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Fatti e opinioni  

Pinerolo. Un patrimonio storico e artistico da non disperdere

Pinerolo. Un patrimonio storico e artistico da non disperdere

Nel decennio 1960 – 1970 un gruppo di giovani cattolici e valdesi, studenti universitari, liceali, impiegati, idraulici, tipografi, cuochi, agricoltori, avevano -come ormai sappiamo, il loro punto fisso di ritrovo alla Gelateria D’Isep di Piazza Barbieri. Nel 2013 il Sindaco Buttiero ha scoperto una targa sotto i Portici Nuovi a ricordo di quel sito dove si erano formati al confronto libero ed alla discussione democratica persone che hanno successivamente ricoperto anche ruoli apicali pubblici tra cui un Sindaco di Pinerolo, di Porte, di San Pietro e del Sestriere.
Un giorno -nel 1960- la nostra attenzione fu attratta da un evento eccezionale: un grande traliccio rotante con una palla di ferro attaccata ad una catena, una sorta di gigantesca mazza ferrata, ruotava e sbriciolava il “Palazzo di Cristallo” in Piazza Cavour, visibile dal dehor della Gela. L’Amministrazione di allora della città, guidata dal Sindaco Bona, perpetrava una colossale infamia: in una settimana abbatteva proditoriamente l’enorme edificio, costruito nel secolo XVII dal Vauban, architetto militare del Re Sole Luigi XIV; era la caserma detta Hotel di Cavalleria e l’annesso maneggio (il cui ultimo uso fu come cinema, l’Onarmo); in pochi giorni a Pinerolo si stavano cancellando tre secoli di storia europea e le macerie finivano sotto le fondamenta dell’allora in costruzione Fabbrica di Annovati al bivio di Frossasco.
L’intellighenzia dell’epoca (giornalisti, docenti, professionisti, oggi li chiameremo stakeholder, opinion-maker) non profferì parola; per mancanza di adeguatezza culturale ? Per menefreghismo per ciò che non era business immediato, da bottegai con la testa nel cassetto dei soldi, come gli struzzi ? Genia prodromica di un futuro anche peggiore ?
Ma l’evento ebbe un effetto maieutico sui giovani della “Gela” che cominciarono a riflettere più a fondo sull’importanza del passato e dei beni che rappresentano la cultura di un territorio. Infatti, pochi anni dopo, dalla matrice della “Gela” sorgerà, nel 1964, il CeSMAP, Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica il cui primo Presidente fu l’Ing. Cesare Giulio Borgna, già Comandante Partigiano, membro del CLN, co-liberatore di Pinerolo nel 1945 e primo Vice Sindaco nel dopoguerra. In quegli anni si erano gettate le basi per fondare il Museo Civico a Pinerolo di Arte Preistorica, Archeologia ed Antropologia, con grande attenzione al territorio ed al contesto internazionale. Mezzo secolo di attività locale e di ricerca nei quattro angoli del mondo costituiscono il curriculum di questa istituzione che ha posto, fin dal 1974, un particolare impegno per la qualificazione dei giovani e per strutturate attività didattiche con le scuole di ogni ordine e grado che decretano -annualmente- il successo dei percorsi e laboratori interattivi (ben 16) oggi offerti alle scolaresche secondo uno specifico progetto “Museando”, ( http://cesmap.it/ – http://cesmap.it/progetto-museando-visite-guidate-a-attivita-didattiche/ ).
Pinerolo, che rinnova la sua Amministrazione comunale ogni cinque anni, è la città capofila del territorio e quindi deve avere una visione ampia di area; ogni sua decisione (o indecisione) crea effetti territoriali vasti e complessi. Il disegno del nostro futuro deve sempre esser posto in mano a persone -elette, in tutti i sensi- capaci e determinate a trovare la sintesi tra interessi locali e quelli dei comuni limitrofi.
Una risorsa straordinaria del nostro territorio è la sua unicità antropologica, essendo terra di frontiera, pianura e montagna, multi-culturale e multi-confessionale, cattolica e valdese, fin dal Medioevo; i Governi centrali, dopo aver dichiarato che «con la cultura non si mangia» (Giulio Tremonti), per bocca del Ministro per i Beni Culturali e Turismo (Dario Franceschini), hanno variato il tiro dichiarando che la Cultura è come «petrolio» per l’Italia, la più importante fonte di risorse a nostra disposizione. Pinerolo deve essere pronta a giocare le sue carte e gli assi che possiede.
I punti forti del territorio pinerolese potranno avere in Pinerolo una vetrina centrale multimediale ed interattiva, un info-point in grado di mettere in sinergia le risorse dei beni culturali ed ambientali, beni patrimoniali che ora sono isolati e molti anche abbandonati all’oblio, al degrado, al saccheggio ed alla scomparsa.
Conservare vuol dire avere un profondo senso di essere immersi nella cultura che è il retaggio del passato, della tradizione. Quindi la città, come coacervo di memorie, stratificazione di edifici, di pieni e di vuoti, di giardini e di orti, è la patria piccola, la portatrice della storia piccola (a volte anche grande), con le sue pagine più o meno importanti e più o meno ben conservate, è la nostra carta di identità perché non vogliamo essere apolidi; aperti con tutti gli altri e con tutte le tradizioni e le culture, ma senza rinunciare ai millenni che stanno alle e sulle nostre spalle.
Pinerolo si è trasformata nei millenni: esteso insediamento umano dal Neolitico Medio (V millennio a. C.), nucleo preistorico durante l’Età del Bronzo e del Ferro, quindi oppidum gallo-romano, sempre sulle medesime alture collinari affacciantesi sulla pianura, città murata e fortificata dall’alto Medioevo fino alla fine del XVII secolo, prima capitale del Piemonte con i Principi d’Acaja – Savoia, fortezza francese di prima classe col Re Sole, sede di Provincia e di sotto-Prefettura con Napoleone, città artigiana fin dal Medioevo; da sempre città militare, con il periodo aulico della Cavalleria e col prestigio internazionale -tra Ottocento e Novecento- per essere la scuola più importante per l’equitazione moderna; Pinerolo città operaia la cui vocazione attuale, tra post-industriale, terziario avanzato e centro di servizi territoriali, stenta a trovare una regia autorevole con una linea che miri alto verso il futuro, disegnando la città che sarà Pinerolo nella seconda metà di questo primo secolo del terzo millennio d. C.
Concludo queste note su Pinerolo ed i Pinerolesi con un segno positivo di politica culturale, nella quale un discreto gruppo di coloro che diedero vita alla Gela da giovani e che continuano l’impegno, lungo mezzo secolo, anche se oggi sono dei “diversamente giovani” non hanno dato forfait. Le Amministrazioni di Pinerolo non hanno mai avviato un piano organico di conservazione e di rifruizione dell’ ingente patrimonio edilizio monumentale; a casaccio, elenco alcuni nodi irrisolti : Palazzo Vittone (sede auspicata dei Musei Civici), Chiesa di S. Agostino, Collegio “Louis-le-Grand – Re Sole” dei Gesuiti, Caserme francesi (ex Tribunale), Palazzo Acaja, Follone Turck, Arsenale francese (lato ex Carceri), ex Mascalcia e Veterinaria militare e, dulcis in fundo, l’acquisizione della ex Caserma “Bochard” (e forse anche della Cavallerizza “Caprilli”) che si aggiunge al già pesante fardello dei beni culturali monumentali di proprietà comunale, tutti in attesa di un piano generale che possiamo auspicare sia nei programmi dei Sindaci di Pinerolo, in carica ed in futuro. Ovviamente per fare questi programmi si può e si deve parlare con tutti, cittadini, associazioni, enti vari, perché o siamo in democrazia reale o torniamo in un astorico ad inaccettabile feudalesimo. Ma dopo il feudalesimo e l’assolutismo ci fu la presa della Bastiglia e su tutti i municipi di Francia, sulla facciata, è ancora oggi scritto a caratteri cubitali “Liberté, Egalité, Fraternité”; Pinerolo, la città più francese d’Italia, fu Francia per tre lunghi periodi, nel 1500, nel 1600 ed a cavallo tra 1700 e 1800. Non sarebbe di troppo e tanto meno sconveniente se sulla facciata fascista del Municipio (che maschera l’Arsenale francese del 1650) fosse scolpito, almeno idealmente, l’illuministico trinomio rivoluzionario, ben presente nei “Banditi” della Gela.

Dario Seglie
Direttore del CeSMAP

156-Gela4
L’inaugurazione della targa che ricorda gli amici della “Gela”

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