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Don Giorgetta: la penna di Eric Pearlman sa raggiungere e disegnare le profondità del cuore

Don Giorgetta: la penna di Eric Pearlman sa raggiungere e disegnare le profondità del cuore

La penna fluida ed incisiva di Eric Pearlman sa raggiungere e disegnare le profondità del cuore e le altezze apicali della sensibilità e della trascendenza. Ogni sentimento umano, ogni sua modulazione è presente nei suoi scritti poetici.

Talmente sono intensi ed intrisi di spiritualità che sembrano preghiere salmodiche al pari dei salmi biblici. Questi furono scritti per le varie situazioni della vita: morte, dolore, tentazione, ribellione. Lode, ringraziamento, benedizione. Impetrazione, richiesta di aiuto. Pentimento, contrizione. Così le poesie/preghiere di Eric Pearlman accarezzano l’animo umano. Lo sfiorano. Delicatamente. Come si toccano le corde di una cetra perché, con dolcezza, esprima la sua melodia. Ma non ha l’arroganza di sentirsi il suono migliore e primo o, peggio, unico. Si vuole armonizzare con tutte gli altri diversi suoni.

Non hanno premura, presunzione di assolutezza le parole di Eric . Sono alcune fra tante altre possibili. La bellezza è l’insieme dei suoni, delle voci, non l’unicità spocchiosa ed arrogante di chi vuole imporsi. Gridare di più, per essere notato di più. No.

Casomai Eric vuole “l’ultimo posto” talvolta solo sussurrando, altre volte cantando, altre ancora raccontando, ma sono sempre parole balsamiche che curano l’anima. La fanno trasalire, la inducono a guardare oltre. A guardare il cielo. Ad incontrare chi lo abita. Le espressioni taglienti e affascinanti di questo autore hanno una sorta di attrazione gravitazionale verso il cielo. Hanno la forza di rialzare dalle sabbie mobili dell’immobilismo e di scuotere le coscienze narcotizzate ed assopite. Di risvegliarle.

Sono parole /scintille che possono produrre un incendio se saranno alimentate da ciò che suscitano in ogni lettore. Sono, quindi, parole esortative, promozionali, pasquali. Fanno transitare da uno stato d’animo ad un altro. Insomma, sono come il lievito che fa fermentare, trasformare, nobilitare la massa. Quando le parole umane raggiungono questo traguardo sono parole benedette, sono parole generative.

Dopo aver letto, accolto, custodito perché meditato, il contenuto di questo “salterio”, l’animo ne esce arricchito, fortificato. Si sente in cammino. Cosa c’è di più bello che camminare e disegnare il pellegrinaggio della propria crescita, delle proprie sconfitte, delle proprie lotte e dei propri traguardi? Con l’ausilio di questo testo è possibile. Grazie al suo autore.

Don Benito Giorgetta

(16 febbraio 1955 Montemitro, Campobasso), sacerdote della diocesi di Termoli-Larino, parroco di San Timoteo in Termoli (Campobasso), licenziato in sacra teologia con specializzazione in mariologia. Dottore in bioetica, è giornalista pubblicista. Già docente di Teologia morale della sessualità e Bioetica presso l’Istituto Teologico Abruzzese Molisano  di Chieti. Presidente dell’Associazione “Iktus – Onlus”.

Eric Pearlman, L’ultimo posto, Ivo Forza-Vita Editrice, settembre 2024, pp. 136, € 12.

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