13 gennaio 2015

Anche nel pinerolese sta aumentando il numero dei defibrillatori: necessità o moda? Incontro con Gino Barral medico del lavoro e istruttore volontario del 118

Se si provasse a fare un’indagine tra la popolazione su quali siano le principali cause di morte in Italia, pochissimi, se non nessuno, risponderebbero la morte improvvisa cardiologica. Questa è, invece, una delle principali cause di mortalità: ogni anno 1 cittadino su 1000 viene colpito da arresto cardiaco: questo significa che in Italia questa epidemia silenziosa è causa di morte di almeno 50.000 cittadini ogni anno. Un evento considerato nell’immaginario collettivo come una morte “buona”, che non fa soffrire e che in fondo tutti si augurano. In realtà l’età media dei pazienti colpiti da arresto cardiaco è di 65 anni e molti soggetti vengono colpiti in età compresa tra i 30 e i 40 anni.
Questi pazienti, se “ripresi” in tempo, hanno un’ottima aspettativa di via. Le attuali metodiche diagnostico-strumentali di cui la medicina dispone (coronarografia, angioplastica, bypass, defibrillatori interni) permettono una normale ripresa dell’attività lavorativa e sociale.
Circa la situazione nel pinerolese, abbiamo chiesto lumi al medico Gino Barral, istruttore volontario del 118. «Rispetto ad altre zone italiane – spiega – nel nostro territorio siamo messi abbastanza bene ma molta strada si deve ancora fare. Nel pinerolese si stanno diffondendo i defibrillatori, dai 2 o 3 di alcuni anni fa, attualmente se ne contano più di 20 e aumenteranno nel corso del 2015. Ma questi strumenti che possono salvare la vita di una persona devono essere, oltre che diffusi sul territorio, anche messi a disposizione e segnalati. Se un’azienda con un numero significativo di dipendenti decidesse di acquistarne uno, dovrebbe poi collocarlo in un luogo accessibile (come dire che tenerlo in un cassetto non serve a nulla! n.d.r.). I defibrillatori sono assolutamente necessari nelle palestre, nelle piscine (la piscina di Pinerolo ne possiede uno), nelle scuole e nei luoghi di aggregazione. Per quanto riguarda le case di riposo, gli operatori necessitano di una preparazione specifica anche per evitarne l’abuso confondendo una morte naturale con un arresto cardiaco improvviso.
Quando è necessario intervenire con il defibrillatore?
Spesso la morte improvvisa è causata da un’aritmia che può avvenire in un cuore sano. Altre volte per un infarto. L’infarto in genere evolve perché il cuore ha dei danni e va incontro a dei cortocircuiti. È come se in una casa crollata i fili elettrici iniziassero a fare scintille. Ne nasce un’aritmia che è la fibrillazione ventricolare, la più frequente. Questa fibrillazione nel giro di poco tempo porta, alla perdita di conoscenza. Siccome il sangue non è più pompato, non arriva più ossigeno al cervello e nel giro di 3/4 minuti iniziano i danni irreversibili.
È chiaro che più tempo passa e meno sono le probabilità di ripresa. Grossolanamente si dice che si perde il 10% di probabilità di sopravvivenza ogni minuto che passa. Nel primo minuto si ha l’89% di probabilità, ma bisogna essere lì. Dopo 10 minuti il paziente può ancora tornare indietro ma spesso è un paziente che ha danni neurologici molto gravi.
Sicuramente un giovane subirà meno complicazioni di un anziano. Un ventenne a livello celebrale ha il circolo ematico sano, normalmente se si esegue un massaggio cardiaco, il sangue scorre in modo regolare in tutti i suoi vasi. Se la stessa situazione capitasse ad un settantenne, che stava già per avere un ictus con qualche zona mal irrorata, quella zona probabilmente subirebbe dei danni.
Qual è la differenza tra un massaggio cardiaco è una scossa di defibrillazione?
Il massaggio cardiaco è un intervento puramente manuale: comprimo un cuore che si “spreme” e fa uscire dalla sua cavità il sangue. La defibrillazione punta invece a ripristinare il circuito elettrico che c’è all’interno del cuore cioè il meccanismo automatico. Abbiamo all’interno del cuore delle cellule che sono muscolo – le cellule operaie che fanno il lavoro – e poi ci sono anche delle cellule particolari che generano l’impulso e altre che distribuiscono l’impulso a tutte le cellule operaie che sono costituiscono il muscolo. Con il massaggio si fa un lavoro meccanico passivo dove il cuore passivamente subisce l’intervento del medico, con la defibrillazione si dà una scossa alle cellule che devono dare il ritmo.
Talvolta già il solo massaggio cardiaco può salvare la vita a un paziente. Sicuramente il defibrillatore è l’optimum per fare ripartire i cuori che sono ancora in grado di farlo.
Quali sono gli organi che possono subire i danni più gravi in assenza di irrorazione?
Tutti gli organi possono risentire della carenza di ossigeno, ma il più importante resta il cervello, essendo insostituibile in caso di danneggiamento grave.
Esistono dei corsi per imparare ad usare il defibrillatore?
Sì, si chiamano corsi “BLSD” ( sigla che indica “basic life support defibrillation”, cioè l’insieme delle manovre da compiere per intervenire in caso di arresto cardiaco) e servono per imparare ad usare in emergenza un defibrillatore; durano 4 ore durante le quali si impara la sequenza esatta per le manovre di defibrillazione. Devono però essere aggiornati molto spesso. Anche ogni 2 mesi.
Chi li può frequentare?
Non solo medici e infermieri. La legge in questo punto, però, non è molto chiara. Possono frequentare i corsi di BL.SD anche coloro che ricoprono cariche nell’ambito della sicurezza e della pubblica assistenza.
I defibrillatori sono importanti ma la vera sicurezza passa dalla prevenzione primaria. La folgorazione è la causa del 30 % di incidenti domestici. A rischio soprattutto le seconde case, dove ci si reca una o due volte all’anno e non si ha sotto controllo la situazione dell’impianto elettrico, dove il salvavita non è stato istallato o dove ci si improvvisa elettricisti…

Cristina Menghini

defibrillatore