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Giovani  

Il Papa ha incontrato i ragazzi dell'Agesci: "Cari Scout, costruite ponti"

Il Papa ha incontrato i ragazzi dell'Agesci:

24 giugno 2015

Sabato 13 giugno piazza San Pietro si è tinta d’azzurro. Infatti, fin dalle prime ore della mattina, un fiume di scout dell’Agesci ha riempito tutta l’area racchiusa dal colonnato, occupando anche via della Conciliazione. Erano più dei 100 mila previsti. Molti di più. Tra di loro anche diversi pinerolesi: 21 del gruppo di Abbadia; 17 del Pinerolo II e 22 del Pinerolo III. «È stato bellissimo e molto emozionante – ci racconta Valeria Otranto che, insieme ad altri quattro capi, ha accompagnato a Roma i lupetti del gruppo di Abbadia – . La gente che c’era, il Papa, tutti sono riusciti ad essere emozionanti e a darci molta carica. Anche i bambini erano tutti felici. È davvero difficile da raccontare: è stato incredibile. Per tutti, dai più piccoli ai più grandi». Aggiunge Francesca Bastianini, anche lei capo del gruppo di Abbadia: «Per i bimbi era la prima volta in cui vedevano così tanti scout tutti insieme. Sembra di vedere un mare tutto blu.

È stato bellissimo vivere questa cosa con loro: è qualcosa che va ancora oltre il messaggio del Papa (al quale comunque ci sentiamo legati perché è un innovatore ed è molto vicino ai giovani)». Il sole inizia a salire nel cielo fino all’arrivo del pontefice. «Il caldo si sentiva – dice Valeria – ma l’incontro era molto organizzato: c’erano altri scout che fornivano un servizio di assistenza e portavano anche dell’acqua». Poi l’arrivo dell’uomo in bianco. Il pontefice inizia la sua chiacchierata con tutti i giovani presenti. Agli scout il papa ha detto di essere una realtà che costruisce ponti laddove c’è l’abitudine di alzare muri. «Ci ha talmente colpito – spiega Valeria – che faremo un’attività su questa cosa del ponte e dei muri. Inoltre il discorso ci ha molto motivato, anche perché ci siamo riconosciuti abbastanza nelle sue parole. Parole che trasmetteremo ai ragazzi». Il santo padre poi spiega che cosa significa “fare ponti”: «Questo può avvenire solo a una condizione: che i singoli gruppi non perdano il contatto con la parrocchia del luogo, dove hanno la loro sede, ma che in molti casi non frequentano, perché, pur svolgendo là il loro servizio, provengono da altre zone.

Siete chiamati a trovare il modo di integrarvi nella pastorale della Chiesa particolare [..] e a non accontentarvi di una presenza “decorativa” alla domenica o nelle grandi circostanze». Questa frase ha molto colpito Francesca: «Quando il papa ha chiesto di essere più presenti nella realtà parrocchiali sono rimasta di stucco. Quest’anno noi siamo ripartiti dalla e con tutta la nostra parrocchia. È stato bello scoprire che anche il papa ci chiedeva ciò che noi abbiamo già iniziato a fare». L’incontro poi è corso verso la conclusione nel clima festoso che è sempre presente a questi eventi di Chiesa, la quale dimostra di essere giovane e di aver voglia di cantare, come hanno fatto gli scout abbandonando la piazza romana. «Quest’esperienza – conclude Francesca – la consiglierei perché, da capo, è un’emozione unica vedere come vivono questo momento i ragazzi. Per un capo poi serve a sentirsi parte di qualcosa di più grande, a sentirsi capito da qualcuno esterno dall’associazione ma comunque vicino (come è papa Francesco). È stancante ma anche senza forze ti emoziona ripensare a tutto ciò che hai vissuto. Cantare tutti insieme ti fa sentire parte di qualcosa di più grande. D’immenso».

Manuel Marras

 

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