25 Settembre 2013
La lezione di Carlo Carretto
25 settembre 2013
Sono 25 anni che Carlo Carretto ci ha lasciati. Il disfacimento dei ricordi, l’appannamento della memoria storica per il vertiginoso trascorrere degli eventi, portano tanti a perdere un patrimonio di testimonianze che invece aiuterebbero a ridare coraggio e speranza anche per l’oggi.
Sarà per l’uragano che si è abbattuto sull’orizzonte politico italiano, per il drammatico ripensamento del ruolo dei cattolici nella vita pubblica e per l’affievolirsi di grandi testimonianze concrete ed infine per la paura che la Chiesa venga accerchiata dal secolarismo emergente, che crescono indifferenza, distrazione, tiepidezza, pessimismo anche tra molti cristiani.
Carretto fu per tutta la vita un trascinatore, un animatore instancabile e conobbe un seguito larghissimo ed entusiasta. Presidente diocesano e poi nazionale della Gioventù di Azione Cattolica, organizzò nel 1948 il grande Convegno a Roma dei “baschi verdi” per affermare nel clima di rinata libertà una forte presenza dei giovani cattolici nella nascente società democratica che si paventava venisse soffocata da una incisiva e prepotente presenza del comunismo strettamente legato al mondo sovietico di quel tempo.
Rifiutò una eventuale carriera politica che invece molti dirigenti dell’Azione Cattolica, sia al centro che in periferia, avevano intrapreso ritenendo un vero dovere prestare questo servizio al Paese.
Rimase solo e sempre un uomo di fede, impegnato a testimoniarla nella povertà e nella libertà.
Dotato di non comuni capacità e di nuovi orizzonti, sviluppò l’A.C.I. dando vita, accanto alla struttura base delle associazioni parrocchiali, ai gruppi d’ambiente e professionali, aprendola nel contempo ad una dimensione internazionale.
L’Azione Cattolica negli anni 1948-50 divenne una grande organizzazione di massa, intrecciando fortemente la sua presenza politica e sociale a fianco della Democrazia Cristiana soprattutto ad opera del professor Gedda, forte oppositore della linea di Alcide De Gasperi che invece era lontana da ogni logica integralistica. Avendo aperto la collaborazione con alcune forze laiche, offrì l’esempio di una politica a forte ispirazione religiosa e morale, ma aliena da ogni ideologismo e clericalismo.
Nel 1952, mentre la tensione su questa linea apriva sempre più la strada ad alleanze con le forze della destra conservatrice, Carretto si dimise e maturò in lui la decisione di entrare nei Piccoli Fratelli di Gesù. Partì per l’Algeria, fece il noviziato ad Orano e poi per dieci anni condusse vita eremitica nel Sahara dove fece un’esperienza di vita interiore contemplativa e di preghiera nel silenzio e nel lavoro. Questa nuova vita è da lui espressa in “Lettere dal deserto” che ebbe una enorme diffusione ed ancora oggi costituisce un punto di riferimento fondamentale.
Nel 1965 rientrò in Italia e a Spello in Umbria iniziò una Fraternità di preghiera e di accoglienza.
Per più di venti anni animerà questa comunità, ma riprese anche gli incontri nelle diocesi, invitato degli amici della A.C.I.
Scrisse e pubblicò moltissimo e tenne incontri di preghiera.
A Pinerolo, che lo aveva visto ufficiale degli Alpini nel 1943, intrecciò la sua amicizia con don Barra e con altri sacerdoti e laici della città.
Varie volte vi tornerà sia da Presidente nazionale della Gioventù cattolica, sia dopo il suo ritorno dal deserto per raccontare la sua esperienza spirituale.
Carlo Carretto chiuse la sua vita terrena nell’eremo di San Girolamo a Spello nell’ottobre 1988, festa di San Francesco del quale era stato anche appassionato biografo.
In questo tempo di oscuramento e di confusione per i repentini mutamenti della storia, Carlo Carretto ci indica ancora un percorso: guardare avanti senza lasciarsi turbare da quella che attorno a noi può essere un’ondata negativa, perché «non tutto è così: tutto concorre alla giustizia di Dio, alla sua misericordia».
Il suo amore alla Chiesa – per la quale soffrì e che talvolta lo fece soffrire – è rimasto un amore indefettibile.
Aurelio Bernardi
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