27 Gennaio 2025
Papa Francesco ricorda la Shoah, condanna l'antisemitismo e difende Pio XII

Papa Francesco all’Angelus del 26 gennaio 2025 invita a non scordare l’orrore dello sterminio e delle persecuzioni degli ebrei e a costruire un mondo più giusto e fraterno.
«L’orrore dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato» dice Papa Francesco all’Angelus di domenica 26 gennaio 2025, vigilia della «Giornata della memoria» nell’80° della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Cita «la brava poetessa» ungherese Edith Bruck, scrittrice ebrea 92enne sopravvissuta a diversi «lager» e divenuta fraterna amica del Pontefice: «Lei ha sofferto tutto quello», come la senatrice a vita Liliana Segre, altra superstite della Shoah, come «i tanti cristiani, tra i quali numerosi martiri». Chiede: «Tutti collaborino a debellare la piaga dell’antisemitismo e ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa. Costruiamo un mondo più fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e della pace».
Più volte Francesco ha difeso la memoria di Pio XII che in piena guerra ha rischiato «per nascondere gli ebrei perché non fossero uccisi o deportati. Molti rischiavano la pelle per un’opera di misericordia: salvare la vita di quella gente». Al quotidiano spagnolo «La Vanguardia» dice che l’apertura degli archivi vaticani 2020 «porterà molta luce specie sul povero Pio XII sul quale è stato tirato fuori di tutto. Prima lo si vedeva come il grande difensore degli ebrei e ne ha nascosti molti a Roma e in altre città italiane, anche nella residenza di Castel Gandolfo: nella camera da letto e nella casa del Papa sono nati 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati. Non voglio dire che non abbia commesso errori però il suo ruolo deve essere letto nel contesto di quel tempo. Mi prende l’orticaria esistenziale quando vedo che tutti se la prendono contro la Chiesa e Pio XII e si dimenticano le grandi potenze che conoscevano perfettamente la rete ferroviaria dei nazisti per trasportare gli ebrei ai campi, avevano le foto e non hanno bombardato queste linee. Perché? Sarebbe bene parlarne un po’».
«Come cardinale arcivescovo di Buenos Aires aveva un rapporto molto profondo con gli ebrei. Ha coltivato dialoghi aperti con rabbini, comunità e individui e ha sviluppato molte amicizie che si sono approfondite» scrisse nel 2014 su «Vaticannews» il rabbino Abraham Skorka, amico dai tempi dell’Argentina. Ricorda che insieme hanno registrato 31 programmi per la tivù diocesana: «Ha parlato in diverse sinagoghe lanciando messaggi calorosi e spiritualmente stimolanti. È stato una costante fonte di rassicurazione e sostegno, specie dopo l’orribile attentato al centro della comunità ebraica di Buenos Aires nel 1994». Diventato Papa nel 2013 mantiene i contatti con gli ebrei, come anche con Giovanni Paolo II. Per il dialogo interreligioso il rabbino ricorda che nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» la sezione sulle relazioni interreligiose «riassume autorevolmente gli sviluppi dalla dichiarazione del Concilio Vaticano II del 1965 “Nostra aetate”». Tra le espressioni più significative cita alcune frasi: «Il dialogo e l’amicizia con i figli d’Israele fanno parte della vita dei discepoli di Gesù»; «Dio continua a operare in mezzo al popolo dell’Antica Alleanza e a far scaturire tesori di sapienza che scaturiscono dalla loro incontro con la sua parola»; «Possiamo incontrare insieme la sapienza di Dio nei nostri testi sacri in modi che non trovano riscontro con le altre tradizioni religiose».
Nel viaggio di Papa Bergoglio in Terra Santa nel 2014 ha pregato al Muro del pianto e ha deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Theodor Herzl. Nella visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel 2016 «non trovò parole adatte per esprimere il suo orrore e chiese a Dio di dargli la grazia di piangere». Il rabbino loda la condanna di tutti gli attacchi verbali e fisici contro gli ebrei e di ogni antisemitismo. Sull’apertura degli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII, Skorka dice, con Francesco: «Bisogna conoscere la verità» e aggiunge: «Senza impegno per la verità, nessuna relazione interreligiosa è possibile».
All’Angelus non dimentica le tragedie del mondo. Dall’aprile 2023 in Sudan il conflitto tra due generali rivali, che comandano le forze governative e i paramilitari, ha provocato un numero di morti che si fatica a calcolare – recentemente 70 in un attacco a un ospedale -, 12 milioni di sfollati e oltre 30 milioni che soffrono la fame, «due terzi dell’intera popolazione del Paese» afferma «Emergency». Bergoglio la definisce «la più grave crisi umanitaria nel mondo con conseguenze drammatiche anche in Sud Sudan. Sono vicino alle popolazioni di entrambi i Paesi e le invito alla fraternità, alla solidarietà, ad evitare ogni violenza. Rinnovo l’appello alle parti in guerra in Sudan affinché cessino le ostilità e accettino di sedere a un tavolo di negoziati». È preoccupato anche per gli scontri in Colombia, che hanno provocato un centinaio di morti e 32 mila sfollati.
Pier Giuseppe Accornero
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