal 17.01.2011), ha ritenuto sussistere una presunta incongruenza poiché, a dire del Consiglio, il patrocinio mi sarebbe scaduto nel giugno 2010: nella specie mi è stata contestata la redazione di due atti nelle cause sopra menzionate, e che io avrei esercitato fino al dicembre 2010, allorquando solo in data 17.12.2010 presi coscienza e notizia della scadenza del patrocinio poiché mi fu notificato il provvedimento di cancellazione dall’albo dei praticanti abilitati (notifica a me e al Pubblico Ministero in data 17.12.2010).
Da tale momento mi sono astenuta da qualsivoglia attività fino all’iscrizione all’albo degli avvocati stabiliti di Cagliari in data 17.01.2011. Ha fatto seguito la mia iscrizione nel registro degli indagati cui successivamente il Procuratore della Repubblica di Pinerolo ha richiesto l’archiviazione. Il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Pinerolo ha proposto opposizione all’archiviazione e il GIP Gianni Reynaud ha ritenuto che l’azione penale dovesse proseguire nei miei confronti rimettendo gli atti alla Procura per la formulazione dell’imputazione. Ad oggi nessun provvedimento giudiziario per la formulazione dell’imputazione mi è stato notificato, e quindi le dichiarazione rese da alcuni organi di stampa non corrispondono alla verità storico processuale. Sono in possesso dell’abilitazione a esercitare la professione forense su tutto il territorio della Repubblica Italiana.
Giustizia italiana e giustizia europea: sono ancora due mondi paralleli?
Purtroppo il sentire europeo è ancora molto distante dal sentire comune. Gli stati membri fanno fatica ad abbandonarsi ad un ente sovranazionale, insomma si vuol far parte dell’Europa ma non si vuole abbandonare il comando delle singole posizioni. La CEE e poi l’UE sono fonte di arricchimento culturale, politico ed economico, sono la concretizzazione del vero significato di democrazia, l’integrazione di diverse popolazioni, con politiche e modi di pensare diversi. A mio parere non possono che costituire fonte di miglioramento e malgrado ci siano delle difficoltà oggettive nella realizzazione di certi percorsi occorre che gli Stati membri si impegnino a mezzo dei propri rappresentanti ad una maggior efficacia delle istituzioni europee, di talché il diritto transnazionale venga realmente applicato. Avendo un forte senso di appartenenza allo Stato italiano non vivo l’Europa come la cancellazione delle opportunità nazionali ma come un’integrazione alle carenze stesse che per scelte politiche o altro purtroppo viviamo. Occorre pensare che sia dal punto di vista del diritto di famiglia che dei rapporti economici non è più sufficiente l’applicazione del diritto nazionale ma sta diventando sempre più necessaria la conoscenza del diritto comunitario ed internazionale e conseguentemente l’applicazione dello stesso.