Dicembre 2013
Classe 1963, Ermanno Eandi è un personaggio nel vero senso della parola. Mai banale, sensibile, capace di vedere e raccontare il cuore dell’uomo.
Le sue performance artistiche sanno coinvolgere il pubblico e condurlo in un mondo “altro”, a due passi dalle stelle.
Ermanno, ma si può vivere di poesia?
Di poesia si può sopravvivere. La scelta di vivere di poesia è ardua, oggi come oggi quasi impossibile, rinunciando a molto si può fare. A quel punto ci si rende conto che la nostra vera ricchezza è nel caveau del cuore e non in quello delle banche, sentire l’affetto della gente, la luce dell’anima di chi ti è vicino e volergli bene.
E senza?
Può suonare un violino senza corde? Un pianoforte senza tasti? Allo stesso modo non può vivere un uomo senza poesia.
Quale è il cuore dei tuoi spettacoli?
È la mia anima, la mia sensibilità ed anche la mia ironia, che per magia, grazie ad un filo impalpabile di gioia, viene trasmessa al pubblico. Solitamente i miei spettacoli di poesia sono allegri, simpatici e coinvolgenti. Grazie all’ironia si rende fruibile al pubblico la poesia, in più sono armonizzati da brani musicali eseguiti da ottimi professionisti o da basi con pezzi celeberrimi. Il mio spettacolo è una sorta di cabaret-poetico che può essere eseguito in teatro, alle feste di piazza o alle convention, per dare un tocco di classe e sensibilità in più agli eventi sempre con garbo, simpatia e professionalità.
Sport e poesia: un matrimonio possibile?
Un matrimonio non solo possibile ma soprattutto reale. Pensate alle emozioni che suscita lo sport. Il pathos, la gioia, la tristezza e la bellezza del gesto atletico sono tutti gli ingredienti magici per realizzare una poesia. Infatti ho avuto l’onore di abbinare la poesia e lo sport in molte occasioni, con spettacoli per tifosi, antologie sportive e, grazie alla fiducia di Xavier Jacobelli, sono stato il curatore della rubrica “la poesia dello sport” su Tuttosport. È stato un successo, ho avuto l’onore di pubblicare tantissimi ottimi poeti che hanno dato lustro al quotidiano.
La passione granata: è solo tifo o qualcosa di più?
Premesso che sono un tifoso del Toro, la verità è che ancora una volta è stata la poesia a ad aiutarmi ad essere granata. Nel 1999 realizzai un quadro poetico per il 50° anniversario di Superga, da allora ho avuto la gioia di portare la mia fede granata ovunque e ho addirittura l’onore di avere un toro club a me dedicato a Frossasco. Spiegare cosa vuol dire essere granata? Il toro è un fede al di sopra della realtà!
Recentemente hai dedicato una poesia a Papa Francesco: quanto è importante la fede nella vita di un poeta e di un artista?
Fede e arte è un binomio inscindibile, l’esempio più chiaro sono le preghiere che sono poesie rivolte a Dio. Nel mio caso – parlo da credente – ritengo che sia giusto ringraziare colui ha mi donato l’immenso dono della sensibilità poetica, ed è ovviamente all’Altissimo che rivolgo le mie poesie.
In campo religioso ho realizzato molte opere, la prima è stato un quadro poetico dedicato alla Sindone, che è stato letto in mondovisione nel 1998, in occasione della visita a Torino di Giovanni Paolo II per l’Ostensione della Sindone. Ho scritto alcune opere dedicate alla fede cristiana, alcune mistiche e altre che sono inni alla gioia. In questi giorni ho scritto una poesia dedicata a Papa Francesco, vendendo la sua anima così lucente e la grandezza della sua persona non ho potuto resistere: dovevo offrire la mia arte ad un grande uomo e così ho fatto.
Pa.To.