4 Dicembre 2011
Davide Cerullo: una vita controcorrente
Pinerolo. Un ex camorrista ha incontrato i giovani delle scuole
“Denunciare non serve a niente: bisogna essere d’esempio per cambiare”
Davide Cerullo: un nome, una storia. Come tutti. Solo che quella di Davide inizia poco fuori Napoli, in un paesino dove suo padre teneva le pecore al pascolo. Dopo alcuni anni si trasferisce a Scampia, un quartiere nel centro della città partenopea, tristemente conosciuto per il dominio incontrastato della camorra. Anche lui, poco più che bambino, a 14 anni, si trova coinvolto: gestisce da solo una piazza di spaccio. È una storia di violenza psicologica, di convincimento, di sopraffazione economica, di poliziotti corrotti e di camorristi che pagano il funerale alla famiglia dei loro assistiti. Davide la racconta ancora come se le cose avvenissero ora davanti ai suoi occhi. In parte è così: a Scampia la camorra non è scomparsa, anzi, è forte quanto prima. Davide finisce in carcere per spaccio. Un giorno legge alcune pagine della Bibbia e vi trova il suo nome: un Davide pastore, come lo era suo padre. Strappa le pagine e se le porta in cella. Le legge e le rilegge e qualcosa in lui comincia a cambiare. Alla fine, scontata la sua pena, esce. Fuori incontra preti e suore con un grande cuore che non lo giudicano e che anzi gli vogliono bene. Grazie a loro inizia ad accorgersi che anche lui può essere diverso e che la camorra – quel sistema in cui viveva fin da bambino, che credeva essere il meglio per la sua vita (tanti soldi, essere temuti e rispettati: questi sono i premi che ti offrono i camorristi) – in realtà non è un bene per nessuno. Decide di ripulirsi definitivamente. Non denuncia nessuno però, perché questo metterebbe in pericolo la sua famiglia (che subito non accetta la sua scelta di mollare completamente la camorra) e non gli permetterebbe di rimanere in mezzo alla gente e di far vedere che ci sono altre possibilità. Adesso è un padre di famiglia, un uomo “pulito”, che lavora onestamente e che va ancora a Scampia a trovare chi conosce ma anche chi non conosce, nella speranza che vedano che ci sono altre possibilità. Questa è la storia di Davide. Così l’ha narrata a tanti giovani anche a Pinerolo: tra venerdì 18 novembre e sabato 19 ha tenuto tre incontri in altrettante scuole superiori (Marie Curie, Buniva e Istituto Maria Immacolata), ha presentato il suo libro all’Oratorio San Domenico e, sempre qui, ha fatto un incontro con i ragazzi più giovani della parrocchia. Davide è contento d’incontrare i giovani: «ho riscontrato una forza inumana in loro: giovani che veramente vogliono potere credere nella libertà e nella felicità. Giovani che vogliono sentire parole d’incoraggiamento: per vincere le paure (di vivere, morire, amare, del futuro e del presente). Ho ricevuto tantissima forza dai giovani perché loro sono una potenza ma bisogna renderli protagonisti». L’ultima cosa su cui spinge è questa: «Denunciare e basta, come ha fatto Roberto Saviano, non serve a niente: è solo un giudizio. Bisogna starci in mezzo per cambiare le cose».
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