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Giovani  

Riscoprire in “Chi” crediamo

Riscoprire in “Chi” crediamo

All’inizio dell’Anno della Fede alcuni giovani testimoniano le loro esperienze L’invito di Benedetto XVI è chiaro: «Riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo». Questo il cuore dell’Anno della Fede iniziato giovedì 11 ottobre. Incontrare Gesù non è solo un impegno ma anche e soprattutto gioia. La priorità dell’incontro personale con Cristo torna, infatti, al centro dei percorsi della pastorale giovanile. «I giovani hanno bisogno di ricomprendere chi è Cristo – ci spiega don Luigi Magnano (già parroco di Pinasca, ha lavorato nella pastorale giovanile di Pinerolo, attualmente studia a Roma da dove l’Anno della Fede ha preso il via) – Devono approfondire, ricomprendere e studiare non che cosa crediamo ma in Chi crediamo. Occorre superare i percorsi per i giovani basati solo sull’emotività e tornare all’approfondimento della Parola: catechesi sui Dieci Comandamenti (che li aiutano a capire che Dio è vita) o sulle beatitudini (che mostrano loro che Cristo è autenticamente presente nella loro quotidianità). È importante che ritornino a coltivare la preghiera personale davanti al crocifisso: i giovani questo sanno farlo e, tante volte, sono più bravi di noi adulti».
Allora lasciamo anche noi la parola ai giovani che ci raccontano e ci spiegano che cos’è per loro la fede.

La Fede non è un iPhone
Fede. Una parola capace di celare un mondo. Un mondo, per me, di incognite, di misteri, di domande. L’ho sempre considerata come il dono di credere in qualcosa che non si può vedere, sentire, toccare; riporre la propria fiducia, insomma, abbandonando qualsiasi ausilio sensoriale. Da bambino la Fede era parte integrante della mia vita (e lo è tutt’ora) ma in maniera diversa: non c’erano dubbi, incognite. C’era semplicemente un credere in Dio, e l’andare a Messa la domenica era la dimostrazione di ciò. Quando si cresce, ci si trova dinnanzi a vari problemi, che spaziano dallo studio alla sfera sentimentale. Subentra allora qui la mia grande difficoltà di aggrapparmi a qualcosa di non tangibile, cadendo inevitabilmente nella diffidenza verso la parola Fede. È la difficoltà a vedere nella nostra vita l’operato del Signore non come mero “caso”. La Fede non è un iPhone: non basta comprarlo per averlo in tasca. È invece una positiva battaglia giornaliera che ho deciso di combattere con tenacia e soprattutto costanza, attraverso la preghiera, il colloquio con il mio assistente spirituale e giovani che, come me, vivono con la paura di esser soli dinnanzi alle normali difficoltà che la vita ci pone davanti.

Francesco (Riva di Pinerolo)

La colonna sonora della mia vita
Spesso immagino la fede come la colonna sonora di un film: guida e accompagna le vicende del protagonista con delicatezza, non si impone con irruenza ma anzi, aumenta di volume per sottolineare i passaggi più importanti. Il mio cammino di fede è cominciato, come per molti di noi, con le lezioni di catechismo, ma è solo nell’età adolescenziale che ho iniziato a comprenderne il fascino e la bellezza, grazie alla testimonianza vera di animatori ed educatori che vivevano con gioia il loro essere cristiani attraverso le attività quotidiane. Nonostante la mole esorbitante di impegni dentro e fuori l’oratorio, vivevano la fede con così tanta passione che non potevi restare indifferente. Così ne rimasi piacevolmente contagiata, e da allora ho capito che non volevo e non potevo accontentarmi di vivacchiare, perché io volevo vivere, non una vita qualsiasi, ma una vita piena. Certo, il cammino di fede non è mai stato facile, ma con l’aiuto di vecchi e nuovi compagni di viaggio il sentiero si fa più semplice e leggero. Ora, a 23 anni, sento che la fede fa parte di me e influisce nella mia vita privata e professionale, con la speranza di poter trasmettere a chi mi sta intorno anche una piccola parte della gioia e passione che è stata trasmessa a me un po’ di tempo fa.

Roberta (Pinerolo)

Non “sapere” ma “sapore”
Quando iniziai a domandarmi seriamente cosa fosse la fede, e come avrei dovuto viverla, mi avvicinai a una guida spirituale e la tempestai di domande: chiesi chi fosse Cristo, quale il suo messaggio più pregnante, come fare per conoscere veramente Dio e tutta una serie di richieste – molto nozionistiche – a riguardo. Mi lasciò parlare, poi mi rispose: «Come prima cosa, sappi che la fede non è un sapere, ma un sapore». Pensandoci a distanza di tempo, credo sia davvero questo il significato più alto che possa immaginarmi per definire la fede. È ciò che da sapore alla vita. È l’essere portatori di una gioia inesauribile. E, quindi, credo sia indispensabile viverla in ogni momento attribuendo il giusto valore alle cose, tralasciando le futili e perseguendo ciò che merita realmente, cercando di porsi sempre in atteggiamento aperto al bene qualsiasi cosa si faccia, in ogni luogo la si faccia. La gioia di Cristo in noi, anche se non manifesta in simboli espliciti, ci sia sempre intenzionalmente nel nostro agire. E se poi in buona fede si prendono cantonate affidiamoci a Chi, conoscendo la nostra fragilità, sa mettere splendide pezze.

Riccardo (Scalenghe)

Credere in Chi crede in te
Prendere parte attivamente a estate ragazzi e gruppo giovani in parrocchia e a più iniziative della Pastorale Giovanile è stata negli ultimi anni una fetta importante della mia vita. Tutt’oggi il percorso intrapreso da alcuni anni continua a chiedermi di rimettermi in gioco ogni giorno. Ma lo stesso principio vale per tutto il resto, dall’ascoltare un amico al donare un sorriso. Perché interiorizzato un messaggio non lo si può trasmettere in maniera settoriale: lo si deve far trasparire sempre.
Penso che l’Anno della Fede sia un’ottima opportunità per approfondire seriamente quanto conosciamo e come viviamo la nostra fede; prenderne consapevolezza è fondamentale per ravvivare l’entusiasmo che ci dona e che ci caratterizza. Il passo successivo sta nel farsi strumento, nel dare concretezza a tutto ciò. Riscoprire, insomma, il nostro motore. L’essere “saldi nella fede” che ci ha accompagnato la scorsa GMG a Madrid trasforma e dà sapore alla nostra vita. È stimolante sapere che credi in Chi crede in te.

Chiara (San Pietro Val Lemina) Alcuni animatori della Pastorale Giovanile al campo invernale 2011

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