8 Marzo 2012
Donna e madre
Giaveno. La storia di una vita salvata grazie ad un volontario del CAV «Vivere a pieno la mia maternità: è questo che mi fa sentire veramente donna». Sono queste le parole di Alice, mamma di Federica (i nomi sono di fantasia), una bella bimba di tre mesi, dagli occhi azzurri e la carnagione olivastra.
Alice era già mamma di un bimbo di cinque anni quando ha scoperto di essere nuovamente in dolce attesa. «Questa volta però a fare il test ero da sola — racconta Alice ripensando a quel momento — il mio fidanzato mi aveva appena lasciata per un’altra».
Trovandosi sola e senza lavoro crede di non poter portare avanti la gravidanza. La sua soluzione: l’aborto. Un giorno però la situazione cambia e cambia anche il destino della sua bambina. Si prospetta davanti a loro solo la vita.
Com’è avvenuto il cambiamento?
Grazie ad un volantino che ho ricevuto un pomeriggio: avevo appena finito tutte le analisi e i controlli per l’aborto ed ho pensato di fare un giro in centro per rilassarmi un po’, quando una signora mi diede un volantino. Era del Centro di Aiuto alla Vita. Ho dato un’occhiata veloce a quel piccolo foglietto e mi sono sentita spiata dentro. L’ho così lasciato per qualche giorno tra le scartoffie in salotto. Mi è ripassato tra le mani il giorno prima dell’aborto. Ho deciso di leggerlo tutto: sembrava fatto apposta per me. Ho così chiamato il numero verde Sos Vita, scritto sul volantino, per capire cosa avrebbero potuto fare per la mia situazione. Mi hanno fatto contattare subito da due volontari del Centro di Aiuto alla Vita “L’Annunciazione” di Giaveno e mezz’ora dopo ci siamo incontrati.
Cosa ti hanno proposto i volontari?
Dati i miei problemi economici mi hanno assicurato che avrei avuto l’asilo gratuito per il mio primo bambino. Se avessi deciso di tenere il piccolo che continuava a crescere in me, nonostante io non lo volessi, mi avrebbero fornito per diciotto mesi: pannolini, pappe, indumenti, biberon, ciucci e tutto il necessario per la sua crescita.
Hai accettato subito il loro aiuto?
No, ho detto loro che ci avrei pensato. Promettevano, ma io come potevo sapere che mi avrebbero aiutata davvero? Ci ho pensato tutta la notte e il giorno dopo sono comunque andata in ospedale.
Non hai però scelto l’aborto. Perché?
Non ce l’ho fatta. La mattina dell’intervento ho incontrato in ospedale il volontario che avevo visto la sera prima. L’ho salutato e lui mi ha detto: «Essere mamma è un dono che potete ricevere solo voi donne». In quel momento ho pensato al mio bambino di 5 anni, a quante cose abbiamo fatto insieme e quante ne faremo, ho pensato a quante gioie e quanti dolori mi aveva procurato la sua vita. Le gioie erano molte di più. Ho capito che essere mamma è veramente un dono tutto nostro che non potremmo mai barattare con nessun’altro dono. Ho capito che non potevo privare chi cresceva in me di tutto questo, anche perché ero certa che il Cav di Giaveno mi avrebbe aiutata, e così è stato. Dobbiamo imparare a fidarci. Io l’ho fatto e ne sono fiera. Ho cambiato idea grazie alle promesse fatte dai volontari del Cav “L’Annunciazione” ma soprattutto grazie alle parole di un uomo e sono certa che un giorno la mia bambina lo ringrazierà.
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