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Giovani  

Adolescenti sulla bilancia

Adolescenti sulla bilancia

8 luglio 2014

Trasformazioni in corso
L’adolescenza è un periodo di grandi trasformazioni per i ragazzi, è una fase di cambiamento che investe diverse aree. Cambiamenti fisici, innanzitutto, che si realizzano in un breve arco di tempo, con una tendenziale maggiore precocità nelle femmine rispetto ai maschi e con una maggiore precocità degli adolescenti attuali rispetto agli adolescenti di 100 anni fa. Cambiamento radicale del corpo in breve tempo che richiede un adattamento veloce. È difficile trovare un pre-adolescente che si piaccia: troppo grasso, troppo magro, naso sporgente, brufoli. Poi lo sviluppo cognitivo che permette all’adolescente di non riferirsi necessariamente a dati e oggetti empirici, ma di utilizzare relazioni logiche, parole e simboli. Possibilità di sganciarsi dal reale per muoversi nella dimensione dell’ipotetico e del possibile, e per operare su un piano simbolico. Si sviluppa quindi la capacità di formulare ipotesi, valutarle, manipolare mentalmente i pensieri, immaginare scenari relativi al passato e al futuro, sviluppare capacità riflessive. Importante, poi, è lo sviluppo sociale: allontanamento dalla famiglia e sviluppo di relazioni amicali, importanza del gruppo in cui ci si riconosce, ci si sperimenta, ci si differenzia. Gli altri servono da specchio e quindi anche il gruppo è uno strumento di lavoro per la definizione della propria identità. Quest’ultima rappresenta il compito evolutivo più significativo dell’adolescente. Nella costruzione dell’identità entrano in gioco diversi fattori: dotazione biologica, relazioni con gli altri, ambiente sociale.

SOS peso
E talvolta anche il cibo diventa un problema.
Le nostre abitudini alimentari sono diverse da quelle della scorsa generazione per moltissimi motivi. I fast food, i take away e il mangiare fuori casa sono parte della cultura odierna.
Ci sono molte modificazioni durante l’adolescenza che possono causare cambiamenti nel comportamento alimentare. Questo è un periodo in cui l’adolescente aspira all’indipendenza, calcola dove introdursi nel mondo e “saggia le acque” in casa. La scelta di amici, vestiti, video e attività di svago sono modi importanti perché l’adolescente senta che può “aver parola” nella sua vita. Scegliere cosa e quanto mangiare è un altro modo.
Mantenere un rapporto equilibrato con il proprio corpo è, per l’adolescente, molte volte difficile a causa delle continue sollecitazioni che si ricevono sotto forma di immagini, spot pubblicitari, film, mode… che non fanno altro che creare la necessità di avere un corpo perfetto, scolpito, attraente. In virtù di ciò, molti ragazzi e molte ragazze sono attratti dai servizi offerti dalle palestre, dai centri benessere e, in casi estremi, dalla chirurgia plastica.
L’ossessione di dover dimagrire, la paura di non volere ingrassare, una forte attrazione per il cibo ed una totale attenzione all’aspetto fisico da cui dipende in buona misura la propria autostima e felicità sono elementi comuni. Piacere agli altri per poter piacere a se stessi è diventato un bisogno universale nella società attuale. Questo vale soprattutto per gli adolescenti, il cui corpo sta cambiando, per i quali è fondamentale essere accettati dagli altri e dal mondo intero: se non si è accettati ci si sente non amati.

Dieta e palestra, binomio perfetto?
Poiché l’alimentazione e l’esercizio fisico sono le due armi più potenti per mantenere la forma fisica, i giovani tendono a rivolgersi a palestre e diete. Questo è il periodo in cui, soprattutto le ragazze, si avvicinano alle diete per ragioni estetiche piuttosto che salutistiche. L’adolescenza è il periodo in cui si scatenano le principali forme di disturbo del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità).
La televisione propina regolarmente nuovi programmi che aiutano adolescenti e adulti a dimagrire perché in evidente sovrappeso: “Teenager in crisi di peso”, ”Adolescenti XXL”, “Tesoro, salviamo i ragazzi” sono solo alcuni dei titoli. Il format è simile: ricette salutari, duro esercizio fisico e un coach che segue i ragazzi cercando di motivarli. Tanta forza di volontà: per dire no a gelato e patatine e per resistere all’ennesima flessione. Sembra questo, alla fine, l’ingrediente fondamentale della maggior parte dei reality sull’obesità, in cui il coach ha proprio il ruolo di convincere il protagonista che se si impegna può farcela davvero. Questi programmi intervengono con un lavoro di correzione comportamentale che mira soprattutto a modificare quantità e qualità dell’introduzione del cibo. Alcune ricerche dimostrano però il rischio di approcci orientati alla sola correzione comportamentale, che esclude così l’attenzione alla particolarità, alla soggettività, alla storia personale e al significato che il sovrappeso o l’obesità acquisisce: l’attenzione a questi aspetti gioca un ruolo fondamentale nel campo dei disturbi del comportamento alimentare.

Accettare il proprio corpo
Il problema obesità è un vero e proprio allarme sociale: l’organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’obesità sia una vera e propria epidemia estesa nel mondo occidentale contemporaneo. In ambito sanitario e culturale va oggi diffondendosi una concezione dell’obesità come malattia multifattoriale che coinvolge componenti genetiche, psicologiche, sociali: non la si può ridurre a una questione di peso da affrontare con una dieta drastica e un’attività fisica estenuante, con il solo aiuto di un coach. Ci vuole un approccio multidisciplinare, che segua l’individuo in un percorso lungo e lento, aspetto che non emerge dai reality.
I reality veicolano il messaggio che la perdita di peso dipenda esclusivamente dalla forza di volontà e dalla motivazione del ragazzo o del bambino. La componente genetica e quella psicologica e sociale? Queste non possono essere affrontate solo con dieta ed esercizio fisico. L’obesità non è solo un problema di peso. La domanda di fondo è: che cosa succede ai ragazzi dopo il programma? Riusciranno a mantenere il peso raggiunto o riprenderanno i chili persi quando si ritroveranno senza il loro coach?
Mirando solo alla perdita di peso, intraprendendo una lotta con la bilancia, si fa credere ai ragazzi che essere magri renda felici e più amati. Bisogna puntare sull’accettazione del proprio corpo, sulla risoluzione del disagio psicologico alla base dell’obesità, disagio che non scomparirà con la semplice perdita di peso. In sintesi, occorre un approccio multidisciplinare al problema che segua il paziente in un percorso lungo e lento, lavorando su più fronti.

Ilaria Boaglio

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