Domenica 12 settembre 2020 ho fatto l’ingresso ufficiale nella parrocchia Saint Volusien di Foix. Foix è un bellissimo paese turistico in prossimità dei Pirenei. Parrocchia di 9000 abitanti con un centro pastorale di 42 chiese e cappelle e di circa 20mila persone…
Il raggio di azione del centro pastorale è di circa 30 km. L’equipe del centro pastorale è formata dal parroco Don Eduard, da me e dal diacono permanente Françoise.
Per i funerali, che sono circa due o tre al giorno e in luoghi diversi, ci alterniamo una settimana ciascuno. I funerali sono preparati prima con la famiglia per scegliere le letture, a volte i canti (spesso sono canzoni francesi o internazionali). La maggior parte delle volte non avendo cantori nelle chiese, per i funerali le famiglie portano la musica che amano, in accordo con le pompe funebri che hanno la strumentazione Bluetooth per farla ascoltare.
Per le messe domenicali non possiamo contemporaneamente raggiungere tutte le comunità quindi si fanno dei turni per le varie comunità parrocchiali.
La presenza in chiesa la domenica è molto bassa… pensate a Foix 9000 abitanti tra sabato e domenica ci saranno in chiesa 250 persone…circa il 3% della popolazione. Il 50% non sono battezzati. Molti fanno il cosiddetto battesimo civile, in comune.
Molti paesi piccoli e grandi sono totalmente scristianizzati. I cristiani sono scomparsi da queste terre dopo il ’68, mentre un movimento civile che faceva ritorno nelle campagne per popolarle e vivere in modo semplice e contadino si allontanava sempre più dal cristianesimo. Dal punto di vista religioso oggi sono zone completamente scristianizzate.
Le chiese sono abbandonate a loro stesse perché proprietà dei comuni che, tranne qualche raro caso, non ci spendono i soldi per metterle a posto. Pensate che il sindaco di Foix (non battezzato) è entrato per la prima volta nella bellissima chiesa di Foix quest’anno su invito del parroco. Eppure, questa chiesa ha un’importanza storica e turistica notevole.
È una terra molto simile al pinerolese. La cultura occitana, l’essere zona di confine, nel passato la presenza dei i catari e degli albigesi ed infine le montagne. Anche qui ci sono difficoltà nel creare comunità parrocchiali capaci di generare fede in comunione con un parroco, da condividere con altre 40 comunità. Le comunità dovrebbero essere autonome ma senza isolarsi e gestire economicamente e pastoralmente la parrocchia. Tutto ciò è molto difficile da realizzare. Ci stiamo provando ma il modello tridentino continua a camminare nel cuore delle persone anziane. Eh sì! Anziane. E i giovani? Sono rarissimi. Quelli che vanno e frequentano, sono in via totale di estinzione. In compenso seguiamo un gruppo di quattro persone che desiderano ricevere il battesimo da adulti per poi vivere l’eucarestia. Comunque in ambito parrocchiale qualcosa sta sbocciando dal punto di vista pastorale. È molto interessante vedere lo spirito che le anima: niente possessione del ruolo ma servizio per altri.
Ci sono delle comunità parrocchiali che, quando non è prevista l’eucarestia domenicale, si sono organizzate per fare una celebrazione della Parola con un responsabile che porta avanti la celebrazione. In una di queste comunità i funerali sono animati, senza la presenza del prete o del diacono, da un gruppo di parrocchiani. Certo come da noi ci sono tante resistenze nell’accettare il cambiamento e si soffre la mancanza di preti.
Un’altra esperienza è quella di un gruppo di persone che si ritrovano due volte al mese per la messa diocesana della domenica sera. Diocesana perché si è voluto dare un taglio diverso e autonomo al registro parrocchiale. C’è molta gente che vive l’eucarestia solo come devozione e con molto rigorismo. Mi è capitato di incontrare giovani coppie con figli che vivono l’eucarestia secondo la liturgia tridentina.
La messa diocesana
Prima di cominciare la messa diocesana, si fanno circa quindici minuti di canti durante i quali ci si abbraccia in uno spirito di condivisione, seguiti da preghiere personali accompagnate da canti e momenti di silenzio. Prima dell’omelia ci si divide in gruppi e si condividono il messaggio del Vangelo rispondendo alla domanda “cosa mi dice, quali sentimenti provo, ascoltando il Vangelo?”. Anche il sacerdote condivide questo momento con loro. La Messa dura circa un’ora e mezza. Alla fine si continua a stare insieme fuori dalla chiesa e nessuno torna di fretta a casa. E diversi parrocchiani anche anziani preferiscono questa messa.
C’è tanto da fare per l’evangelizzazione, tante persone sole che non conoscono Cristo. Qui c’è un prete che visita tutta la diocesi con una roulotte. Questa è la sua missione. Si ferma in un paese per una settimana. Con la sua chitarra e con l’amore che ha per il Signore.
Lo scopo primario della mia partenza in Francia è accompagnare la “missio ad gentes” del cammino neocatecumenale a Pamiers. Per adesso ci sono tre famiglie. Peter e Noemi con il loro 11 figli (Spagna). Mario e Irene con i loro 7 figli (Spagna) e infine Genys e Yubi con i loro 4 figli (USA).
Grazie alla “missio ad gentes” ho visto come le persone si avvicinano a queste famiglie, incuriosite dalla loro storia, dall’aver lasciato la propria nazione, un lavoro ben retribuito e gli affetti, si avvicinano per domandar loro la ragione della loro speranza. Siamo lieti in questo tempo di Covid perché Peter e Noemi aspettano il dodicesimo figlio. È un segno di speranza e fiducia nel futuro e in Dio Signore della storia. Mario, dopo un anno che è qui, ha trovato lavoro presso la scuola pubblica per insegnare lo spagnolo. Fa un po’ ridere perché lui di lavoro fa l’insegnante di sci. Adesso anche Yubi ha trovato lavoro nel fare le pulizie. È una enorme provvidenza perché aveva bisogno anche lei di lavorare per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Il segno più bello sono i figli. Che nonostante il cambiamento di vita enorme (imparare una lingua, cambiare amicizie, non avere più la famiglia di origine vicino, aver lasciato case più belle e confortevoli) sono contenti e quando si chiede loro se vogliono tornare nel paese di origine ti dicono di no, perché qui sono in missione per annunciare il vangelo. Purtroppo, il Covid non ci permette di fare evangelizzazione nelle piazze e di fare catechesi nelle case. Adesso stiamo riprendendo la celebrazione della parola e l’eucarestia domenicale.
Non potendo, per via del covid, celebrare con tutte le famiglie insieme nelle case, andiamo nella cappella del Vescovado. Il giovedì prima di cena visito ogni volta una diversa famiglia della Missio per le confessioni e per celebrare l’eucarestia (con le dovute precauzioni e il distanziamento sociale). Nell’eucarestia in famiglia si condividono le riflessioni sull’andamento della missione e della propria esistenza alla luce del vangelo del giorno. È un momento molto importante in cui genitori e figli possono rappacificarsi e entrare in una comunione di spirito. Una domenica al mese tutte le famiglie della Missio si ritrovano a casa di una di loro per le lodi e per meditare un passo della scrittura. Dopo il pranzo in comune, è in programma un tempo di condivisione della propria vita nel quale sono presenti le coppie della Missio insieme ai figli che hanno più di 12 anni. Per il resto continuiamo la nostra iniziazione cristiana del cammino neocatecumenale, che ci permette come Missio di ripercorre a tappe il nostro battesimo avendo come centro celebrativo annuale la Veglia Pasquale che ci aiuta a risorgere spiritualmente e a testimoniare Cristo Risorto in Francia.
Don Alessandro Ricci