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Fatti e opinioni  

Papa Francesco: I migranti, una benedizione per la chiesa

Papa Francesco: I migranti, una benedizione per la chiesa

La foto di una donna migrante, con un bambino in braccio, è stata scelta dal sito della Conferenza episcopale greco-cattolica bielorussa per raccontare il dramma di migliaia di persone spinte dal governo dittatoriale di Minsk verso la frontiera della Polonia e dell’Unione Europea: «In un momento in cui ai confini si consuma una vera crisi umanitaria, preghiamo per le persone che appartengono al gruppo più vulnerabile dell’umanità, migranti e rifugiati».

Papa Francesco

Disperati che premono ai confini

Migliaia di disperati da Siria, Irak e Afghanistan premono al confine orientale con la Polonia, vicino a Kuznica, e la Lituania. «Dio misericordioso, fa che i rifugiati e i migranti, privati della casa, della famiglia e di tutto ciò che hanno, sentano la tua presenza piena d’amore. Scalda i cuori dei bambini, degli anziani e delle persone più deboli. Fa sentire loro che sei vicino, come eri vicino a Gesù, Maria e Giuseppe, quando erano profughi in Egitto. Aiutali a trovare una nuova casa e una nuova speranza. Apri i nostri cuori affinché li accettiamo come nostre sorelle e fratelli, vedendo nei loro volti tuo Figlio Gesù». Evidentemente il regime del dittatore Aljaksandr Lukašėnka, al potere da quasi quarant’anni, non consente ai vescovi di dire più di una preghiera: è l’unico Paese in Europa nel quale è ancora in vigore la pena di morte.

La voce del Vaticano

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati (ministro degli Esteri), in visita a Mosca, esorta i Paesi Ue ad assumersi le responsabilità e a mostrare un atteggiamento umano: «Nella crisi ai confini chiediamo alle autorità di tutta Europa di assumersi la responsabilità per migranti e rifugiati. Chiediamo di risolvere questa gravissima crisi umanitaria. Invito tutti a guardare a questa situazione dal punto di vista della sorte di chi si trova in una situazione molto grave». Questi poveretti sono stritolati da un meccanismo infernale manovrato dagli Stati.

L’appello di Migrantes

Un forte appello per «la tutela dei migranti e dei deboli ammassati in condizioni drammatiche e nella stagione fredda prossima all’inverno» arriva da mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes: «Ancora una volta i migranti sono strumentalizzati e diventano vittime di rifiuto e sfruttamento». Chiede «un intervento diretto dell’Unione europea, che distingua il valore e l’importanza della protezione internazionale: sono disperati come quelli che percorrono la rotta balcanica. Bisogna attivare le procedure di protezione internazionale a seconda della provenienza e delle storie personali, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli».

L’attenzione di «Migrantes» è per bambini e donne che «che portano con sé una serie di sofferenze durante un lungo e difficile viaggio: si sono lasciati alle spalle violenze, guerra e abbandono. Alla Polonia si chiede di «tutelare le persone, coniugando quattro verbi che Papa Francesco continua a consegnare a tutti: accogliere, tutelare, promuovere e integrare». La Bielorussia è invitata a «non strumentalizzare per fini politici le persone deboli». Il governo italiano «continui nell’impegno di accoglienza, dando dimostrazione alla Polonia di una apertura e attenzione alla tutela e alla protezione internazionale, mostrando la possibilità di corridoi umanitari e della realizzazione di una struttura di accoglienza che impegni i 27 Paesi». Anche la Russia «deve cambiare atteggiamento nei confronti dei migranti. Una guerra non conviene a nessuno».

Un papa figlio di emigrati

Papa Francesco, rivolgendosi ai partecipanti al convegno delle missioni cattoliche italiane, promosso da Fondazione Migrantes, ricorda la propria esperienza di figlio di emigrati: «La migrazione italiana rivela un’”Italia figlia”, in cammino in Europa e nel mondo, una realtà che sento particolarmente vicina, in quanto anche la mia famiglia è emigrata in Argentina» da Portacomaro (Asti): «La Chiesa in Europa non può non considerare i milioni di emigranti italiani e di altri Paesi che stanno rinnovando il volto delle città, dei Paesi e stanno alimentando il sogno di un’Europa unita capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita».

Gli immigrati, se li si aiuta a integrarsi, sono una benedizione

Il Pontefice sottolinea «la testimonianza di fede delle comunità di emigrati italiani nei Paesi europei. Grazie alla loro radicata religiosità popolare hanno comunicato la gioia del Vangelo, hanno reso visibile la bellezza di essere comunità aperte e accoglienti, hanno condiviso i percorsi delle comunità cristiane locali». In sostanza, «un bellissimo filo ci lega alla memoria delle nostre famiglie. Come non pensare ai nostri nonni emigrati e alla loro capacità di essere generativi anche per la vita cristiana? È un’eredità da custodire e curare. Gli immigrati, se li si aiuta a integrarsi, sono una benedizione, una ricchezza e un nuovo dono».

Pier Giuseppe Accornero

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