6 Ottobre 2015
AIMC al servizio dell'educazione. Intervista al presidente nazionale Giuseppe Desideri

6 ottobre 2015
Giuseppe Desideri, docente universitario (si è laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Progettazione Educativa), è dal 2010 il Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (il secondo mandato è iniziato nel gennaio del 2014). Giornalista pubblicista, ha pubblicato numerosi testi di approfondimento pedagogici e letterari. Componente della Consulta della scuola della CEI, Desideri è il direttore della rivista ufficiale dell’AIMC “Il Maestro”. L’abbiamo intervistato in occasione dei settant’anni della Associazione che dirige.
Quali sono le ragioni per le quali un docente italiano dovrebbe avvicinarsi all’AIMC?
Le ragioni sono molteplici. L’AIMC è una associazione unica nel suo genere. Non siamo un partito, tanto meno un sindacato. Ci rivolgiamo ai docenti italiani nella loro interezza. Il Paese sta attraversando un momento delicato e l’istruzione può rappresentare la strada maestra per il rilancio del “sistema Italia”. Serve un’istruzione che si rivolga al cittadino di domani nella sua interezza. Ecco- l’AIMC ha l’ambizione di educare le nuove generazioni ad un futuro inclusivo e plurale. Crediamo nei valori della laicità- declinati evangelicamente e questo ci spinge a superare l’indifferentismo di questi tempi difficili. Da diversi anni all’AIMC hanno aderito non solo docenti, ma anche numerosi dirigenti scolastici (non meno di un centinaio sparsi su tutto il territorio nazionale). Questo dato dimostra come l’AIMC sia capace di essere forza attrattiva e di dialogo tra i vari protagonisti del mondo della scuola.
Quali rapporti legano l’AIMC alle altre realtà del mondo cattolico?
In settant’anni di attività (siamo nati nel 1945 e nel settembre del 1946 abbiamo svolto il nostro primo congresso nazionale) siamo stati capaci di confrontarci e dialogare con quasi tutte le associazioni cattoliche. Ovviamente è stato più agevole confrontarsi e dialogare con chi ha operato (ed opera) nel mondo della scuola. In assoluto direi che due sono state le associazioni maggiormente vicine al nostro modo di operare: l’ UCIIM e l’Azione cattolica. Le confesso che mi piacerebbe realizzare una nuova e rinnovata intesa con il variegato mondo dell’associazionismo cattolico. A volte tutti noi (nessuno escluso) rischiamo di chiuderci nei nostri fortini. Questa tendenza va corretta.
Come immagina l’AIMC di domani?
Siamo orgogliosi e fieri della nostra storia e la rivendichiamo per intero. I nostri ispiratori e fondatori, Maria Badaloni e Carlo Carretto sono “maestri di valori” irrinunciabili. Tuttavia una associazione che guarda al futuro deve contaminarsi con le sfide poste in essere dall’attualità. Per l’AIMC immagino un futuro intessuto dell’esperienza di tutto il corpo docente italiano (perché noi ci rivolgiamo a tutti i docenti italiani e non solo agli insegnanti della scuola primaria) e per far questo è auspicabile pensare ad una associazione che cerchi di allargare la sua sfera di competenza verso una “rete di servizi” per docenti. Ma sono gli alunni il focus principale che determinerà il nostro successo o insuccesso.
Pensa a qualche novità all’interno dell’associazione per il futuro prossimo?
Sarà il prossimo congresso nazionale a valutare se apportare modifiche al nostro statuto. Credo che serva una discussione plurale tra tutti i soci a partire dalle dimensioni locali. Ma non voglio eludere la sua domanda: credo si possa lavorare per un maggiore accordo tra la dimensione provinciale e regionale (entrambe necessarie), a partire dalle esigenze dei territori. Inoltre si potrebbe prendere in considerazione l’idea di ridurre i mandati dei presidenti AIMC a partire da quelli di sezioni. Attualmente un mandato dura quattro anni, reiterabile per tre mandati consecutivi. Dodici anni sono tanti! Ridurre i mandati dei presidenti a tre anni (confermando però la possibilità di poter svolgere tre mandati consecutivi), potrebbe determinare un maggiore ricambio dei gruppi dirigenti. Quel che non va messo in discussione è il carattere democratico e partecipato della nostra associazione. Siamo fieri e orgogliosi del nostro livello di democrazia interna.
Quanti soci conta oggi l’AIMC a livello nazionale? In quali aree geografiche del Paese l’associazione è maggiormente radicata?
L’AIMC è ben radicata nel Paese. Ovviamente non si può sottacere che la crisi del mondo dell’associazionismo non ha risparmiato nemmeno noi. Attualmente gli iscritti sono circa 8.000, suddivisi in trecento sedi. Dobbiamo impegnarci maggiormente per rinnovare i nostri gruppi dirigenti, facendo emergere giovani di valore. Questo senza ostracizzare o penalizzare le personalità di esperienza che tanto hanno dato (e che tanto ancora possono dare) alla nostra associazione, in termini di idee, passione e competenze. Ma se vogliamo festeggiare altri settanta anni di vita, rinnovarsi risulterà fondamentale. Quanto al dato geografico, siamo ben presenti in tutta Italia. Le regioni che contano più iscritti sono Lombardia e Sicilia (Nord e Sud insieme per una volta!). Al Sud il radicamento è significativo. Al centro scontiamo qualche difficoltà che spero possa essere presto superata.
L’AIMC Piemonte quali apporti ha fornito nel corso della sua lunga storia?
L’AIMC Piemonte ha da sempre potuto contare su associati di valore e competenza. È così dal secondo dopoguerra. E ancora oggi, siamo consapevoli delle potenzialità espresse dalla vostra regione. Dalla Presidente regionale Bianca Testone al lavoro prezioso delle sedi sparse sul territorio (nessuna esclusa) l’attività svolta è altamente qualificata.
L’AIMC ha espresso una posizione critica rispetto alla riforma della scuola varata dal governo Renzi. Conferma la valutazione negativa?
Sì, assolutamente! Insieme ad altre trentadue associazioni (molte delle quali di ispirazione cattolica) abbiamo firmato nei mesi scorsi un documento critico rispetto ad una riforma impostata male e poco aderente alle problematicità presenti nella scuola pubblica italiana. Tuttavia non ci possiamo permettere il lusso di una sterile contrapposizione con il governo. La riforma oggi è legge dello Stato. Pertanto siamo chiamati a lavorare per migliorarne l’applicazione laddove possibile. Faccio un solo esempio: ogni scuola dovrà preparare un POF (Piano dell’Offerta Formativa) su base triennale. Qui possiamo (e dobbiamo) caratterizzarne e definirne obiettivi e potenzialità. Non tutto della riforma va respinto. L’AIMC è pronto a fare la sua parte per sostenere docenti e discenti. La scuola è un bene troppo importante per limitarsi a contestare.
Quali iniziative metterete in campo per festeggiare i settant’anni dell’associazione?
Ogni realtà territoriale è chiamata ad uno sforzo di rappresentanza. Le iniziative principali sono due: stiamo per pubblicare (il volume verrà dato alle stampe entro il prossimo mese di novembre) una raccolta biografica di “vita AIMC”. Pensiamo ad un libro che raccolga le esperienze più significative di questi settant’anni maturate sul territorio. Inoltre il 28 novembre presso il Museo dell’Arte del XXI secolo di Roma (il MAXXI) daremo seguito ad una mostra e ad un convegno nazionale incentrato sulla nostra storia antica e recente- ma anche – proiettato verso il futuro. Non vogliamo auto celebrarci, quanto intercettare le domande di senso presenti nel Paese.
Enzo Cardone
Presidente AIMC di Pinerolo
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