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Fatti e opinioni  

Papa Francesco e il coronavirus

Papa Francesco e il coronavirus

«Mentre affrontiamo una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia il rischio è un virus ancora peggiore: l’egoismo indifferente». Il 19 aprile 2020, domenica della Divina Misericordia (ex «in albis») Papa Francesco celebra nella chiesa Santo Spirito in Sassia, a due passi da San Pietro e dalla Curia della Compagnia di Gesù: «Questa prova è un’opportunità per preparare il domani di tutti». Al Regina coeli – che nel tempo pasquale sostituisce l’Angelus – auspica che si affronti «la crisi in maniera solidale». Una settimana dopo la Pasqua, Gesù attende l’apostolo Tommaso «con misericordia fedele e paziente. Il Signore attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia. Non vuole che ripensiamo alle nostre cadute, ma che guardiamo a Lui, che vede in noi dei figli da rialzare e amare».

Gli anziani hanno paura della pandemia

Come fa da quasi due mesi, alla Messa delle 7 a Santa Marta, trasmessa da Tv2000, prega il Signore per le varie categorie: «Preghiamo per gli anziani, specie quelli isolati o nelle case di riposo: hanno paura di morire da soli. Sentono la pandemia come una cosa aggressiva. Sono le nostre radici, la nostra storia; ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una Patria. Preghiamo perché il Signore sia fedele alla sua promessa, sia vicino al suo popolo».

Gli Stati Uniti, il Paese più colpito

In una telefonata al cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, esprime vicinanza e preoccupazione per la popolazione di una delle città più colpite. Dolan conferma: «Papa Francesco mi ha telefonato per esprimere la sua amorevole preoccupazione e vicinanza al popolo di New York. Prega per i malati, i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, le autorità, i sacerdoti, i religiosi, i laici». Gli americani sono stati colti di sorpresa dalla pandemia che ha ridimensionato l’idea che fossero inattaccabili. È il Paese con il più alto numero di contagi e di vittime; preoccupa la ricaduta negativa sull’economia, un settore su cui Donald Trump punta da sempre. A novembre ci saranno le presidenziali e l’epidemia sconvolge i piani sia del capo della Casa Bianca e sia dei democratici che hanno scelto Joe Biden, ex vicepresidente con Barak Obama. La corsa si gioca su temi imprevedibili, come lo stupore dei cittadini di fronte alle fosse comuni.

Preghiera per i farmacisti che lavorano tanto

Bergoglio confida: «Mi hanno rimproverato perché ho dimenticato di ringraziare un gruppo di persone che lavora. Ho ringraziato i medici, infermieri, i volontari. “Ma ha dimenticato i farmacisti che lavorano tanto per aiutare gli ammalati”». Commenta il Vangelo di Gesù risorto che appare ai discepoli facendo vedere le piaghe. Prega per le mamme in attesa: «Sono inquiete: in quale mondo vivrà mio figlio? Il Signore dia loro il coraggio di portare avanti questi figli con fiducia». Mette in guardia dal rischio della «fede virtuale. Una familiarità senza comunità, senza Chiesa, senza Sacramenti, è pericolosa, può diventare una familiarità gnostica. In questa pandemia si comunica attraverso i media, ma non si sta insieme. È una situazione difficile e i fedeli non possono partecipare alle celebrazioni e possono fare solo la comunione spirituale».

Prega per i disabili, gli operatori sanitari, i politici

Racconta: «Ho ricevuto la lettera di una suora, che lavora come traduttrice nella lingua dei segni per i sordomuti, e mi raccontava il lavoro difficile che hanno gli operatori sanitari, gli infermieri e i medici con i disabili. Preghiamo per loro che sono sempre al servizio di queste persone con diverse abilità, ma non hanno le abilità che abbiamo noi». Ricorda i politici dei vari Paesi: «Preghiamo per gli uomini e le donne che hanno vocazione politica: la politica è una forma alta di carità. Per i partiti politici nei diversi Paesi, perché in questo momento di pandemia cerchino insieme il bene del Paese e non il bene del proprio partito». Preghiera quanto mai centrata. Intanto la Congregazione per le Chiese orientali – dopo la Pasqua «sospesa» e con la basilica del Santo Sepolcro sbarrata – regala 10 ventilatori polmonari in Siria e altri 10 in Terra Santa (tre destinati all’Ospedale San Giuseppe di Gerusalemme); acquista kit diagnostici per Gaza; versa un contributo straordinario all’Ospedale Holy Family a Betlemme. Tutto questo con la collaborazione della Riunione Opere aiuto Chiese orientali (Roaco) e grazie alle notizie fornite dalle nunziature.

 

Pier Giuseppe Accornero

 

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