Skip to Main Content

Attualità  

Vittime e persecutori nell’era del web

Vittime e persecutori nell’era del web

In questa nostra società si incontrano realtà miserabili di fronte alle quali si prova una profonda pietà per le vittime e indignazione per i persecutori. Oltre ai tanti efferati femminicidi, c’è tutto un mondo giovanile che è in pericolo. Le notizie si susseguono a ritmo incalzante, accavallandosi, lasciandoci senza fiato e senza il tempo di capire. Una ragazzina si ubriaca ad una festa: viene ripresa col cellulare dai suoi “amici”. Il filmato finisce, come ormai da copione, su internet. Da quel momento riceve tali e tanti insulti dai frequentatori del web da indurla a suicidarsi. Una donna si lascia riprendere durante un amplesso hard e finisce anche lei sulla gogna elettronica. Da quel momento la sua vita è un inferno: viene inseguita da vituperi crudeli e vigliacchi di mentecatti senza cuore che mettono a dura prova la sua fragilità. Lotta, denuncia, chiede che le immagini vengano tolte da Internet: alla fine non vede che il buio davanti a sé e si uccide. A Torino si scopre un giro di prostituzione maschile minorile: carne da festini conditi da fiumi di cocaina in ambienti della buona borghesia. Lapo Elkan, dopo aver rischiato la vita in un festino a base di sesso e droga, si fa arrestare in America per aver inscenato un falso rapimento allo scopo di pagare una serata da sballo con un transgender. Ma è di questi giorni è la notizia più terribile: una storia che ha tutto lo strazio fatale della tragedia greca. A Bologna una ragazza di venticinque anni, incinta, finita in un brutto giro di amicizie, viene trovata morta, dopo un festino con sballo, il mattino seguente. La madre, sconvolta, pubblica su Internet la foto della figlia sul tavolo dell’obitorio, non ancora ricomposta, con il ventre scoperto. Scrive una terribile invettiva contro coloro che ritiene responsabili della morte della figlia: «Ora non potete più toccarla con le vostre sporche mani, con le vostre false parole, con i vostri plagi, non potete più portarla alle vostre feste rave…». Agisce, questa madre come una moderna Medea: uccide virtualmente la figlia per punire i responsabili della morte sua e del bimbo che portava in grembo. Pietà e rabbia dunque ma non basta: bisogna anche capire. Bisogna anche spiegare ai giovani che il sesso sganciato dall’amore e dalla responsabilità non può che condurre a un pericoloso sregolamento dei sensi, non può che spegnere il senso morale di chi lo pratica. E l’infame uso del Web determina la morte sociale delle vittime che anticipa, talvolta, la morte fisica.

 

Aldo Rosa

web

 

LASCIA UN COMMENTO  

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *