23 Novembre 2020
Regione. Monica Canalis sulle RSA: c'è bisogno di una riforma, ma prima devono poter sopravvivere a questa crisi
La situazione difficile delle Residenze per Anziani non è certo una novità in periodo di emergenza covid. E la consigliera regionale Monica Canalis del Pd intende tenere alta l’attenzione del governo piemontese sull’argomento. “La Regione – scrive – intervenga al più presto per garantire strutture temporanee per isolare i positivi, vaccini antinfluenzali in tempi rapidi, nuovi inserimenti in convenzione con le Asl, supporto nella ricerca di personale, congrui ristori per le spese straordinarie sostenute, revisione della Dgr 45/2012 e della Dgr 85/2013″.
Siccome nelle Rsa si concentrano le persone più fragili del Piemonte, circa 40mila anziani, spesso non autosufficienti e con molte patologie “dopo l’impatto drammatico della prima ondata dell’epidemia, che in Piemonte ha fatto quasi metà dei morti proprio nelle Rsa, ci saremmo aspettati una maggior attenzione da parte della Regione. Invece le Rsa, a parte la maggior disponibilità di DPI e tamponi rapidi, l’accesso diretto alla piattaforma informatica Covid ed il monitoraggio – più contabile che operativo – dell’Osservatorio provinciale dedicato, sono più o meno nella stessa situazione di marzo, con l’aggravante che adesso molti dipendenti se ne sono andati per aderire all’arruolamento delle ASL e le strutture rischiano il collasso finanziario perché molti posti sono vuoti a causa della mancata attivazione di nuovi ingressi in convenzione”.
E sulla crisi economica che colpisce le RSA, Canalis insiste: “Nel rispondere a un mio Question Time in Consiglio Regionale, l’Assessore Icardi ha documentato che sono mille e ventinove gli inserimenti in meno nei primi otto mesi del 2020 rispetto al 2019: un grave danno per le 30mila famiglie piemontesi in lista d’attesa. I conti sono presto fatti: considerando che 40 euro è la retta sanitaria media giornaliera che l’Asl corrisponde alle Rsa e che nel 2020 i decessi sono stati in media il 20% in più che nel 2019, i posti vuoti sono alcune migliaia e il risparmio per le casse regionali è di almeno 40 milioni di euro. Il timore è che questa cifra non venga stanziata per abbattere le liste d’attesa e riempire i posti vuoti delle Rsa ma per altre finalità. Le Rsa necessitano di un intervento di riforma, ma devono innanzitutto poter sopravvivere finanziariamente a questa crisi, altrimenti le liste d’attesa diventeranno ancora più drammatiche”.
I posti letto accreditati nelle Rsa piemontesi sono 29.595, di cui 14mila in convenzione per questo “le nuove convenzioni devono essere attivate urgentemente. L’assistenza alle persone non autosufficienti è un tema prioritario in una Regione con un quarto della popolazione sopra i 65 anni. Se si bloccano gli inserimenti in RSA e nel contempo non partono nuovi progetti di assistenza domiciliare, essendo il Piano Regionale per la Non Autosufficienza ancora fermo, le famiglie rischiano di scoppiare. Va poi considerato che molte RSA non hanno gli spazi per isolare i positivi e che solo una piccola percentuale degli ospiti ha già ricevuto il vaccino anti-influenzale. Sono problemi seri su cui la Regione dovrebbe prendere misure urgenti visto che queste strutture sono accreditate, cioè concessionarie di pubblico servizio”.
La consigliera di opposizione rimarca anche la situazione critica del territorio pinerolese: “stiamo vivendo un’emergenza nell’emergenza, all’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone come in molte altre RSA. Persino il Vescovo Olivero e Armand Hugon della Diaconia Valdese il 2 novembre scorso hanno scritto al Presidente Cirio per richiedere un incontro urgente e richiamare l’attenzione sui rischi per la sostenibilità finanziaria delle Rsa, con potenziali ricadute assistenziali e occupazionali. Se queste strutture fallissero, chi si occuperebbe dei malati? Sarebbe un danno enorme, da scongiurare con ogni mezzo”.
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