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Fatti e opinioni  

Riflessioni (quasi) aforistiche, al tempo del coronavirus

Riflessioni (quasi) aforistiche, al tempo del coronavirus

Dopo le morti a causa del e le battaglie in prima linea del personale sanitario  contro il covid-19 – preci per vittime e combattenti -, i fatti più terribili che si registrano sono il paziente “0” (la persona più odiata d’Italia), il repertorio sloganistico da ottimismo zoticone, attraverso il quale governo e mondo dello spettacolo rischiano di banalizzare quella “guerra”, gli aperitivi del PD, la collezione Panini delle autocertificazioni governative, gli attacchi al Santo Padre anche quando compie importanti gesti come la benedizione straordinaria Urbi et Orbi per la fine della epidemia, le quasi interminabili e “trashissime” dirette di Barbara D’Urso and co, la “gara” a chi smentisce meglio l’altro, che ha coinvolto i virologi, tra cui Burioni e Tarro…

Ma non tutto il male viene per nuocere, o meglio, non ha mai l’ultima parola; lo dimostra il fatto che le questioni di senso stanno aumentando…

Questo momento delicato sta facendoci ben capire che:

  • i pilastri che sorreggono la vita di ogni uomo sono: il Santissimo Sacramento, la Santa Messa, la famiglia, gli amici, l’essere comunità/popolo;
  • che il virus (sia che provenga da un animale, sia da un laboratorio: la storia aiuterà a fare chiarezza) è il granellino di sabbia che ha inceppato gli ingranaggi delle “magnifiche sorti e progressive” dei mitici e gnostici mondi nuovi (sulla scia di Eric Voegelin) della modernità illuminata e tecnocratica;
  • di conseguenza, che sono da evitare tutti quei sistemi (scientifici, politici, economici e via discorrendo) di cui parlavaci T. S. Eliot: “Essi cercano sempre di evadere/ dal buio esteriore e interiore/ sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d’esser buono” (Cori dalla Rocca). Ora sì che vogliamo esseri buoni, ma soprattutto avere a fianco persone buone, che ci tengano la mano, accarezzino la fronte, preghi con noi o per noi nel momento del bisogno, soprattutto quello supremo della morte. Perciò, c’è da sperare che dagli ospedali sparisca l’ombra di aborto ed eutanasia e che essi possano diventare luoghi di civiltà pro favor vitae, com’era il quattrocentesco Hôtel-Dieu in Borgogna;
  • che l’uomo non vive solo su un piano orizzontale (politico, finanziario, sportivo, consumistico, dei cosiddetti nuovi diritti etc) ma necessita della verticalità garantitagli dal Logos, non in pane solo vivet homo sed in omni verbo quod procedit de ore Dei (Matteo 4, 4);
  • sta dandoci l’opportunità di usare bene il tempo di Pasqua, per crescere in santità e sapienza, se alla preghiera affianchiamo lo studio. Nel caso sia così, possiamo scoprire che la Santa Messa è valida anche se non c’è il popolo; anzi, basta il celebrante, purché sia certo della Presenza Reale di Cristo. Certo, i comunicati di diversi prelati non lo facevano intendere, a tal punto che “il mio falegname con trenta mila lire” lo avrebbe fatto meglio e più ieratico. Per essere certo della Presenza Reale il sacerdote deve riscoprire la Vita di Grazia e smetterla di trasformare l’ambone in un arengario da cui discettare di politica, sociologia e ordine pubblico… manco fossero dei funzionari (e poi ci scandalizziamo per i preti della chiesa di stato cinese);
  • che la storia della Chiesa non è iniziata, e nemmeno finita, l’8 dicembre 1965, quando i lavori del controverso Concilio Vaticano II si sono conclusi; il capirlo ci permette di attingere dai tesori dal Depositum Fidei bimillenario della Chiesa e di ascoltare quegli autorevoli avi della “democrazia dei morti” citata da Chesterton in Ortodossia. Ne cito alcuni… San Tommaso d’Aquino, la cui filosofia e teologia salva dai pericoli dell’ideologia (Veritas est adaequatio rei et intellectus, dal De veritate). Pio XII, che ci ricorda – in opposizione a ideologie che assorbono l’individuo, come il comunismo o l’odierno consumismo – che la democrazia dovrebbe avere connotati più religiosi, giacché essa è fondata sulla persona e non sulle masse, la cui dignità affonda le proprie radici nell’insegnamento cristiano (Radiomessaggio natalizio, 1944). Gómez Dávila (lui sì che era tra i grandi aforisti), che lancia sentenze che hanno l’efficacia di schiaffi “riassestanti”, quali: “La nostra ultima speranza sta nell’ingiustizia di Dio” (127), “l’unica precauzione sta nel pregare in tempo” (128), poiché “per rinnovare non è necessario contraddire, basta approfondire” (129), e siccome “il peso di questo mondo si può sopportare solo in ginocchio” (130), “l’unica ragione di sperare è stata espressa perfettamente da Huizinga [lo storico e linguista olandese] in una delle sue ultime parole: “Per fortuna l’uomo non ha l’ultima parola” (131), da Nuevos escolios a un texto implícito;
  • che il parlamento italiano  non ha ripreso il liberticida disegno di legge anti-omotransfobia (ddl Zan);
  • che i governi – ma è nella natura degli stati moderni essere “leviatani”, fin dalla loro nascita, tra XV e XVI secolo – non perdono il vizio di invadere il campo della Chiesa, imponendo la chiusura delle chiese e il divieto delle Sante Messe, in barba al buon senso e all’art. 7 della costituzione; soprattutto se a presiederli sono partiti anticattolici, in questo caso il PD e il M5S. Ecco, i membri della CEI sono stati troppo “semplici come colombe ma poco prudenti come i serpenti”. Sembra abbiano dimenticato che la Chiesa è libera rispetto allo stato, perché persegue un fine superiore e non può patire sudditanza rispetto alle sue leggi. Può vedere in esse un bene quando c’è e conformavisi, ma è sempre libera rispetto ad esso. Nella storia la Chiesa ha sempre perseguito anche il bene materiale delle persone, ma sempre secondariamente rispetto al bene spirituale. Nel caso specifico dell’epidemia, è giusto tutelare la vita, ma sempre in ragione della vita dell’anima;
  • che Bill Gates è più simile a Julian Felsenburgh (il dittatore umanitarista del capolavoro che piace molto a Papa Franceso e che dovrebbe piacere a tutti i cattolici: Il Padrone del mondo di Hugh Benson) che a un vero eroe; specie se si considera che la sua ansia per i vaccini si accompagna con due enormi partnership pubbliche-private: il progetto ID2020, un microchip sottocutaneo in grado di contenere tutte le informazioni personali, che vede il coinvolgimento dell’ONU, dei governi nazionali e dei soci fondatori che sono anche i suoi più attivi finanziatori, quali i membri della famiglia Rockefeller;
  • la seconda è la GAVI-“Alleanza Mondiale per Vaccini e Immunizzazione”, alla quale appartiene la stessa “Bill & Melinda Gates Foundation”, l’OMS, l’Unicef e la Banca Mondiale e via dicendo. E questa Gavi è nota per usare i fondi pubblici ricevuti dai governi di diversi Paesi per aumentare i grandi business delle case farmaceutiche che producono vaccini, in particolare della britannica GlaxoSmithKline e dell’americana Pfizer:

https://www.theguardian.com/global-development/2013/feb/04/aid-vaccines-subsidising-big-pharma-doctors-claim

 

Dai, diciamolo, grazie Bill, ci stai facendo riscoprire l’importanza dell’indisponibilità e sacralità della vita umana!

Altri motivi per giubilare (sul faceto andante):

  • il coronavirus ha bloccato il tour di Greta Thunberg… prima tutti a organizzare i Friday for future contro il global warming, poi alle prime avvisaglie endemiche, tutti a invocare il caldo. “Eh, sì, contrordine compagni trinariciuti”;
  • e ha fermato i lavori del percorso sinodale della chiesa tedesca, che rischia di provocare un nuovo scisma: uno spettro si aggira per la Chiesa, quello modernista di Marx… Reinhard, non Karl (anche se i cattocomunisti “Franco-rodaniani” non sono tutti morti).

 

L’accogliere tutte queste osservazioni (soprattutto le prime) può essere il primo passo per arrivare a dire “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. E che queste stelle possiamo essere in primis noi cattolici. Splendere per avvincere i cuori con fede speranza e carità indomite e tirar su una rete di opere virtuose vecchie e nuove – scuole, università, case editrici, radio, web tv, giornali, associazioni, imprese, mutue, fondazioni di comunità, enti mutualistici, movimento distributivo, cooperative di credito etc – con il modus operandi delle piccole patrie in azione per il Bene comune, tra le macerie spirituali e materiali del nostro tempo; e attingendo dalla già citata Tradizione (“bellezza tanto antica e tanto nuova”) piccole patrie in azione per il Bene comune. Vale la pena ricordare, per mo’ di esempio, l’Opera dei Congressi, il Codice sociale di Malines, Il codice di Camaldoli e i Comitati Civici di Luigi Gedda, che sono serviti per trovare le soluzioni dei problemi sociali alla luce della morale cattolica. Partendo però dall’Amicizia, la stessa che il Maestro Buono ha portato agli apostoli e al resto degli uomini.

Da quasi torinese, chi scrive non può non consigliare due modelli ad hoc: le Amicizie Cattoliche/Cristiane del venerabile Pio Brunone Lanteri e la Compagnia dei Tipi Loschi del Frassati.

D’altronde, più un popolo poggia sulla lealtà e sulla fraternità – fatte di abnegazione, generosità, sacrificio, perdono – tra i suoi abitanti, date loro da una vita virtuosa, e più essa potrà crescere rigogliosa e dare origine a una fulgida civiltà (il Medioevo insegna).

È l’unico modo per debellare virus più infidi del coronavirus, quelli della propaganda: il regime di Pechino sta cercando, grazie anche a non pochi “utili idioti”, intellò nostrani e non, di apparire un grande eroe della lotta al covid-19. Confermano la strategia revisionistica varata ai primi di marzo con il dispaccio A Battle Against Epidemic: China Combatting Covid-19 in 2020 – nel quale si esaltano i “meriti” del presidente Xi Jinping e dei vertici del regime nell’affrontare l’emergenza.

“La Cina non è una dittatura, è una tecnocrazia illuminata, c’è bisogno di competenze”, affermava a Otto e mezzo, su LA7 Alessandro de Angelis dell’Huffington Post, il 6 marzo; e il giorno prima, a Piazza Pulita, Corrado Formigli ha detto: “In Cina hanno il vantaggio della dittatura, che non è un vantaggio da poco”. Dovrebbero parlarne con il medico Li Wenliang, arrestato, insieme a sette colleghi, all’inizio del contagio nell’Hubei e nel resto del mondo (leggi qui)

 

Opportunismo totalitario e stolidità che vanno a braccetto col darwinismo sociale anglosassone, attraverso il quale non si assicureranno i respiratori ai disabili e ai malati cronici.

Per non parlare delle misure messe in atto dai governi europei per controllare i trasgressori di quarantena (non tutti… come si ricordava all’inizio), che rasentano i metodi totalitari.

C’è il rischio che da adesso in poi, con il pretesto di nuove possibili epidemie, vedremo vari tentativi, da parte delle “tecnocrazie illuminate” della globalizzazione (La Bill & Melinda Gates Foundation e OMS comprese, ripeterlo non guasta), per autolegittimarsi sempre più ai danni della Chiesa e dei popoli; e lo faranno in modo sempre più edulcorato, subdolo (il “nichilismo gaio” è tra noi).

Ma animo, poiché sono giganti dai piedi di ferro e creta (Daniele 2,31-45).

Daniele Barale

 

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