Spett.le Redazione di Vita,
ho avuto notizia, con grande stupore, che prossimamente verrà conferito ad un neonato il sacramento del battesimo. Tutto bene non fosse che il bambino è figlio di genitori non sposati, che non frequentano e che chiedono questo sacramento per tradizione e per far contenti i parenti.
Nel messalino festivo della I domenica di quaresima c’era una preghiera che recitava “Perché il tempo di Quaresima sia un periodo propizio di verifica, di coraggiose decisioni e di rinnovamento interiore”. Quale verifica è stata fatta sul livello di preparazione spirituale e religiosa sui genitori che dovranno educare, anche religiosamente , il proprio figlio? Quand’è che i responsabili dell’educazione religiosa del popolo di Dio avranno il coraggio di non vendere i sacramenti per un’offerta o per aumentare il numero statistico degli iscritti? Quand’è che i presbiteri e i parroci lasceranno alcuni incarichi materiali ai laici e si dedicheranno di più ai problemi spirituali propri e dei fedeli legati alle tradizioni e alle abitudini per quel rinnovamento e crescita interiore indicati 50 anni fa dal Concilio Vaticano II?
Capisco che sarebbe stato difficile rifiutare il battesimo ma, fare almeno un corso di due o tre incontri per preparare e rendere coscienti i genitori di quello che stanno chiedendo, sarebbe stato più conveniente e coerente. Non si tratta di far crescere il numero dei battezzati ma il loro livello di spiritualità e religiosità.