«Domani non so se avrete il coraggio di dire a scuola: “ieri sera sono andato a vedere il vescovo”. Potevate fare mille altre cose, magari andare a fare aperitivo o una passeggiata, invece siete venuti ad incontrare il vescovo. Di questo vi ringrazio»: con queste parole ha iniziato il suo incontro con i giovani di Pinerolo monsignor Derio Olivero.
Domenica 22 ottobre il nuovo vescovo ha voluto incontrare i ragazzi della diocesi presso l’ENGIM di Pinerolo. Circa 400 giovani hanno risposto al suo invito e lui ha commentato così la loro presenza: «Sapere che ci siete voi mi aiuterà tantissimo per fare il vescovo. Io sono straniero e non so nulla di Pinerolo. Ma da adesso in poi so che ci siete voi. Infatti se siete qui vuol dire che in qualche modo alla Chiesa, a Gesù Cristo, alla parrocchia, al gruppo ci tenete. Ma se siete così tanti che ci tenete, anche solo un briciolo, io posso dormire sonni tranquilli. Perché io ho fiducia in voi. Sono trent’anni che vivo coi giovani, che faccio campi. Voi, giovani, valete davvero tanto».
Durante l’incontro monsignor Derio ha proposto alcune canzoni: «Sentiamo un po’ di musica insieme. Ognuno ascolta musica diversa, quella che gli piace, ma anche quando ascolta la musica che piace ad altri questa comunque gli parla, parla a tutti. Allora piuttosto che stare a sentire il vescovo parlare tre quarti d’ora, ci mettiamo tutti dalla stessa parte e ascoltiamo musica. Io faccio solo una piccola introduzione a ciascuna canzone, in modo che ci aiuti a riflettere». Tra le altre si è soffermato su “Ti Vorrei Sollevare” di Elisa, sottolineando come il testo evidenzi il modo di sognare dei giovani: «Vorrei viaggiare su ali di carta con te, sapere inventare, sentire il vento che soffia e non nasconderci se ci fa spostare, quando persi sotto tante stelle ci chiediamo cosa siamo venuti a fare, cos’è l’amore, stringiamoci più forte ancora, stringiamoci vicino al cuore».
Verso la fine dell’incontro ha proposto un momento di preghiera molto particolare. «Monsignor Derio – racconta Anna Badariotti, una delle ragazze intervenute – ci ha parlato dell’usanza di baciare l’anello del vescovo, come segno di rispetto nel salutarlo. Lui invece ha voluto capovolgere la tradizione, sconvolgendoci: ovvero è stato lui a baciare la mano destra a noi, per farci capire quanto siamo importanti, ognuno di noi, per lui. Un gesto di umiltà davvero sorprendente; gesto concreto che senz’altro ha fatto nascere, in ognuno di noi, delle domande e delle riflessioni. Il mondo non è degli scaltri, degli arroganti, dei prepotenti, ma delle persone vere, che vivono nella verità di Cristo, nella sua gioia e limpidezza, anche nell’anonimato, perché il male, viene sempre alla luce, viene sempre scoperto nel suo orrore, mentre il bene si differenzia perché dà segni e frutti concreti, tangibili». Durante questo gesto, il vescovo ha chiesto ha ciascuno di riflettere su ciò che di buono può fare in più nella sua vita: a scuola, al lavoro, nelle proprie comunità, con i propri amici e anche con chi non “ci sta molto simpatico”».
«Don Derio – prosegue Anna – ci ha dato un compito per la vita: non ascoltare mai chi ci scoraggia, chi parla male dei giovani e li tratta da falliti. Ci ha consigliato invece di rispondere gentilmente ma senza farci influenzare e piuttosto ascoltare della buona musica, ballare, cantare, vivere! E di ascoltare solo chi ci incoraggia, infatti il giudizio di chi non ci apprezza, non ha valore».
Al termine del pomeriggio, coordinato da Massimiliano Boero direttore della Pastorale Giovanile di Pinerolo, monsignor Derio si è fermato per chiacchierare con i ragazzi presenti. «L’incontro con il nuovo vescovo – conclude Anna – mi ha davvero sconvolta in senso buono, ottimo! Tutto quello che ho studiato, visto e vissuto in questi tre anni per quanto riguarda l’educazione, l’ho riscontrato in lui. Sa davvero parlare al cuore dei giovani, con rispetto, umiltà e fermezza, e con l’autorità che si addice in modo particolare alla persona di un vescovo. Egli riesce a farsi amare, stimare e rispettare da noi giovani, in virtù della sua grande umiltà, qualità che in quest’epoca, è vista piuttosto come un segno di debolezza e di sconfitta, utilizzando il gergo giovanile: “da sfigati”. Come principale mezzo di comunicazione ha scelto la musica, la gioia di vivere, la speranza, la costruzione del nostro futuro, soprattutto come comunità, l’intraprendenza, il mettere a disposizione della Chiesa, nelle nostre piccole parrocchie, i doni e i talenti che Dio ci ha donato, per migliorare le nostre chiese! Ci ha dato totale fiducia, ha detto che ha bisogno di noi giovani per fare il vescovo!»
Manuel Marras