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Aosta e Ivrea: due diocesi lungo la Dora Baltea

Aosta e Ivrea: due diocesi lungo la Dora Baltea

Alla scoperta della Chiesa in Piemonte e Valle d’Aosta Per entrambe le diocesi il primo documento scritto risale al 451: al sinodo di Milano, in preparazione al Concilio di Calcedonia, compaiono il presbitero aostano Grato a nome del vescovo Eustasio e un rappresentante (di cui si ignora il nome) del vescovo eporediese Eulogio. La diocesi di Ivrea, nel periodo napoleonico, assorbi dal 1802 al 1817, quella aostana. Oggi questa, il cui territorio corrisponde all’omonima regione, si estende su una superficie di 3262 kmq, ha circa 125.000 abitanti raccolti in 93 parrocchie ed è guidata, dal 18 dicembre scorso, dal valdostano Franco Lovignana. È vescovo di Ivrea dal 1999 Arrigo Miglio, il territorio si estende per 1850 kmq, le parrocchie sono 141, la popolazione supera i 200.000 abitanti. Verso l’anno 1000 il vescovo eporediese divenne un rilevante signore feudale; Varmondo (969/1002 ca.) fu la massima espressione di un momento di fioritura (nel sec. IX è attestata a Ivrea una scuola vescovile del cui scriptorium sono conservati parecchi codici). Al secolo XI risalgono le fondazioni monastiche di Fruttuaria (San Benigno), voluta da Guglielmo da Volpiano, e di Santo Stefano. Sul finire del Duecento compaiono i francescani e i domenicani; il vescovo Alberto Gonzaga (12989/1320) promuove un monastero di clarisse. Dal 1504 al 1610 la sede vescovile fu affidata ad esponenti della famiglia Ferrero di Biella; un’epoca felice, caratterizzata in campo sociale dalla ripresa economica e in campo ecclesiale da un fiorire di stupende chiese e di una forte ripresa della vita devozionale con l’apporto di varie confraternite, fu quella dell’episcopato De Villa (1751/1763). Alla sede di Ivrea fu destinato nel 1802 l’allora vescovo di Pinerolo, il Grimaldi. Due presuli di rilievo, l’uno battagliero per la partecipazione dei cattolici alla vita politica e al Vaticano II per l’antinfallibilismo, l’altro per la attenzione pastorale e per la condivisione degli obiettivi del nascente movimento liturgico, furono Luigi Moreno (1838/1878) e Matteo Filippello (1898/1039). Al vescovo Rostagno, difensore del suo popolo negli anni della resistenza, successe nel 1960 il pinerolese Albino Mensa, dal 1966 a Vercelli. Da Ivrea sono venuti a Pinerolo due vescovi: Pietro Giachetti (1976/1998) e Pier Giorgio Debernardi. Successore di mons. Mensa, sulla cattedra eporediese, è stato un vescovo noto nell’episcopato italiano dagli anni del Vaticano II: mons. Luigi Bettazzi. La frammentarietà dei documenti non permette notizie precise sui primi secoli di vita della chiesa di Aosta. Il già citato Grato, successore di Eustasio, è venerato col titolo di santo ed è invocato soprattutto nella campagna (anche del Pinerolese) quale protettore contro i temporali. Con l’invasione dei Franchi la valle entrò nell’area culturale e linguistica francofona e sino al 1829 si osservò in essa la liturgia gallicana. Staccatasi da Milano la diocesi divenne (e tale rimase sino al 1802) suffraganea della diocesi francese di Tarantaise, la cui sede episcopale era a Moutiers. Il vescovo Anselmo (994/1026) fu il promotore dello sviluppo edilizio della città con la ricostruzione della cattedrale e della chiesa di sant’Orso (sacerdote vissuto tra il VI e il VII secolo); san Bernardo, arcidiacono di Aosta, fondò l’ospizio sull’omonimo passo; ad Aosta nacque sant’Anselmo (1033-1109), teologo e filosofo, arcivescovo di Canterbury e primate di Inghilterra. Nel 1132 i canonici di sant’Orso si costituirono in comunità secondo la regola di Agostino. Nel 1536 la Valle, nonostante le influenze riformate della confinante Svizzera, confermò l’adesione alla chiesa cattolica romana. Nel 1656 ebbe inizio una serie di vescovi savojardi; tra essi spicca il fondatore del seminario, Pierre-Francois de Sales, della famiglia di san Francesco di Sales, che resse la diocesi negli anni 1743/1786. Intanto la Valle era stata duramente provata dalla peste del 1630, dalla devastazione per il passaggio di eserciti tra il 1600 e il 1700. Nel 1700 fu fissata l’organizzazione parrocchiale e furono fondate parecchie scuole che abbassarono il livello dell’analfabetismo. La diocesi ricostituita nel 1817 fu suffraganea di Chambery sino al passaggio (1860) della Savoia alla Francia. Da allora entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Torino. Nel 1861 la popolazione della Valle (e della corrispondente diocesi) diventò una minoranza francofona del Regno di Italia. Lo stato impose la lingua italiana, l’immigrazione portò popolazione di altre regioni, la Chiesa si trovò dapprima a contrastare la nuova situazione e poi dovette adattarsi.

Giorgio Grietti Mons. Giachetti e mons. Debernardi: gli ultimi due vescovi di Pinerolo, entrambi provenienti dalla diocesi di Ivrea

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