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Personaggi  

Addio ad Arnaldo Forlani

Addio ad Arnaldo Forlani

È tornato alla casa del Padre l’ultimo segretario nazionale – e lo fu per due volte in epoche diverse –  della Democrazia Cristiana e ultimo Presidente del Consiglio, dall’ottobre 1980 al giugno 1981, di quella che convenzionalmente viene definita “Prima Repubblica” probabilmente per distinguerla, con una significativa nostalgia per una politica di alto livello, dalla seconda: Arnaldo Forlani ha ricoperto tanti incarichi, parlametare, europarlamentare, ministro in vari dicasteri,  partecipazioni statali, rapporti con le Nazioni Unite, difesa, esteri e anche vicepresidente del Consiglio dal 1983 al 1987, sfiorando per trenta voti la Presidenza della Repubblica, dalla cui corsa, e siamo nel 1992, si fece da parte con alto senso delle istituzioni.

Sono state soprattutto le cariche politiche di partito che hanno messo in luce il suo stile e le sue abilità legate a semplicità, riservatezza, moderazione, che per un democristiano non è mai moderatismo, che va comunque letta alla luce del suo primo maestro, il sanguigno “cavallo di razza” Amintore Fanfani dalla cui corrente di “Nuove Cronache” poi si allontanò formandone una con Antonio Gava e Vincenzo Scotti, quando le “correnti” erano strumenti di analisi, dibattito, formazione, oltre che di organizzazione legata alle dinamiche interne in un partito con una vivace vita democratica con pochi banchetti ma veri congressi.

In queste prime ore dalla scomparsa del novantasettenne uomo politico pesarese sono tanti i ricordi che si susseguono come quello del Presidente della Repubblica Mattarella: “Forlani è stato una personalità  di spicco della Repubblica per una lunga stagione e la sua azione nel governo e nel partito  di maggiornaza relativa ha contribuito all’indirizzo del Paese, alla sua crescita democratica, allo sviluppo economico e al consolidamento del ruolo italiano in Europa, nell’Alleanza Atlantica, nel consesso internazionale. Lascia un segno di grande rilievo nella storia repubblicana … La fermezza delle posizioni si univa in lui con stile di cortesia e con atteggiamento rispettoso con gli interlocutori anche di posizioni contrapposte, atteggiamenti che assumevano essi stessi un valore politico e democratico”.

C’è chi lo ricorda colpito dal paradigma giustizialista di inizi anni novanta, quel “non poteva non sapere” che fu applicato solo ad alcuni e che lo portò, con la solita discrezione a mettersi in disparte, pur con un grande bagaglio di esperienza. È stato un politico quindi non sempre condiviso ma un uomo che ha vissuto con determinazione e principi chiari come si comprende bene nel ricordo che ne fa sul suo profilo social Paolo Palma allora giornalista parlamentare AGI: “Forlani era un democristiano autentico, maestro di centralità e mediazione. Non debole però come si potrebbe credere ricordando l’epiteto di “mammoletta” affibiatogli dal suo maestro Fanfani. Ci sono infatti passaggi della sua biografia in cui dimostrò coraggio e determonazione. Non debole, ma mite e di modi civilissimi. Simpatico anche, con quella sua aria un po’ stralunata, trasognata, distaccata che rifletteva a mio avviso una filosofia di vita. Penso sempre che alle sue spalle, nello studio di Piazza del Gesù, lessi il motto tardolatino incorniciato “Spera in Deo et fac bonitatem”. Mi colpì allora. Credo che fosse la sua bussola. Spero col cuore che l’abbia guidato fin lassù”.

Come non unirsi a questa profonda speranza cristiana?

Giancarlo Chiapello 

 

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