Caro direttore,
vorrei proporle una riflessione.
Stessa nazione: Inghilterra. Due mamme: lo stesso nome ma sorti diverse.
Kate duchessa di Cambridge nella festa di S. Giorgio, fa nascere il suo terzogenito.
Nello stesso giorno, il compleanno di un bambino, l’onomastico di un altro e proprio nella festa di S. Giorgio, santo patrono della nazione sul cui trono andranno a sedersi, prima o poi, uno dopo l’altro, due di loro.
Tutto questo nella clinica- ala privata del St. Mary’s Hospital di Londra.
Poco distante all’ospedale Alder Hey Children’s di Liverpool il piccolo Alfie, in braccio ad un’altra Kate, resiste contro chi ha deciso che deve morire.
Due mamme, due bellissimi bimbi, due storie diverse, due vite molto diverse, una sola parola che unisce entrambi: amore, fervore di vita e desiderio di essere amato per quello che sono, e non per quanto possiedono ( ivi compresa la salute).
Mi torna in mente quando da bambina a scuola, studiavo la storia di Sparta: quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, li portavano sulla cima del monte e li buttavano giù. Allora noi bambini dicevamo: quanta crudeltà!
Che cosa facciamo di diverso oggi: certo con più scienza, sistematicità e rigore.
Quello che non serve, quello che non produce va scartato. Questa è la cultura dello scarto.
E Papa Francesco ce lo dice bene al n^ 42 GE, e ancora al numero 80.
Ma forse il giudice dell’Alta Corte britannica Anthony Hayden è molto al di sopra di queste considerazioni, o forse forte della valutazione clinica dei sanitari pensava che il piccolo Alfie, dopo poco dall’estubazione si sarebbe spento, proprio come è stato “facile” spegnere l’interruttore del ventilatore a cui era collegato. È bastato un clic: ma la vita non è un clic!
Forse nessuno, tranne sua mamma e il papà Thomas, aveva pensato di chiedere ad Alfie se voleva veramente morire in quel modo, in quel giorno a quell’ora.
Alfie nato il 9 maggio, giorno di S. Isaia profeta: quale protezione, quale abbraccio ma soprattutto quale profonda testimonianza lascia a tutti noi, credenti o meno.
In un bellissimo libro è scritto “proprio quando si è costretti a percorrere una via, la libertà è più grande … allo squillo di tromba ti alzi, altri restano seduti, la libertà di non essere”.
E ancora oggi che tanto piace la parola qualità, poter dire “ non mi sembrava affatto assurdo cercare la qualità della mia libertà nella qualità delle mie costrizioni.”
(Exupéry)
I clinici/sanitari hanno valutato, il giudice ha decretato, ma Alfie ha deciso di esserci, sembra dirci, lui che non parla ancora e forse mai riuscirà, ma ci urla “io sono certo, Dio non mi abbandona!”, e in braccio a sua mamma, dolcemente si lascia accarezzare fin da ora per l’eternità.
Laura e Gino

