3 Marzo 2013
Se Augias invita sempre gli stessi opachi cattolici in tv

La rinuncia al soglio Pontificio di papa Benedetto XVI (rinuncia che certamente ha sorpreso e addolorato tutti i fedeli, senza per questo non averla compresa in tutta la sua nobiltà, visto l’attaccamento del Santo Padre, nei confronti della Chiesa di Cristo), ha generato clamore e discussione, su media e giornali. Ognuno è libero di affermare e scrivere quello che più ritiene opportuno (sempre nel rispetto delle persone, dei convincimenti religiosi e dello stesso Benedetto XVI), ma a tutto c’è un limite! Se sulle colonne de «La Repubblica», Eugenio Scalfari, preconizza la fine della Chiesa cattolica così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi (palesando superficialità di analisi e livore fazioso, ed esprimendo posizioni tipiche di un oltranzismo laicista), non di meno, ci sentiamo in dovere di stigmatizzare, Augias, che forte del programma televisivo in onda su Rai Tre «Le Storie, Diario Italiano», disinvoltamente banalizza il magistero papale di Benedetto XVI. La strategia posta in essere da Augias per screditare la chiesa cattolica è nota: invita nella sua trasmissione televisiva, esponenti cattolici, morbidi (ed usiamo un eufemismo!) rispetto alle idee preconizzate dal conduttore. Con tutto il rispetto per il teologo Vito Mancuso, è possibile che Augias non conosca altri intellettuali cattolici a cui dar voce? Mancuso pur autorevole e persona perbene, pare sempre balbettante di fronte al maestro laicista (si badi bene, laicista non laico!) per eccellenza, Augias. Ad esempio nella puntata del 15 febbraio, dedicata alla rinuncia di Benedetto XVI, l’autorevole conduttore, non ha lesinato critiche spietate al Santo Padre, a suo dire incapace di guidare la chiesa e di riformarla. Non vogliamo polemizzare con nessuno, e siamo convinti che la bontà e la straordinarietà del pontificato di Benedetto XVI, riceverà dalla storia il riconoscimento che merita (basti pensare alle perle di fede rappresentate dalle sue encicliche Deus caritas est, la Spe salvi, e la Caritas in veritate), sia in ambito storico, sia in ambito religioso e filosofico. Quello che non ci piace e che ci indigna, e che sfruttando il servizio pubblico (pagato anche dai contribuenti cattolici), Augias attacchi indiscriminatamente il Santo Padre e la chiesa. La prossima volta, se proprio vuole colloquiale sul futuro della chiesa cattolica, Augias ci faccia la cortesia di invitare teologi diversi da Vito Mancuso, sempre accondiscendente, e mai in grado di polemizzare con il (fazioso) conduttore. È chiedere troppo?
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